Djokovic torna al Park Hotel, atteso per domenica il verdetto sul suo futuro in Australia

Novak Djokovic è tornato al Park Hotel di Melbourne, luogo dove ha già trascorso i suoi primi cinque giorni del suo incredibile soggiorno a Melbourne in vista dell’Australian Open.

La telenovela sul campione serbo, con il suo status (non) vaccinale e l’esenzione medica prima concessa e poi non riconosciuta a causa di irregolarità, si prepara dunque al nuovo capitolo.

Siamo nel weekend che precede uno Slam, l’Australian Open, che può essere oltremodo significativo per la sua carriera tra il decimo titolo a Melbourne Park e il ventunesimo Slam in singolare come mai nessun tennista uomo prima di lui. Eppure Djokovic dovrà pensare soprattutto ad attendere e sperare di non essere cacciato dal paese dopo che il ministro dell’immigrazione ha decretato la cancellazione del suo visto a seguito delle irregolarità riscontrate. Della sua esenzione nata da una positività che Djokovic stesso ha ammesso di aver preso sottogamba e dei problemi che una figura come lui, no vax dichiarato, può creare in un paese che è stato chiuso per 265 giorni attendendo si raggiungesse il target di un 90% di vaccinati tra gli adulti. Chiuso per quasi due anni sia dall’estero che tra i suoi confini interni, con persone private anche di assistere a funerali di rispettivi cari.

Nel frattempo, come segnalato da abc.net.au, altri due tennisti sono stati allontanati dall’Australia perché scoperti in possesso di un visto non regolare. Non vengono fatti nomi. Salgono così a quattro le persone, tre giocatori e un ufficiale, che si sono visti togliere il visto dopo il loro arrivo, a seguito del caos scoppiato dai controlli più approfonditi sul documento in mano a Djokovic la sera del suo arrivo all’aeroporto di Tullamarine.

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