A differenza del tennis femminile rimasto di fatto senza padroni dopo il lento ma inevitabile declino di Serena Williams, in campo maschile l’egemonia dei Fab Three si è perpetuato anche per il 2020.
Se Federer per motivi di carattere fisico, in una logica di conservazione, ha preferito prendersi una lunga pausa, confortato anche dalle modifiche apportate al calcolo del ranking che ne hanno salvaguardato la classifica, ci hanno pensato Djokovic e Nadal a difendere il feudo dagli attacchi ancora non sufficientemente convinti della concorrenza che comunque si fortifica.
L’anno, pur con tutte le riserve del caso, ci fornisce un dato inconfutabile: Novak Djokovic è il numero uno del mondo e, a differenza di quanto avvenuto in campo femminile, trattasi di una leadership che trova riscontro anche dal ranking calcolato in base ai soli risultati dell’anno solare in corso.
Il tennista serbo chiude la stagione per la sesta volta sul trono mondiale, uguagliando così il record di Sampras che riuscì a tenere la testa del ranking continuativamente dal 1993 al 1998; e inoltre, sulla base dei risultati ottenuti, risulta essere stato senza ombra di dubbio il tennista più forte del decennio appena concluso (2011-2020), così come lo fu Federer in quello precedente. Da questo confronto tra colossi emerge che Nadal è di fatto rimasto schiacciato tra i suoi due rivali storici pur avendo fatto registrare altri record di continuità impressionanti come i 13 successi al Roland Garros, le 798 settimane consecutive tra i Top Ten (dato a fine anno) o quello delle 17 stagioni consecutive concluse con almeno una vittoria .
Di seguito la tabella con i risultati degli ultimi due decenni riferiti ai tre campionissimi in questione:
Il dominio di Federer, Djokovic e Nadal, ha rallentato un ricambio ai vertici costringendo a restare nell’ombra una generazione intera (1988-1995) mestamente rassegnatasi alla loro supremazia.
Eppure la stagione appena conclusa ha consacrato a rango di campione, quasi fuori tempo massimo, l’unico rappresentante di quella che chiamo ”middle generation” che ha sempre creduto di poter un giorno far saltare il banco. Parlo di Dominic Thiem (classe ’93) che, liberando l”animus pugnandi” ereditato dal connazionale Muster, dalle paure che lo avevano condizionato finora nei momenti importanti, è riuscito a capitalizzare con risultati tangibili l’elevato potenziale che negli anni aveva dimostrato di avere, issandosi al terzo posto del podio mondiale.
Vincendo a New York il suo primo Slam in carriera, rintuzzando in finale le velleità del primo alfiere della Next Generation, Alexander Zverev che era avanti due set, e approdando in finale agli Australian Open e alle ATP Finals il tennista austriaco che è l’unico a segnare nel biennio 19-20 un bilancio positivo negli scontri diretti con tutti i Fab Three, merita il titolo di tennista dell’anno diventando idealmente il traghettatore tra l’Era degli invincibili e il futuro che prima o poi troverà dei nuovi padroni.
E a proposito di futuro, Il ricambio generazionale sembra destinato a parlare sempre più in russo grazie soprattutto a Daniil Medvedev (classe ’96) e Andrey Rublev (classe ’97).
In particolare il primo, salito al quarto posto del ranking, ha ottenuto i risultati migliori tra i Next Gen grazie a una chiusura di stagione esaltante per effetto della doppietta Masters 1000 a Parigi Bercy e le ATP Finals. Ma i tennisti russi sono stati i migliori performers tra i Next Gen anche negli Slam dove per 5 volte sono approdati almeno ai quarti. Di seguito il dettaglio dei migliori piazzamenti nei tornei Slam dei Next Gen (intendendo i nati dal 1996):
Di seguito gli altri numeri più significativi della stagione russa:
7 – I tornei vinti nel complesso (furono 5 l’anno precedente). Segue la Serbia con 6
5 – Le vittorie di Rublev . E’ stato il più vincente al pari di Djokovic
4 – il ranking di Medvedev, primo in classifica della categoria Next Gen
2 – I tennisti russi plurivincitori: Rublev con 5 titoli e Medvedev con 2. Segue la Francia con Humbert e Monfils con 2 vittorie ciascuno.
2 – I tennisti russi tra i top 10 a fine anno: Medvedev al quarto posto e Rublev all’ottavo (nel 2019 c’era solo Medvedev al quarto posto). La Russia è l’unica nazione a fare la doppietta tra i top 10. L’unico precedente risaliva al 2000 con Marat Safin al numero 2 e Yevgeny Kafelnikov al numero 5.
Se la Russia ride, gli Stati Uniti piangono. Hanno vinto un solo torneo con Opelka a Delray Beach, registrano una sola presenza nei quarti di uno Slam (Sandgren in Australia) e il loro numero uno continua ad essere Isner che a 35 anni è sempre meno competitivo ed occupa attualmente la 25sima posizione in classifica, peggior ranking del numero uno americano dal 1973 quando fu introdotta la classifica computerizzata. Ma la cosa più sorprendente è che la nazione che ha dominato il tennis mondiale, che ha avuto 32 top ten di cui 6 numeri uno, faccia fatica a trovare nuovi talenti in grado di competere con i migliori.
