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Alcaraz è ancora lontano, Sinner si ferma in semifinale

[1] C. Alcaraz b. [11] J. Sinner 7-6(4) 6-3

Ci sono due modi che si sono imposti in Italia per parlare delle partite di Sinner. Uno, largamente maggioritario, vuole che qualsiasi sia il risultato si ricordi che l’altoatesino è in ogni caso un predestinato, fortissimo, vincerà millemila slam, e in ogni caso migliora ogni giorno. L’altro è più che immaginario che reale, racconta di un Sinner mezzo bluff di quello forte con i deboli e deboli con i forti. Eppure trovare un giusto equilibrio non dovrebbe essere impresa complicata, perché è davvero difficile non riconoscere l’altissima qualità del tennis di Sinner, sconosciuta dalle nostre parti verrebbe da dire da sempre, con tutto il rispetto a Berrettini (e lasciando perdere Panatta & co). Anche stasera, Sinner ha messo in mostra un tennis che magari non farà impazzire di gioia gli esteti ma è potentissimo e frutto di una coordinazione che è impossibile non ammirare. Allora come si spiega la sconfitta contro Alcaraz? Nel modo più semplice possibile: lo spagnolo è un giocatore migliore.

Sinner ha cominciato il match col cipiglio dei giorni precedenti. Efficace al serivizo, capace di imprimere accelerazioni che facevano levare gridolini ammirati agli spettatori, ottimo timing. Dall’altra parte Alcaraz sembrava invece leggermente più molle, sbagliava qualcosina in manovra, aveva un body language che non lasciava presagire niente di buono. Eppure nel quinto game era lo spagnolo a brekkare, aiutato da un calo delle prime di Sinner. Alcaraz avanzava fino al 4-2 e poi aveva una specie di black out. Forse irritato per l’insufficiente rendimento del dritto incrociato stretto, più impreciso del solito con le palle corte, Alcaraz subiva un parziale di 11 punti di fila restituendo il break a Sinner. L’italiano ne approfittava per aumentare l’attenzione al servizio e per poco, aiutato ancora da un brutto errore di Alcaraz, non riusciva anche a chiudere il primo set. Al tiebreak non era tanto Alcaraz ad alzare il livello del suo gioco quanto Sinner a perdere la prima di servizio. E con la seconda, contro Alcaraz, anche se svogliato, non ci si difende.

Vinto il primo set Alcaraz trovava una maggiore sicurezza mentre Sinner mostrava evidenti segni di delusione. La combinazione dei due fattori si faceva sentire subito, con Sinner che perdeva il suo primo servizio e Alcaraz che arrivava a 3-0 con un punto davvero straordinario, chiuso da un lob millimetrico. Sinner cominciava a perdere qualche riferimento tattico e dava l’impressione di giocare in modo meno ordinato, mentre Alcaraz si limitava a mettere maggiore pressione. Tanto bastava per dare allo spagnolo la possibilità di infliggere una severa lezione a Sinner, ma l’Alcaraz di stasera era in vena di regali e mancava tre palle per il 5-1, un paio non particolarmente complicate. Nemmeno questo rimetteva in partita Sinner, che andava 0-30 nel game in risposta ma poi subiva quattro punti di fila. Sinner teneva l’ottavo game per arrendersi definitivamente nel nono, dopo poco meno di due ore.

Alcaraz continua quindi la sua corsa al numero 1, anche se Medvedev sarà un avversario ben più duro di Sinner. Lo spagnolo però difficilmente giocherà meno bene di così e basterà questo a rendere appassonante la finale. Sinner tornerà sicuramente a lavorare, sperando che la prossima volta basti.

Roberto Salerno

Nato a Palermo, ho scritto un paio di racconti, vari saggi, circa 700 articoli di tennis, ma vado fiero solo di qualche flash, di una in particolare. Sono stato inviato non è tutto questo granché. "è favorevole ad un discorso democratico, in cui tutti parlano e poi lui spiega i motivi per cui gli altri hanno torto"

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Roberto Salerno

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