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08 Gen 2020 21:13 - Extra
Il torneo di Brisbane sull’iniquità tra WTA e ATP Cup: “Siamo in una fase di transizione”
Maria Sharapova: "Il torneo WTA ridotto a un evento di seconda mano". Sloane Stephens: "Questo è quanto l'ATP ha sempre voluto". Naomi Osaka: "Non venderei biglietti in questo modo". Karolina Pliskova: "Siamo tutte abbastanza scontente".
di Diego Barbiani
Dopo i prevedibili malcontenti dei giorni scorsi sull’iniquità di trattamento tra uomini e donne a Brisbane, il direttore del torneo ha provato a correre ai ripari con un comunicato che però, guardato con occhi oggettivi, fa molta acqua e poca chiarezza.
A causa dell’ATP Cup, il torneo femminile non ha potuto mettere piede sul centrale fino al giovedì. Tutte le donne, in uno dei tabelloni più importanti della stagione, con 6 top-10 al via e 18 delle prime 25 del mondo, relegate sui campi secondari.
Da quando domenica scorso è “cominciato” il torneo femminile con le prime conferenze stampa di inizio torneo, le domande dei giornalisti hanno avuto queste risposte:
Samantha Stosur, domenica 5 gennaio: “È difficile da dire, perché sui campi ground finora c’è stato un bel supporto, però sì è abbastanza dura vedere che non ci sono match femminili sulla Pat Rafter Arena fino a giovedì. Questo non va bene per il torneo, anche se poi è così forte nelle sue partecipanti che può comunque essere un vantaggio per chi acquista un biglietto ‘ground'”.
Maria Sharapova, martedì 7 gennaio: “Questo (il torneo femminile, nda) sembra un po’ un torneo di seconda mano. Non so che cosa pensiate voi. Questa è decisamente una strana mossa. Ho sentito che noi non possiamo giocare per come il torneo (maschile, nda) è costruito, ma ci sono tante giocatrici qui che meriterebbero il campo centrale da subito. Soprattutto quando hai un campo di partecipazione con 6 top-10”.
Sloane Stephens, martedì 7 gennaio: “Che cosa penso? Beh, che avere l’ATP Cup nella stessa settimana assieme a un torneo Premier è veramente complicato. Penso che già gli allenamenti sono stati complicati. […] Penso che quando c’è una numero 1 del mondo che rischia di dover giocare sui campi esterni, questo non è affatto buono. È una questione di rispetto, che qui non c’è stata. Noi non siamo neanche stati nel punto di essere considerati parte della conversazione. Questo è quanto l’ATP ha voluto, quello che ha sempre voluto fare: le donne messe da parte, come sempre succede. È una circostanza sfortunata, speriamo che dal prossimo anno ci siano alcune modifiche”.
Naomi Osaka, domenica 5 gennaio: “Non ci penso particolarmente, son sincera. Dico sempre che possono mettermi anche sul campo 26, volendo, l’importante è che ci sia modo per la gente di vedermi giocare. Non penso però che venderei i biglietti in questo modo”.
Karolina Pliskova, domenica 5 gennaio: “Io sono qui da una settimana, dunque ho avuto modo di palleggiare sul campo centrale, ma ora non è più possibile a meno che magari non sei qui alle 7 di mattina. Se non altro mi diverto a seguire l’ATP Cup, ma penso che il timing poteva essere differente perché anche noi abbiamo un torneo da giocare e loro hanno deciso facendo solo i propri interessi. Comunque, dai, almeno avremo da giovedì il campo tutto per noi e tra l’altro potendo magari giocare di giovedì non ci sarà per me troppo da pensare, però comunque loro potrebbero o cominciare un po’ prima o magari pensare di usare anche un campo esterno, il 2 o il 3 o qualunque sia. Il torneo è sempre funzionato così negli ultimi anni, match femminili e match maschili assieme”.
Ashleigh Barty, domenica 5 gennaio: “Purtroppo è così, bisogna un po’ adattarsi al momento, se non altro questo può portare molta più attenzione ed elettricità tra il pubblico che può essere molto più vicino alle giocatrici”.
