Caso Peng, il giornalista de L’Equipe: “Non sono stupido, quell’intervista è parte di un piano del partito comunista”

Quando a inizio febbraio l’importante quotidiano L’Equipe ottenne e pubblicò un’intervista esclusiva con Peng Shuai l’impatto fu notevole.

Il maggior portale sportivo a livello mondiale diventava il primo media straniero a parlare con la tennista cinese dal momento in cui sparì dalla circolazione a inizio novembre del 2021. Ci fu una importante prima pagina dedicata, la notizia fu data quasi in contemporanea sul loro sito web e molte di quelle frasi vennero riprese.

Adesso, in un lungo servizio del programma australiano “60 minutes” si vede anche una video-intervista a uno dei due giornalisti coinvolti quel giorno: Marc Ventouillac. Il conduttore del programma australiano, in collegamento video col giornalista che sta seguendo tutt’ora le Olimpiadi invernali a Pechino, ha cercato di chiedere qualcosa in più su un’intervista che dopo i primi momenti di curiosità ha subito destato malumori e critiche. Di fatto, nulla di quelle che erano le preoccupazioni riguardo alla giocatrice è stato placato. Lo stesso Ventouilllac, assieme a Sophie Morgan, scrisse che per ottenere quell’intervista fu necessario sottostare ad alcune prerogative imposte dal Comitato Olimpico Cinese come l’avere un interprete che potesse tradurre quello che Peng dicesse (obbligatorio che parlasse cinese) e che lei, o chi per lei, fosse a conoscenza in anticipo delle domande che sarebbero state poste.

“Non sono stupido” ha esordito, “quello è tutto parte di un piano di comunicazione. Il partito comunista cinese, il comitato olimpico cinese, vogliono mostrare a tutto il mondo occidentale che non c’è alcun problema con Peng Shuai”. Alla domanda su come reagisse Peng alle varie domande poste, Ventouillac ha risposto: “Era molto rilassata alla fine delle domande sul tennis. Ma ci è sembrato che quando abbiamo cominciato a fare domande sulla questione (delle molestie, nda) c’era molta più tensione nella sua mente e rispondeva ‘devo fare molta attenzione'”. Dopo aver ripetuto che non c’è stato modo di avere qualche parola più della sua affermazione che ha cancellato lei, Peng, il post su Weibo perché voleva cancellarlo, il giornalista australiano ha chiesto l francese se c’era l’impressione che tutto ciò fosse pilotato, come se seguisse un copione: “Io sono sicuro che loro hanno preparato l’intervista per tempo, come le risposte”. Dopo che gli è stato chiesto di specificare chi intendesse per “loro”, ha aggiunto: “Il partito comunista cinese, il comitato olimpico cinese, non saprei. Forse il partito comunista, ma è una mia sensazione”.

Sono arrivate molte critiche, anche da parte di agenzie di stampa importanti come AP e Reuters, al modo in cui l’intervista è stata condotta. Ventouillac ha ammesso qui che tutto ciò è parso molto strano, che lei sia pesantemente sotto controllo, ma di fatto hanno deciso di accettare le condizioni imposte per far capire alla giocatrice che tante persone nel mondo l’hanno ancora nei suoi pensieri: “Il mio rimpianto è che non ho potuto sapere cosa sia successo alla fine dell’intervista, se Peng sia riuscita ad andare a casa sua o se c’era qualcuno ad aspettarla e dove sia andata”. L’ultima cosa che ha aggiunto è stata: “Non sono sicuro sia libera, e nessuno può dire che sia libera. Il governo cinese, mi spiace, ma non è una democrazia come Australia o Francia. Tutti lo sanno”.

