L’epilogo del torneo di Indian Wells è coerente con quanto accaduto durante tutta la durata del torneo in cui le sorprese si sono succedute quasi tutti i giorni.
Una vittoria di Rafa Nadal, che aveva fatto centro nei tre tornei disputati da inizio anno, avrebbe salvato il rispetto delle gerarchie e invece ad alzare il trofeo è stato sorprendentemente il 24enne americano Taylor Fritz, numero 20 del seeding, il quale, salito precocemente alla ribalta a 18 anni, raggiungendo nel 2016 la finale a Memphis (sconfitto da Nishikori) si era poi appiattito riuscendo da allora a portare a casa un solo torneo tre anni fa (Eastbourne 2019). Fritz, avvantaggiato dai problemi fisici di cui ha chiaramente sofferto lo spagnolo durante tutto il match, ha così portato a casa per i suoi colori, un risultato che mancava da quando Agassi, nel 2001, vinse il torneo sconfiggendo in finale Pete Sampras in tre set (7-6 7-5 6-1).
Trattasi per gli Stati Uniti della vittoria più prestigiosa in campo maschile da quando Isner vinse a Miami nel 2018, battendo in finale Alexander Zverev. Ma il torneo di quest’anno verrà ricordato anche per le gesta di Carlos Alcaraz che strabilia sempre di più per la qualità in continua crescita del gioco che è in grado di esprimere e per la maturità che dimostra di aver raggiunto scaturente dalla piena consapevolezza dei propri enormi mezzi. Ha strapazzato con irrisoria facilità tutti gli avversari che ha incrociato cominciando dall’americano McDonald (6-3 6-3) per proseguire con il connazionale Bautista Agut cui ha inflitto la sconfitta più cocente della carriera (6-3 6-0), e poi con il mitico Monfils che aveva appena battuto al terzo turno il numero uno del mondo Medvedev (7-5 6-1) e col britannico Norrie (6-4 6-3) prima di imbattersi in semifinale nel suo mentore, Rafa Nadal, che ha avuto bisogno 3 ore e 12 minuti per avere la meglio.
Il tennista di Murcia con i suoi 18 anni e 318 giorni è il secondo più giovane semifinalista a Indian Wells dopo Agassi che vi riuscì nel 1988 a 17 anni e 10 mesi. L’ascesa di Alcaraz è impetuosa e tutto lascia presagire che sia proprio lui il più accreditato a raccogliere in termine di grandezza l’eredità dei Fab Three.
Altri numeri del torneo:
2 – le vittorie in carriera di Monfils contro tennisti numeri uno del mondo (in 20 scontri diretti); prima della vittoria di questa settimana contro Medvedev, aveva superato Nadal nei quarti di finale del torneo di Doha nel 2009.
3 – La posizione in classifica di Nadal che torna sul podio mondiale dopo circa 7 mesi (ultima volta 2 agosto 2021).
4 – Gli americani presenti negli ottavi di finale: Brooksby, Opelka, Isner e Fritz. Non accadeva dal 2004, quando furono addirittura in cinque (Agassi approdò in semifinale, Roddick e Blake ai quarti e Fish e Dent si fermarono agli ottavi).
13 – Il nuovo best ranking di Taylor Fritz che consolida la leadership di n.1 del tennis americano davanti ad Opelka (18) e ad Isner (22).
15 – il nuovo best ranking di Carlos Alcaraz che all’inizio della stagione in corso occupava la 32sima posizione.
20 – La striscia di partite vinte da Nadal consecutivamente da inizio anno; trattasi della terza striscia da inizio anno realizzata dal 1990 (data d’inizio dell’ATP Tour), dopo le due di Nole Djokovic (41 nel 2011 e 26 nel 2020).
53 – Le finali giocate da Nadal nei tornei Masters 1000. Il bilancio è di 36 vittorie e 17 sconfitte.
403 – Le partite vinte nei Masters 1000 da Rafa Nadal; record che si consolida nei confronti di Federer che è fermo a 381, davanti a Djokovic (374)
954 – Le vittorie ottenute in carriera da Nadal all’aperto. Anche questo nuovo record è stato strappato a Federer fermo a 953. Seguono Djokovic (824), Vilas (814) e Connors (787).
IL TORNEO DEGLI ITALIANI
L’avventura degli italiani a Indian Wells ha lasciato l’amaro in bocca a tutti gli appassionati nostrani in quanto, per come si presentava il tabellone dopo l’allineamento agli ottavi, con Matteo Berrettini (tds n.6) primo favorito nella parte alta e Jannik Sinner (tds n.10) secondo favorito nella parte bassa (dopo Nadal) c’erano solidi presupposti per poter sognare in grande. L’esito purtroppo è stato molto diverso come ben sapete: Sinner è stato costretto a dare forfait contro Kyrgios e Berrettini, incappato in una giornata no, ha lasciato strada al serbo Kecmanovic, numero 61 del mondo, che è stato poi fermato nei quarti da Taylor Fritz.
Ciò nonostante, il bilancio complessivo segna un ennesimo record per i colori azzurri giacché, per la prima volta nella storia del torneo, due tennisti italiani sono approdati contemporaneamente agli ottavi di finale e la performance complessiva dei 5 nostri rappresentanti presenti nel main draw (oltre a Berrettini e Sinner erano presenti Sonego, Fognini e Musetti), è la migliore di sempre: 60% col record di partite vinte (6), dopo che nel 2019 si era registrata la peggior performance della storia.
Da segnalare anche in campo femminile l’ottimo torneo di Jasmine Paolini (unica italiana presente), giunta al terzo turno dopo aver superato meritatamente la numero 3 del mondo, la bielorussa Aryna Sabalenka. Trattasi per la tennista toscana del primo successo contro una top 10.
Altri numeri azzurri:
5 – Le presenze azzurre negli ottavi del torneo dal 1990 (anno di istituzione della categoria Masters 1000):
9 – Le partite vinte in carriera da Fognini a Indian Wells in 21 match disputati. Eguaglia Seppi pur avendo una presenza in meno:
33,59 – La percentuale di vittorie azzurre a In Indian Wells dal 1990 quando fu istituita la categoria dei Masters 1000. E’ il peggior bilancio azzurro tra i tornei Masters 1000 giocati sul cemento:
392 – Il numero di partite vinte in carriera da Fognini dopo il successo ottenuto questa settimana al primo turno contro lo spagnolo Andujar. Il tennista ligure scavalca Adriano Panatta (391). Di seguito la graduatoria aggiornata:
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