Madison Keys, mercoledì 8 gennaio: “Purtroppo questo è quanto. Ci siamo trovate in questa situazione senza la possibilità di dire qualcosa e ci hanno sbattuto fuori sui campi secondari. Da parte mia cerco solo di prendere qualche buona partita in vista di Melbourne”.
Petra Kvitova, martedì 6 gennaio: “Cerco di non farci troppo caso, ma è molto strano vedere che l’ATP Cup ci ha spinto sui campi secondari. Non penso affatto sia corretto”.
Mark Handley ha affermato: “Stiamo lavorando per creare un grande periodo di tennis nell’estate australiana. L’ATP Cup è solo il primo passo, siamo in contatti con la WTA anche per un nuovo concetto di tennis e siamo molto entusiasti della situazione. Questa è una fase di transizione. Siamo vicini a tutti i sentimenti positivi del Brisbane International (il torneo femminile, nda) che abbiamo costruito come polo importante negli anni e abbiamo avuto, quest anno, il miglior parco giocatrici di sempre. In questo periodo di transizione abbiamo esteso il periodo di tennis a 10 giorni. L’ATP Cup è un brand nuovo, nazione contro nazione, da disputarsi in 3 città e ha offerto grande spettacolo e atmosfera. Simile in ciò a quello che il torneo di Brisbane ha offerto nella sua storia. La vendita dei ticket va forte e siamo in corsa per un enorme responso di 10 giorni di tennis. Da giovedì, inoltre, ci sarà l’opportunità per le donne di essere le sole protagoniste sul campo centrale. Il numero di match femminili sul campo centrale sarà il più alto di sempre e l’eccitazione è grande per poter ammirare la numero 1 del mondo Ashleigh Barty così come la campionessa uscente Karolina Pliskova”.
Ora riprendiamo le varie parti dove chi ha agito in prima persona può dire la propria su quanto successo fin qui.
Noi, come Oktennis e inviati sul posto, possiamo dire che l’atmosfera a Brisbane in questi giorni era molto povera. Sia come partecipazione generale sia come elettricità nell’aria di molti dei vari incontri di ATP Cup. La Pat Rafter Arena era piena per metà se non quando c’erano in campo Serbia e, in parte, Australia. Nella Serbia Novak Djokovic faceva il suo nel trainare il pubblico allo stadio, ma la rappresentativa di tifosi era veramente grande che si creava un vero contesto da vecchia Coppa Davis. Abbastanza rumorosi anche i greci, per via della folta comunità locale, ma al di là della sfida contro l’Australia non è stato un vero successo. I dati sul pubblico poi sono emblematici: Brisbane, avendo buone nazionali e soprattutto la squadra di casa, riusciva a sopravvivere nel numero degli spettatori, ma per molte sessioni (anche quella di apertura tra Canada e Grecia il 3 gennaio, con i vari fenomeni Stefanos Tsitsipas, Felix Auger Aliassime e Denis Shapovalov al via) si arrivava forse al 30% della capienza generale di uno stadio da 7.000 posti.
I numeri complessivi del Round Robin dell’ATP Cup arriveranno solo nella giornata di giovedì, ma i dati giorno per giorno fin qui mostravano un crollo nelle presenze complessive delle 3 città impegnate: dai 30.000 e 31.000 spettatori dei primi due giorni (quindi una media di 5.000 spettatori a sessione per località) siamo poi scesi rapidamente ai 25.000 della quinta giornata. I dati più negativi sono giunti a Perth, dove in un’arena che ha ospitato 13.000 spettatori per la finale di Fed Cup dello scorso novembre ora al di là delle sessioni con la Spagna coinvolta (che comunque non superavano le 9.000 unità) ci sono stati a esagerare 3.000 tagliandi venduti. Il punto più basso nella sessione diurna di lunedì, nella sfida tra Georgia e Giappone, con appena 1.000 biglietti venduti.