Ci sarà anche Danielle Collins al via della prossima stagione tennistica. La statunitense, che concluderà il 2024 in top-10 dopo gli ottimi risultati della prima parte di stagione, prenderà parte con la maglia degli Stati Uniti alla United Cup che inaugurerà l’anno nuovo tra Sydney e Perth. La notizia è che la finalista dell’Australian Open […]
Per chi è cresciuto sulle orme di Miss Marple e delle sfide a Cluedo uno dei più celebri capisaldi investigativi deriva da una nota espressione di Agatha Christie: un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza ma tre indizi fanno una prova. Un assioma privo di validità giuridica e che non vuole smantellare il principio cardine della imprenscindibile presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.
Eppure, anche se indizi plurimi non costituiscono mai una prova, possono comunque condurre a un ragionamento logico e ammantare di seducente persuasività una semplice deduzione. Proprio come la curiosa coincidenza, degna del sagace Hercule Poirot, in base alla quale nel circuito ATP tre inequivocabili indizi dimostrerebbero in modo infallibile la difficoltà di gestire il successo. Basta infatti osservare cosa è capitato ai vincitori delle ultime tre edizioni della kermesse newyorkese di Flushing Meadows. Dominic Thiem, Daniil Medvedev e Carlos Alcaraz dopo aver alzato al cielo la coppa del prestigioso Slam americano si sono imbattuti in cupe vicissitudini e periodi piuttosto altalenanti.
Quella che doveva essere la svolta generazionale, il fatidico cambio della guardia alla fine dell’egemonica età dell’oro del tennis, si è trasformata nella lampante dimostrazione di come sia più facile agguantare il successo che riuscire a gestirlo senza rischiare di restarne schiacciati. Nell’era del predominio dei Big Three i successi da record di Roger, Rafa e Nole avevano concesso solo isolate deroghe a pochi eletti, principalmente Andy Murray e Stan Wawrinka.
Ecco che invece quando a interrompere per la prima volta il dominio Slam dei tre veterani è stato Dominic Thiem, il grande successo ha ceduto ben presto il posto a un percorso irto di ostacoli, funestato da infortuni e depressione. La tenacia da campione non lo ha mai abbandonato, ma dopo gli US Open 2020 nulla è stato più come prima per Thiem. Che dire poi di Medvedev che si è aggiudicato l’anno successivo il primo Major della carriera proprio a Flushing Meadow frapponendosi tra Nole e il Grande Slam. Da allora però il tennista russo ha vissuto momenti deludenti e complicati: l’Australian Open sfumato davanti a una incredibile e impensabile rimonta dell’eterno Nadal, il vertice del ranking ATP mantenuto beffardamente solo per poche settimane e infine la difficile situazione creatasi a causa della guerra in Ucraina con le relative esclusioni dai tornei per gli atleti di nazionalità russa. A questa combinazione di coincidenze farà eccezione il vincitore dell’ultima edizione degli US Open? Il giovane Alcaraz trionfando a New York ha conquistato il suo primo titolo Slam e la vetta della classifica mondiale in un colpo solo, con famelica concretezza. In effetti però le competizioni a cui ha preso parte dopo il trionfo newyorkese non si sono concluse altrettanto favorevolmente per lo spagnolo. All’esordio in Coppa Davis Alcaraz ha perso dal canadese Auger-Aliassime e al torneo di Astana si è arreso al primo turno contro il lucky loser David Goffin, ripescato dopo l’eliminazione ad opera del nostro Luca Nardi. Una battuta d’arresto per il fenomeno di Murcia è più che comprensibile: Carlitos ha bruciato le tappe e sta pagando le energie spese per il raggiungimento dei formidabili traguardi conquistati. Si tratta di fasi alterne della vita, comuni a tutti noi e tornare al successo in fondo non è altro che la capacità di superare agevolmente le sconfitte mantenendo un costante entusiasmo. La maturità e la consapevolezza di se’ che questo continuo sforzo richiede, sono senza dubbio l’eredità maggiore che i Big Three lasceranno alle nuove leve oltre al grande tennis che hanno espresso per un ventennio. Il fardello del successo sembrerebbe invece ancora troppo pesante per gli attuali giovani campioni, almeno a giudicare dai tre indizi disseminati dopo gli ultimi tre US Open. O forse no, perché non avendo valore di prova, tre indizi sono solo casualità, strani scherzi del destino. Perché maggiore attenzione dedichiamo alle coincidenze e maggiore sarà la frequenza con cui ci appariranno. Elementare Watson!