Nella stessa trasmissione ha preso parte, tra gli altri, anche Pam Shriver. La grande campionessa del circuito WTA negli anni ’70 e ’80 è apparsa spesso vicina alle lacrime parlando di come sarà praticamente impossibile rivedere Peng Shuai: “Questa è una durissima domanda. È molto preoccupante pensare che una donna giovane, nei suoi 30 (anni, nda), possa subire tutto ciò per colpa di qualcosa che ha rivelato contro un alto ufficiale del governo, è terrificante. Siamo nel 2022, è raccapricciante però è qualcosa che molto probabilmente succederà”. Andrea Hlavackova, ora ritirata ma compagna di doppio per diverso periodo di Peng, con cui ha anche raggiunto una finale dell’Australian Open, si è detta ormai rassegnata al fatto che non sarà più la persona di prima: “È qualcosa che va oltre il tennis, il fatto che non possa più vederla sui social, non possa più sentirla… mi spaventa, sono davvero preoccupata”.

Nella trasmissione televisiva è apparsa anche un’intervista del presentatore con un ufficiale cinese, Victor Gao, che come altri esponenti prima di lui ha completamente rinnegato gli episodi raccontati da Peng. Le parole, però, lasciano abbastanza interdetti perché, oltre a rimarcare la grandezza del governo cinese c’è anche l’appunto sul fatto che Shuai sia una donna sportiva, col fisico costruito, abbastanza alta, e avrebbe la forza per difendersi di forse a un’eventuale aggressione. Gao, con una rapida ricerca online, si scopre essere un importante membro della propaganda cinese nel mondo, direttore esecutivo del centro studi a Pechino “Cina & Globalization”, voluto dal partito comunista. Non di meno, a metà novembre del 2021 si era fortemente espresso contro l’Australia che aveva stipulato accordi nel periodo precedente con Stati Uniti e Regno Unito a difesa di Taiwan, altro punto cruciale dell’agenda politica del partito comunista verso il mondo occidentale, parlando addirittura di “Armageddon” come risposta cinese verso l’Australia: “Se l’Australia si unirà agli Stati Uniti nella difesa di Taiwan contro l’unificazione con la Cina che avverrà nel 2027, allora si avrà lo scenario peggiore possibile: una guerra totale. Quelli che vorranno impedire l’unificazione verranno travolti. Il tutto verrà stravolto e ci sarà un Armageddon”.
Commentando invece il confronto ostico nato tra il governo cinese e la WTA: “La Cina potrebbe tranquillamente organizzazione la sua versione di circuito femminile mondiale. Non essere shockato quando smetti di avere rapporti con la Cina. Questa non è la fine della storia, questo è l’inizio del tuo incubo”. Su Peng, infine: “Peng Shuai ha davanti a sé molti molti anni felici, questa è la cosa più importante”. “Se segue le linee del partito comunista?” ha chiesto l’intervistatore. “Il partito comunista è importante, ci sono più di 95 milioni di membri in Cina, tre o quattro volte l’intera popolazione in Australia. Questa è la più grande potenza politica nella storia. Non sottovalutare il potere del partito comunista cinese”.

Sempre proseguendo nella trasmissione, Shriver ha commentato la prima video chiamata tra Peng e il presidente del comitato olimpico internazionale Thomas Bach: “Era palese come quella non fosse una chiara e normale conversazione. Mi è sembrato come che loro fossero parte del governo cinese”. Pam ha definito “vergognoso” l’atteggiamento del comitato olimpico a difesa del governo, ma di fatto Zhang Ghaoli, l’uomo accusato da Peng, è stato un elemento chiave nell’organizzazione dell’evento a cinque cerchi a Pechino: “Il CIO è complice in tutto ciò. Io ho vinto una medaglia d’oro alle Olimpiadi e vorrei pensare che tra tutte le organizzazioni sportive che possano esporsi ci sia il movimento olimpico. Ero veramente arrabbiata alla loro reazione. Non ho avuto bisogno della medaglia d’oro per entrare nella Hall of Fame del tennis e sono grata che non ce l’abbia in possesso ora”. “Tu vorresti sperare” ha poi aggiunto “che lo sport possa fare da motore per dei cambiamenti sociali, ma col tempo realizzi che col partito comunista in Cina è veramente dura cambiare qualcosa”.

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