Di Alberto De Laurentis Pensieri e parole di Lorenzo Sonego, intervistato durante l’evento organizzato da Mizuno Italia presso il Mizuno Flagship Store di Torino, in occasione delle Atp Finals. D. Un 2024 tra alti e bassi, come hai vissuto questa stagione? “La prima parte della stagione è stata molto complicata, anche a causa del cambio […]
Prima o poi doveva succedere, era nell’aria e così è stato. Per un singolare paradosso il fattaccio è accaduto proprio su uno dei palcoscenici tennistici internazionali più prestigiosi e ricchi di significato per i protagonisti. Sul campo Philippe -Chatrier al Roland Garros mentre andava in scena sulla terra rossa l’appassionante scontro fra Rafa Nadal e Felix Auger Aliassime dietro le quinte, o meglio, sugli spalti si consumava un inedito dramma sentimentale.
Se il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce come sosteneva Pascal, quello di Nadal durante il match potrebbe essere stato un vero e proprio tormento interiore, in una strada tortuosa che porta dalla mente fino al cuore. Ma il tribolato Nadal in questione non è Rafael bensì Toni, il celeberrimo zio del fenomeno maiorchino. È risaputo che l’incredibile successo tennistico di Rafael è arrivato grazie anche ai preziosi insegnamenti dello zio Toni che lo ha sempre seguito come coach fin dagli esordi, lasciando il posto a Carlos Moya solo nel 2017.
Fu lo stesso Toni a suggerire a Rafael di cambiare gioco a fine 2016 per restare competitivo e resistere all’incedere implacabile del tempo. Carlos Moya si è rivelato il tecnico giusto per imprimere al gioco di Rafa i cambiamenti auspicati da zio Toni, tanto che la carriera del maiorchino si è allungata fino ad oggi in una strepitosa rinascita tennistica, varcando la soglia dei trentasei anni. Ma 14 titoli Slam, di cui 9 sulla terra rossa parigina, non si cancellano con un colpo di spugna e anche dopo aver abbandonato quel ruolo, Toni ha comunque continuato a gravitare nell’orbita del nipote, osservandolo e seguendolo da lontano, dedicandosi principalmente all’Accademia di talenti di Rafael.
Dall’aprile 2021 Toni Nadal ha iniziato però ad allenare il fuoriclasse canadese Felix Auger Aliassime in affiancamento allo storico allenatore del giovane, Frederic Fontang. Il nuovo coach ha aiutato Felix a vincere la maledizione delle finali perse, 8 sconfitte su 8 disputate, provando a forgiare nel talentuoso pupillo la mentalità del campione.
Inutile negare che la costruzione di una mentalità vincente e l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei propri mezzi è stata una delle chiavi dell’incredibile successo di Rafa, tentativo che Toni sta provando a ripetere in Felix.
Secondo lo zio Toni lo stato mentale vincente con cui il giocatore deve approcciarsi allo sport si articola in tre fasi: sentirsi umile nel presente, non sentirsi troppo preoccupato per il futuro e non troppo frustrato per il passato, massime che a ben vedere dovremmo tenere a mente tutti, campioni di tennis e non.
Ma adesso che Rafael e Felix si sono trovati per la prima volta a fronteggiarsi uno contro l’altro da quel fatidico aprile, lo zio Toni è stato costretto a inventare un nuovo equilibrio, stavolta per se stesso. Restare neutrale sembra un compito piuttosto arduo anche per uno come Toni che si trova adesso nella scomoda e duplice veste di allenatore di Felix ma anche di direttore dell’Academy del nipote Rafa.
Per questo Toni ha deciso che non si sarebbe seduto nel box di nessuno dei due giocatori durante il match e si sarebbe astenuto da ogni suggerimento per una questione di etica professionale.
Gli è venuto in soccorso il nipote che ha confermato l’assenza di qualsiasi problema in merito al “conflitto di interessi” dello zio, rimarcando il legame speciale e l’affetto che li ha sempre uniti e continuerà a legarli. In conferenza stampa Rafael ho spiegato che più di ogni altra cosa i Nadal sono una famiglia, che condivide al suo interno un legame fortissimo.
Ma Toni è un professionista e d’ora in poi dovrà fare il meglio solo per il suo atleta. Certo, pensare che possa aver desiderato la sconfitta del nipote proprio sui campi del torneo prediletto di Rafael è altamente improbabile. Allora per chi avrà tifato davvero in quei lunghi e combattuti cinque set? Riuscirà anche in futuro a non mescolare ragione e sentimento? Impossibile non chiederselo
.“Chi vince vince, per me andrà bene” aveva concluso Toni in un’intervista a Clay Magazine, offrendo un altro fulgido esempio di una razionale mentalità vincente. Chissà se anche nelle stanze silenziose della sua anima è riuscito davvero a mantenersi neutrale e a far tacere il peggior conflitto che possa esistere. Quello tra un cuore sensibile e un cervello razionale.