Ormai avvicinandoci a fine settembre, comincia a essere sempre più frequente il ronzio del primo grande punto che dovrà essere analizzato per l’inizio della prossima stagione.
L’Australia, Melbourne in particolare, non ha cambiato granché della sua condizione rispetto a dodici mesi fa. Una campagna di vaccinazione cominciata abbastanza tardi e le violente manifestazioni di rabbia degli ultimi giorni nello stato del Victoria hanno creato diversi disordini.
Lasciando stare il diverso modo di vedere il problema, il paese rimane ancora oggi chiuso e isolato. Non c’è modo di potervi accedere se non con una quarantena di due settimane, proprio come tra fine 2020 e inizio 2021. Ashleigh Barty, per questo, potrebbe aver già chiuso la stagione e sarà quasi impossibile vederla alle WTA Finals di Guadalajara dal 10 al 17 novembre. Per lei andare in Messico vuol dire uscire dalla quarantena a inizio dicembre e rovinare la preparazione al 2022.
Per chi invece deve entrare in Australia, dei suoi colleghi, la situazione sembra ancora molto caotica. Secondo quanto raccolto dai media britannici Daily Mail e The Telegraph, l’idea di Tennis Australia è quella di far disputare per il secondo anno consecutivo le qualificazioni all’Australian Open in Asia: le donne a Dubai, gli uomini ad Abu Dhabi. Entrambi vedrebbero la loro conclusione entro il 24 dicembre, coi giorni sotto Natale che verrebbero poi utilizzati per volare dagli Emirati all’Australia e cominciare le due settimane di isolamento. La volontà di Craig Tiley, pare, è di dare agevolazioni a tennisti e tenniste che dimostrano di aver completato il ciclo di vaccinazione, che può tradursi dunque in maggiore libertà per quanto riguarda allenamenti e collocazione nella “bolla” che vogliono allestire.
A fine 2020 Tiley aveva dovuto cedere alle pressioni del governo di Victoria e del Premier Daniel Andrews che voleva favorire chi viveva nei vari hotel-residence destinati a ospitare tennisti e membri dello staff perché non farli entrare in contatto con chi era lì in quarantena, così si è scelto di spostare il tutto in vari alberghi sotto stretta sorveglianza e senza alcun trattamento di favore al di là di quelle cinque ore da spendere al giorno a Melbourne Park. Questo se non si era su un volo in cui veniva localizzato un positivo al covid.
La volontà del capo di Tennis Australia è di evitare quella situazione, l’obbligo di quarantena, anche perché una prospettiva così creerebbe problemi enormi a tanti che già lo scorso gennaio si lamentarono anche per il trattamento di favore riservato a quelle persone come Novak Djokovic, Rafael Nadal, Naomi Osaka e Serena Williams che volarono ad Adelaide per un’esibizione e nello stato del South Australia non c’erano le limitazioni che venivano imposte in quello di Victoria.
A oggi, riferiscono i due giornali britannici, il programma è dunque di concludere le qualificazioni entro il 24 dicembre per poi portare tennisti e tenniste in Australia entro il 26 dicembre, compresi i giocatori e giocatrici del main draw, e dar modo di completare le due settimane di isolamento in strutture adeguate. Poi una settimana di tornei e il via all’Australian Open che dovrebbe essere fissato nel 17 gennaio.
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