Naomi Osaka sceglie la via del silenzio.
Con una mossa abbastanza a sorpresa la giapponese ha annunciato sui propri profili social che non prenderà parte ad alcuna conferenza stampa durante il Roland Garros.
La quattro-volte campionessa Slam ha motivato la sua scelta come un voler mettere di fronte i giornalisti alle proprie azioni. Per Osaka, infatti, buona parte di una conferenza stampa si basa su domande vuote, estremamente ripetitive mentre in occasioni meno fortunate sembra notare un atteggiamento che non è di voler informare ma di giudicare, attraverso domande inquisitorie, la persona e l’atleta.
Il vaso di Pandora che potrebbe aprirsi da questa azione è abbastanza colmo di insoddisfazione e ha ragioni sia pro che contro, ma più che un voler rubare la scena (perché questo silenzio finirà per avere una buona risonanza nei temi trattati nelle conferenze stampa che verranno fatte a Parigi) sembra più un desiderio da parte di Osaka di scuotere un po’ il dibattito su quello che può essere uno stato d’animo dei giocatori trascurato dal fatto che fin qui queste sono sempre state considerate una prassi, parte del gioco, mentre non di rado è capitato (e capiterà) di avere giornalisti accreditati che finivano per porsi in maniera poco professionale. Uno degli esempi principali fu la prima domanda a Rafael Nadal dopo la sconfitta nella finale a Miami nel 2017 contro Roger Federer:
“Congratulazioni per la vittoria”
“Ma ho perso”
“Lo so, ma è come una vittoria”
Il comunicato della giapponese punta molto su sensazioni personali, senza citare veri esempi. Dice che non capisce come mai molte volte capiti di avere giornalisti che vogliono soprattutto imporsi dal loro piedistallo e che non capiscono i problemi e i dubbi che possono far nascere:
“Vi scrivo questo per dirvi che non prenderò parte ad alcuna conferenza stampa durante il Roland Garros. Mi è spesso sembrato che le persone non abbiano alcun riguardo per la salute mentale degli atleti e questo suona molto veritiero quando vedo una conferenza stampa o prendo parte a una. Spesso ci capita di essere lì e dover rispondere a domande che ci sono già state fatte milioni di volte, o ci vengono chieste domande che creano dubbi nella nostra testa e non voglio sottomettermi a chi vuole solo giudicarmi. Ho guardato molti video di atleti che si abbattono dopo una sconfitta in conferenza stampa e so che anche per voi è uguale. Io credo che questa situazione possa essere come un calcio a una persona quando questa è a terra e non ne capisco il motivo. Il non fare conferenza stampa non è qualcosa contro il torneo in sé e un paio di giornalisti mi seguono da quando ero agli inizi, ho una relazione amichevole con molti di loro. Ad ogni modo, se l’organizzazione pensa di potermi solo dire “vai in conferenza o paghi la multa” continuando a ignorare la salute mentale dei giocatori che sono il centro del loro prodotto io posso solo che ridere. A ogni modo, spero che le considerevoli multe che pagherò verranno poi devolute a un’associazione per la salute mentale”.
Dopo aver fermato il Western & Southern Open lo scorso agosto, Naomi torna dunque alla ribalta per una scelta molto contraria alla convenzione del mestiere di sportiva e che l’ha vista in questa settimana protagonista sul portale web Sportico che ha stilato la lista dei 100 atleti più pagati al mondo negli ultimi 12 mesi mettendola addirittura in top-15 con 55,2 milioni di dollari (di cui 50 di sponsorizzazioni), abbattendo il primato precedente di guadagno per un’atleta donna che era sempre suo, poco sotto ai 40 milioni. Come allora, Osaka non cerca gratitudine ne consensi: semplicemente vuole lanciare un sasso nello stagno e far rumore col proprio silenzio per porre l’attenzione non tanto (o non solo) sulla salute mentale di un atleta in un rito che potrebbe aver perso abbastanza del valore di 20 o 30 anni fa quando i rapporti erano più semplici e lineari, ma proprio nel fatto stesso di migliorare la qualità di questi momenti che, tra le righe, pensa potrebbe giovare all’intero apparato del torneo e che ora finiscono soprattutto per saziare il protagonismo di chi vuole sfruttare la propria posizione per giudicare gli atleti.
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