La stagione degli italiani:
Il 2020 per il tennis azzurro maschile verrà ricordato come un anno di crescita globale come testimonia la classifica di squadra che tiene conto del ranking dei primi 5 tennisti per ogni Nazione. L’Italia si colloca al quarto posto che è il miglior piazzamento dal 2015 e soprattutto segna l’apice di un miglioramento costante avvenuto negli ultimi cinque anni:
Trattasi per gli azzurri della migliore performance di squadra nell’Era Open. Solo nel 1976, l’anno storico della vittoria a Roma e a Parigi di Panatta e della vittoria della Coppa Davis contro il Cile in finale, troviamo una classifica migliore per i primi quattro dietro i quali però c’era il vuoto:
Si conferma la presenza di otto tennisti nei primi 100 nonostante l’uscita di Seppi che ha fatto parte dei top 100 per 15 anni ininterrottamente a partire dal 2005. Oltre ai primi cinque della tabella precedente ci sono Caruso (n. 769 Cecchinato (n.80) e Mager (100).
A livello individuale non si sono ripetuti i risultati straordinari del 2019 in cui gli italiani vinsero 6 tornei, più importante dei quali il Masters 1000 di Montecarlo con Fognini, ma in compenso l’Italia del tennis ha fatto registrare una crescita complessiva molto significativa ipotecando un futuro ricco di soddisfazioni per tutto il movimento.
Ben otto tennisti tra i primi 200 hanno ottenuto il loro best ranking ma la nota più importante riguarda i progressi molto tangibili di Jannik Sinner (classe 2001) e Lorenzo Musetti (classe 2002).
Sinner, a distanza di un anno dalla sua splendida vittoria alle Next Generation Finals di Milano dove da ultimo per classifica e più giovane fra gli otto partecipanti, “stese” in finale il primo favorito, l’australiano De Minaur lasciandogli appena 4 games in tre miniset, ha conquistato nell’ultimo torneo della stagione disputato a Sofia, il suo primo trofeo nel circuito maggiore, diventando all’età di 19 anni e 3 mesi il più giovane italiano di sempre a vincere un torneo nel circuito maggiore, strappando questo record di precocità a Claudio Pistolesi che nel 1987 vinse a Bari a 19 anni e 7 mesi.
Sinner è stato anche il più giovane italiano di sempre ad approdare nei quarti di uno Slam: sul rosso di Parigi ha sconfitto il numero 7 del mondo Zverev e tenuto testa per due set a Rafael Nadal costringendolo ad un tie break, impresa riuscita soltanto a Schwartzman in semifinale.
In stagione ha sconfitto ben tre top 100: Goffin (10) negli ottavi a Rotterdam, Tsitsipas (6) negli ottavi a Roma e Zverev (7) nei quarti a Parigi, portando il bilancio in carriera verso top 10 a 3 vittorie e 5 sconfitte.
Ha chiuso la stagione al numero 37 del seeding (era 78esimo alla fine del 2019) ed è il più giovane tennista in classifica nato nel 2001.
Sulla scia di Sinner avanza a grandi falcate anche Lorenzo Musetti che quest’anno ha esordito nel circuito maggiore ed ha già un bilancio di 5 vittorie in 8 matchs disputati oltre ad aver vinto il suo primo Challenger (Forlì) a 18 anni e 6 mesi . Numero 360 all’inizio dell’anno è già numero 123, primo tennista del ranking nato nel 2002.
E non abbiamo parlato di Lorenzo Sonego che nel finale di stagione ha fatto il botto approdando in finale nell’ATP 500 di Vienna dopo aver sconfitto tra gli altri Djokovic nei quarti. In precedenza aveva raggiunto gli ottavi al Roland Garros e chiude l’anno al terzo posto del podio azzurro dopo Berrettini e Fognini, al numero 33 della classifica con la possibilità di essere testa di serie ai prossimi Australian Open che apriranno l’ annata più attesa di sempre per i nostri colori.
Altri numeri della stagione:
4 – Il record di tennisti canadesi tra i top 100: Shapovalov (12), Raonic (14), Auger Aliassime (21), Pospisil (61)
8 – I tennisti italiani che nel corso dell’anno hanno migliorato il loro best ranking:
12 – I tennisti argentini entrati nella Top Ten, dopo l’ingresso di Schwartzman di quest’anno. Il migliore argentino della storia è stato Vilas che nel 1975 salì al numero 2 della classifica. Del Potro nel 2018 raggiunse il terzo posto come in precedenza avevano fatto anche Coria e Nalbadian.
13 – I trofei conquistati in carriera da Nadal al Roland Garros. Record assoluto di vittorie in un singolo torneo.
17 – Gli anni consecutivi in cui Nadal ha conquistato almeno un trofeo Ad insidiare questo record c’è solo Djokovic arrivato per ora a 15.
19 – I tornei vinti nell’anno dai tennisti della Next Gen sui 32 disputatisi
20 – I titoli Slam vinti da Nadal. Uguagliato il record di Federer.
29 – La striscia di match vinti consecutivamente da Djokovic iniziata con 3 vittorie nella finale di Coppa Davis del 2019 disputata a novembre e vinta dalla Serbia, e conclusa agli Us Open di settembre per effetto della clamorosa squalifica subita per aver colpito (involontariamente) una giudice di linea con una pallata durante il match di ottavi di finale contro Carreno Busta. Trattasi della striscia più lunga dal 2011 quando lo stesso Djokovic arrivò a 43 vittorie consecutive.
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