ATP Roma: vince Medvedev! Primo centro sulla terra, Rune battuto

Un terraiolo russo a Roma. Il suo nome è Medvedev. Daniil Medvedev. Non è un agente segreto, ma, come un novello James Bond, sa assumere identità diverse con perfetta verosimiglianza. Per esempio, fino a poco tempo fa, tutti lo conoscevamo nelle vesti di ardente nemico del rosso. Sui campi più lenti avrebbe preferito non giocare mai, si dichiarava infastidito dai rimbalzi irregolari e da tutta una serie di irrinunciabili peculiarità della superficie.

Nelle ultime settimane, però, qualcosa è cambiato. Daniil si è trasformato di colpo in uno specialista con i fiocchi: paziente, concentrato, a proprio agio, in grado di attendere il momento giusto per sferrare gli attacchi, capace di adattarsi meglio di ogni rivale alle avverse condizioni meteorologiche che appesantiscono il terreno. Un mutamento radicale e imprevisto, eppure quanto mai credibile anche agli occhi più smaliziati: degno, insomma, del migliore 007…

E dire che, prima di questa edizione, al Foro Italico Daniil non aveva mai vinto un match: tre partecipazioni, altrettante sconfitte all’esordio. Oggi, invece, sul centrale, il ventisettenne russo ha alzato al cielo plumbeo capitolino il trofeo, avendo superato in finale, con un doppio 7-5, il danese Holger Rune, sette primavere più giovane.

Domani Medvedev, ex n. 1, che per tre settimane dopo gli Australian Open era addirittura uscito dalla top ten, tornerà numero 2 ATP, alle spalle del solo Carlos Alcaraz, ma davanti all’appena detronizzato Novak Djokovic. Al Roland Garros, dunque, sarà lui la seconda testa di serie. Nella Race, poi, la sua è un’egemonia assoluta: 4300 punti, contro i 3455 di Carlitos e i 2745 di Nole.

Sette-cinque sette-cinque è un punteggio che sta cominciando a divenire ricorrente per Daniil: si era aggiudicato alla stessa maniera la semifinale con Stefanos Tsitsipas. Di certo non è un caso, ma sta a dimostrare come regga magistralmente la tensione nelle fasi più importanti del set e sappia innalzare il proprio livello nei momenti che contano. Una qualità della quale, di recente, il suo avversario odierno ha dato prova solo a tratti, a match più o meno alterni. Ma il tempo è ampiamente dalla sua parte…

La cronaca dell’atto conclusivo non può che partire da qualche ora prima, quando un temporale è scoppiato durante la premiazione del doppio, provocando una fuga generale di spettatori, e non solo. Ha smesso per un po’, ed è stato possibile tenere la cerimonia di consegna della Racchetta d’Oro a una commossa Martina Navratilova, che ha ringraziato il pubblico leggendo un toccante discorso in italiano. «Sapete tutti che ho passato un anno difficile, ma ora sto bene», ha esordito la nove volte campionessa di Wimbledon, riscaldando i cuori. «Il tennis mi ha dato una vita sorprendente, ho cercato di ricambiarlo quando giocavo».

Poi, con l’orario ufficiale del match clou già posticipato dalle 16 alle 16:30, ecco di nuovo la pioggia battente. Infine, dopo un’oretta, è tornato il sereno. I contendenti sono entrati in campo poco dopo le 17:30, e l’incontro è potuto cominciare regolarmente, andando avanti senza sospensioni fino al termine.

Il parziale d’avvio è rimasto legato ai servizi fin quasi alla conclusione, con Rune che ha mancato due chance di fila di strapparlo all’avversario nel quinto game. Sotto per 6-5, il danese si è ritrovato per la prima volta a fronteggiare una palla break, che corrispondeva a un set-point. Ha tentato un drop-shot, ma Medvedev glielo ha ripreso agevolmente, tirando un diritto vincente che gli ha consegnato il fondamentale vantaggio.

Nella seconda frazione Rune ha reagito partendo fortissimo: un break a zero con una serie di vincenti a tutto braccio che avrebbero spaventato e messo in fuga la più feroce delle fiere. Non il russo, però, che è rimasto pienamente in partita, ottenendo il controbreak nel quarto gioco.

Il ragazzo di Gentofte ci ha riprovato, e ha tolto nuovamente la battuta a zero a Daniil sul 3 pari, salendo 5-3 e andando a servire sul 5-4 per rinviare il verdetto al terzo. Nulla da fare: Holger, rumorosamente sostenuto dal pubblico, è giunto a due quindici dal set, ma non è riuscito a spingersi oltre. Sul 5 pari Medvedev, solidissimo, ha annullato una palla break con un ace e nel gioco seguente si è portato rapidamente 0-40, chiudendo la pratica alla seconda opportunità.

Per il moscovita è giunto così il quinto titolo stagionale (secondo “1000” dopo Miami), il ventesimo in carriera e, soprattutto, il primo in assoluto sulla terra. Sarà nato un amore? Di sicuro lui, ironico come sempre, per suggellare il trionfo, ha disegnato con il pennarello un cuore sulla telecamera al fianco della parola “clay”…

Rune ha patito, invece, una nuova delusione nell’atto conclusivo di un “1000” sul rosso, dopo la battuta d’arresto di fronte a un altro russo, Andrey Rublev, in quel di Monte-Carlo. Da domani migliorerà comunque il career high, scavalcando proprio Rublev al sesto posto del ranking.

Per concludere, ecco una modesta proposta per un nuovo slogan aderente alla realtà di questo torneo: Rome is Rain. Potrebbe essere lanciato mostrando la statua equestre di Marco Aurelio in Campidoglio sotto un acquazzone, fra tuoni e fulmini, con l’imperatore che guarda fiero verso lo spettatore, impugnando saldamente, nella mano destra protesa, un ombrello a forma di racchetta. Un segno inequivocabile di potenza e solenne trionfo contro le avversità meteorologiche. Magari, per restare con maggiore evidenza in ambito tennistico, si potrebbe realizzare una scena analoga con protagonista una delle statue che circondano il Pietrangeli. Ci pensino, i creativi, siano aperti a questa meraviglia

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