Questo è il primo Wimbledon in cui scriviamo senza Gianni Clerici, che solo pochi giorni orsono, purtroppo, abbiamo dovuto salutare.
Se c’è un’eredità che il “vecchio scriba” ci ha lasciato è quella di comprendere che la storia di questo sport, di cui Wimbledon è il simbolo più eclatante, è fatta in tanti modi, nei campi e intorno ad essi.
Certamente ciò che resta nella memoria di tutti sono le vittorie, i record, le gesta dei campioni che più spesso trionfano nei tornei che contano.
Al fianco di tutto questo, però, c’è una storia ben più ampia, del tennis, fatta di aneddoti, curiosità, episodi che ancora di più realizzano “questo sport che rassomiglia un po’ alla vita”, parafrasando un nostrano cantautore.
Prendete John Isner, vincitore ieri su Andy Murray, dopo una delle migliori partite della sua carriera probabilmente, quasi alla fine della medesima.
Big Long John, è un giocatore che ha fatto la sua onesta carriera, vanta qualche buona vittoria, è noto soprattutto per il suo servizio, è, per quasi tutti, un giocatore solo servizio, di quelli che la partita sarà molto noiosa, ed in effetti non si può dire che non accada.
Eppure, anche Isner, a suo modo, lascerà anche lui alcune tracce nella storia del tennis.
La più nota, la partita più lunga mai giocata, proprio a Wimbledon, contro Mahut, nel 2010. Undici ore e cinque minuti.
Ieri, però, Isner ha lasciato un altro ricordo, più sottile.
Ha giocato la partita con una maturità che mai aveva espresso prima, traendo il massimo da ciò che gli riesce meglio: servizio, gioco di volo e risposta aggressiva. Ha mantenuto la calma per tutto il match. Ha vinto praticamente senza tremare e intervistato alla fine della partita, John ha pronunciato queste parole: “Non sarò mai un giocatore migliore di Andy, ho solo giocato un po’ meglio oggi. Questa vittoria sarà uno dei miei più bei ricordi, per l’atmosfera di questa sera.”
Vi chiederete cosa ci sia di storico in questo. Per chi ha visto la partita, e guarda la storia in modo un po’ più ampio, c’è che John Isner non è un giocatore con solo un servizio fortissimo, ma un ottimo giocatore e che è importante saper dare il massimo con quello che ci riesce meglio.
Inoltre, che giocando, si deve anche crescere.
“Non pensare al tuo colpo peggiore, ma a quelli che quel giorno ti vengono meglio”, diceva Mats Wilander, a proposito di aneddoti.
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