Lo sport ha la responsabilità di combattere la violenza di genere. Con i suoi valori paritari e la sua risonanza mediatica, lo sport ha una voce per fare la differenza. Ha una voce per iniziare il cambiamento. Oggi ce la fanno sentire uomini e donne, schierati insieme contro ogni forma di durezza e diversità. Oggi che, […]
06 Gen 2022 19:41 - Extra
Djokovic in un hotel da incubo, il padre: “Lui come Gesù Cristo”
di Redazione
Novak Djokovic dovrà attendere in una struttura di Melbourne, decisamente lontana dai suoi standard (con insetti, topi, e molte volte finita sotto indagini) fino a lunedì, quando un tribunale australiano esaminerà il suo ricorso contro l’annullamento del visto di lavoro con cui sarebbe dovuto entrare nel Paese per partecipare agli Open d’Australia.
La situazione
Il numero uno del tennis mondiale è al centro di una tempesta mediatica che sta diventando un caso diplomatico, soprattutto dopo che ‘Nolè è stato fermato e interrogato nell’aeroporto di Tullamarine. Dopo l’esenzione dalla vaccinazione che gli era stata adombrata dagli organizzatori del torneo, è subentrata la rigidità dello Stato di Victoria e del governo federale australiano, alimentata dalle polemiche internazionali su quello che appariva come un favoritismo per una star in un momento di emergenza mondiale per il Covid.
Le manifestazioni
ll’esterno del famigerato Park Hotel di Melbourne, un centro migranti in cui in ottobre 21 ospiti avevano contratto il Covid e già teatro di un incendio e di proteste, una folla variegata di serbi e No vax manifesta a sostegno del 34enne tennista con bandiere e cartelli.
“COME GESU'”
Il padre, Srdjan Djokovic, ha invitato i serbi a far sentire la loro rabbia
e ha definito il figlio un nuovo «Spartaco, come Gesù cristo» e «leader del mondo libertario». L’intera famiglia del tennista ha voluto rimarcare che lui non ha violato alcuna legge o regolamento australiano nel tentativo di entrare nel Paese e giocare il Grande Slam e che quanto sta accadendo è «il più grande scandalo diplomatico-sportivo della storia».
Il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, ha fatto sapere di aver parlato al telefono con Djokovic per dirgli che «tutta la Serbia è con lui e che le autorità di Belgrado stanno adottando tutte le misure per fermare le molestie nei confronti del miglior tennista del mondo nel più breve tempo possibile»
. «In conformità con tutte le norme del diritto pubblico internazionale, la Serbia lotterà per Novak Djokovic, per la giustizia e la verità», ha assicurato.