Quasi due settimane dopo lo scoppio del focolaio di covid-19 all’Adria Tour, sembra che malgrado le forti critiche e le condanne ricevute per gli atteggiamenti che hanno messo a rischio contagio gli atleti ci sia comunque una scarsa presa di posizione da parte dei tennisti.
Tutti, dall’esterno, avevano visto fin dal primo weekend di Belgrado con le tribune stracolme, persone senza mascherina e giocatori in continuo contatto tra loro, che i rischi di contrarre il nuovo coronavirus fossero piuttosto elevati e bastava un’atleta a far scoppiare un disastro. Non si parla necessariamente di uccidere qualcuno, ma a livello d’immagine tutto il tennis è risultato colpito malamente dall’atteggiamento sprovveduto di Novak Djokovic e compagni.
Come se non bastasse il peggiorare della situazione dovuto ad Alexander Zverev che infrangeva due volte la quarantena (sebbene la prima non sia mai stata confermata), adesso subentra anche John Isner. Lo statunitense prenderà parte a inizio luglio a un’esibizione con scopo benefico ad Atlanta e sarà il primo evento tennistico negli USA con il pubblico sugli spalti. Non sono previste limitazioni al numero di persone e non è previsto che i fan indossino la mascherina. Non ricorda da vicino lo scenario dell’Adria Tour? Con l’enorme differenza che la Serbia aveva avuto un atteggiamento più “libero” perché i numeri del contagio erano calati, sia negli infetti giornalieri sia nella trasmissione del virus. E comunque non è bastato.
Gli USA, lo sappiamo, hanno ripreso da una decina di giorni a crescere a ritmi di aprile, se non superiori. Atlanta, in Georgia, è una di quelle località dove la trasmissione del virus in questo momento è molto alta e viaggiano su 2500/3000 nuovi contagi al giorno. Eppure a Isner tutto ciò sembra non fare effetto. Sponsorizzando l’evento sul proprio profilo Twitter ha ricevuto critiche e preoccupazioni da parte di tantissimi fan che chiedono come si possa organizzare un evento sicuro quando il tutto fa presagire a qualcosa di molto simile a quanto avvenuto in Serbia, con l’aggravante che si terrà in una città già molto colpita e coi numeri in forte crescendo.
“Voi ‘coronabro’ potete stare nel vostro scantinato quanto vi pare. Io scelgo di vivere la mia vita e giocare/promuovere lo sport che amo in una maniera sicura”, questa la risposta del giocatore statunitense, che segue abbastanza quelle che sono le sue linee politiche essendo lui repubblicano convinto. Purtroppo (va detto) negli USA la questione sulla mascherina è diventato oggetto politico, perché per molti (soprattutto repubblicani) indossarla vuol dire venire a meno alle proprie libertà sancite dalla costituzione.
C’è da sperare, se la situazione rimarrà questa, che l’evento potrà svolgersi nel caso migliore possibile, ma questo virus ormai dovrebbe essere noto almeno nelle modalità di contagio, nel periodo di incubazione e bisognerebbe avere un minimo in più di sangue freddo come mostrava Milos Raonic che rivelava di aver rifiutato di partecipare all’Adria Tour perché non gli sembrava sicuro. E ha avuto ragione.
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