“Per noi tennisti è sempre importante avere chiarezza sul calendario.
Si dovrebbe ricominciare il 13 luglio ma non si sa ancora, bisogna vedere come si evolve la situazione in Nord America, potremmo anche ripartire sulla terra rossa in Europa. Magari fra due-tre mesi verremo a giocare a Roma. Speriamo comunque quest’anno di giocare qualche torneo”. E’ quello che si augura Novak Djokovic, numero uno del mondo, collegato con Sky Sport 24.
“All’inizio di questa quarantena mi sono sentito mentalmente svuotato, in confusione, senza chiarezza – confessa il serbo – Non ho seguito il programma del preparatore fisico ma ogni giorno ho fatto qualcosa, mi piace stare in forma”. La finale vinta a Wimbledon contro Federer lo scorso anno è stata forse la partita più bella della sua carriera (“ma ci metto anche la finale degli Australian Open contro Nadal nel 2012 che è durata quasi sei ore”). “Dal punto di vista tecnico Roger ha giocato meglio ma io ho tirato fuori il mio miglior tennis nei momenti decisivi: non ho sbagliato una palla nei tre tie-break. Partite del genere capitano una-due volte nella carriera”.
Ma anche le sconfitte sono state decisive per i suoi successi. “Quella nei quarti del Roland Garros contro Melzer nel 2010 è stata una liberazione – confessa Nole – E’ stata emotivamente difficile da gestire, ho pianto tanto, attraversavo un momento in cui ho anche pensato di lasciare il tennis. Ma quella sconfitta ha trasformato la mia carriera”.
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