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18 Lug 2020 15:41 - Extra
Save the last dancer
Dustin Brown è la più spassosa ed eccentrica eccezione che conferma la regola di un severo paradigma
di Annalisa Migliorini
“Fin da piccoli ci insegnano che nulla si ottiene senza sacrificio e fatica, se vogliamo centrare un obiettivo ambizioso niente distrazioni o svaghi, come ammonisce il vecchio adagio “prima il dovere e poi il piacere”. Ne sono una riprova le vite dei nostri beniamini del tennis, costellate di sforzi continui e molteplici rinunce, perché la vittoria finale sboccia solo dal duro lavoro, mentre il sacrificio assurge a valore e ricompensa…poi vedo giocare Dustin Brown e mi trovo davanti alla più spassosa ed eccentrica eccezione che conferma la regola di questo severo paradigma. Dimostrando un temperamento vivace e giocoso, il fenomeno giamaicano è riuscito a dedicare la sua vita al tennis mantenendo intatta l’essenza della sua scanzonata anima caraibica.
La chioma reggae con i ribelli dreadlocks – vivi e selvaggi come le rigogliose Blue Mountains – e la nazionalità tedesca sono il perfetto ossimoro che definisce il suo eclettismo, come un puzzle rompicapo o un allegro caleidoscopio. Dopo aver girato l’Europa in lungo e in largo a bordo di una roulotte a caccia di challenger, nel 2012 Brown ottiene il suo miglior risultato nel ranking mondiale raggiungendo la posizione n. 43, ma soprattutto riesce a far parlare di sé per due vittorie contro Rafael Nadal rispettivamente ad Halle nel 2014, in soli 59 minuti, poi a Wimbledon nel 2015, alla fine di un match pazzesco scandito da 13 ace: metodica disciplina sconfitta da un caos organizzato, l’armada española colpita e affondata dalla maledizione del Pirata dei Caraibi! Approfittando di un fisico dinoccolato e dei suoi 196 cm di altezza riesce a piazzare colpi spiazzanti e aggressivi, con un gioco istintivo che definire spettacolare è riduttivo.
Con una naturalezza e una sensibilità deliziose infatti si cimenta spesso in tweener imprevedibili, in pallonetti all’indietro, in volée giocate in tuffo, accovacciato, in spaccata, piroettando. Il tutto eseguito in modo non proprio canonico, per la gioia dello spettatore. Sembra davvero un peccato quel ranking che non rende giustizia al suo tocco magico…A Brown sono sicuramente mancate continuità e dedizione per riuscire a mantenere un livello costante di risultati, ma tutto sommato non sembra preoccuparsene molto. L’ingrediente imprenscindibile del gioco di Dreddy è il divertimento, un elemento che non segue necessariamente classifiche o trofei. Se molti tennisti si divertono solo quando vincono, vedendolo giocare si ha la sensazione che l’espressione della sua personale vittoria non dipenda tanto dal risultato finale che appare sul tabellone ma dal suo puro divertimento. Un po’ come la musica caraibica che con i suoi ritmi contagiosi ti trascina festosa e stuzzicante nella danza. Allo stesso modo fa Dustin Brown, brillante ballerino di tennis, capace di volteggiare rapido e leggiadro sull’erba, incantare gli spettatori e strapazzare gli avversari con un estro non convenzionale che riesce a far breccia nel cuore del pubblico proprio come i suoi colpi bizzarri, scagliati con una passione tutta made in Jamaica, terra in cui non c’è fretta, in cui non c’è ansia, in cui riecheggia ovunque nell’aria il rassicurante motto “no problem”. Unica vera filosofia di vita dell’isola infatti è “non rimandare a domani quello che potresti benissimo rimandare a dopodomani“, condivisa da tutti, con buona pace di un altro grande campione dello sport giamaicano, l’ex velocista Usain Bolt!”