Raccontando Indian Wells: i malumori di Tsitsipas, le soddisfazioni di Ostapenko

Tra ieri e oggi non c’è stato in uscita alcun video racconto sulla giornata di Indian Wells causa diversi problemi, ci scusiamo per questo.

Non una due-giorni fortunata, per noi come per Stefanos Tsitsipas. Il greco, numero 2 del seeding nel tabellone ATP, è stato sconfitto all’esordio da Jordan Thompson col punteggio di 7-6(0) 4-6 7-6(5) dopo che nel media day dell’altro giorno era apparso tutt’altro che felice di essere qui e già allora si diceva abbastanza rassegnato a un mese, questo di marzo, senza veri exploit tra Indian Wells e Miami a causa del recente infortunio alla spalla (che lo ha costretto a saltare il 500 di Acapulco) e della volontà di pensare come prima cosa al completo recupero per la stagione sul rosso.

Di fatto, Tsitsipas aveva ammesso di considerare questo come un momento di passaggio. Non gli si era dato forse il giusto credito, visto che si tratta di un torneo ‘1000’ considerato da tanti come uno dei tornei più importanti dell’anno e si pensa a frasi di circostanza per giustificare un’eventuale entrata “lenta” nel tabellone. E invece… Non è stata una partita buttata dopo il primo set, va detto. Stefanos ha cercato di girarla e farla sua con quel (poco) che aveva come condizione generale. C’è stata anche enorme sfortuna, perché sul match point ha lasciato andare il braccio sul dritto incrociato e la palla è uscita per meno di un millimetro in laterale. Tant’è, però, e Thompson è così l’artefice del primo grande upset del torneo.

Malumori e malesseri. Sono stati ben tre i ritiri: Botic van de Zandschulp e Grigor Dimitrov nel maschile, Shuai Zhang nel femminile. L’olandese ha alzato bandiera bianca per una distorsione alla caviglia, mentre il bulgaro e la cinese non si sono sentiti bene durante le rispettive partite. Per Dimitrov c’è voluto un po’, perché aveva quasi vinto contro Jason Kubler prima di cedere il tie-break e gettare la spugna sotto 0-3 nel terzo set. Per Zhang invece il ritiro, dopo misurazione della pressione e vari colloqui, è arrivato al cambio campo dopo appena tre giochi. Aveva cominciato molto male, visibilmente segnata da una condizione generale non accettabile, eppure aveva comunque scelto di giocare. Chissà cosa potrà aver pensato Sara Errani, che dopo le tre lucky loser di ieri era la prima in lista, oggi, per scendere in campo in caso di forfait di qualche testa di serie (e Zhang era la numero 22 del seeding). Non stava bene, almeno nel pre-gara, pure Aljona Ostapenko che però è riuscita a organizzarsi e battere in tre set Aliaksandra Sasnovich.

Abbiamo fatto una chiacchierata con la lettone nel post gara. Presentatasi dicendo che non poteva parlare troppo a causa di una voce molto bassa, che sta vivendo la fase (a suo dire) conclusiva di una infezione, ha finito per rimanere ben più del richiesto. Oggi avevamo notato un certo calore del pubblico nei suoi confronti, non tanto negli applausi ai punti fatti ma nel modo in cui cercavano una connessione. Tanti presenti la chiamavano (giustamente) Aljona, il suo vero nome: “Come on Aljona! Bravo!”. In alcuni momenti, Ostapenko alzava lo sguardo e sorrideva leggermente. “Mi fa molto piacere” ha detto, “perché è come se loro sappiano davvero chi sono. Di solito questo è qualcosa che succede nelle persone più vicine a me, così invece ho sentito davvero affetto verso di me”.

Per quanto riguarda le sue condizioni, ha specificato: “Sono molto orgogliosa di aver vinto. Onestamente prima della partita avevo anche pensato al ritiro, perché mi sono svegliata e una delle mie orecchie era completamente tappata, la testa mi faceva male, e non mi era mai successo così. Durante la partita ero molto scarica, ho cercato di continuare a lottare perché non credo di essermi mai ritirata in carriera a meno che proprio non stia davvero male”. Mentre poi si è lasciata andare alla domanda se si sia mai abituata a sentire le esclamazioni della gente durante i suoi colpi estremi ma vincenti: “No alle volte è davvero divertente, colpisco un vincente e intorno sento ‘uuuuuuh’. Ovviamente non posso cominciare a ridere, sto giocando, ma dentro di me lo faccio. Alle volte davvero, è molto divertente. Per me è la cosa più normale che ci sia, per loro è sempre una sorpresa. Sorpresa positiva, però sì è bello”.

L’ultima parte è stata interamente dedicata al modo stravagante che ha di vestirsi, perché da oltre un anno veste una marca di abbigliamento mai sentita nel tennis: la lettone DK ONE. “A dir la verità tutto è nato perché volevo essere io a designare alcuni vestiti, perché mi sembra molto divertente. Allora c’era questa ragazza che a sua volta designava vestiti, ci siamo messi in contatto e col materiale possibile vorremmo fare sempre cose migliori. Lei generalmente prepara i vestiti per giocare a tennis, ha questo negozio online, e io le dico che cosa voglio indossare, come, e lei è quella che cerca di renderlo possibile. Non sempre è facile perché la Lettonia non è un paese grande, e come dicevo non abbiamo magari molta disponibilità di materiali, però finora mi son piaciuti praticamente tutti: colori forti, qualcosa di extra”.

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