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13 Set 2019 07:57 - Extra
Cancellato il torneo WTA di Hong Kong a causa delle feroci proteste nel paese
Da giugno la città-stato di Hong Kong vive in un clima di enorme tensione con il popolo in gran parte coinvolto in marce a favore dei diritti democratici e scontri con le forze dell'ordine. Tanti gli eventi cancellati, tra questi anche il torneo WTA.
di Diego Barbiani
Impossibile, a questo punto, prevedere la normale regolarità dell’evento. Hong Kong e la WTA hanno deciso di cancellare il torneo WTA che si sarebbe dovuto tenere tra poco più di 3 settimane al Victoria Park, un complesso sportivo con anche campi da basket e da calcio ma divenuto negli ultimi mesi luogo di ritrovi di alcuni degli attivisti coinvolti nella crisi sociale cominciata lo scorso giugno.
La città-stato asiatica sta vivendo nei feroci scontri a fuoco tra i suoi concittadini e le forze dell’ordine fin da quando il parlamento locale aveva deciso per un disegno di legge che avrebbe consentito l’estradizione di persone da Hong Kong per essere processate nella Cina continentale: il diffuso timore del popolo era che questa una legislazione potesse venisse utilizzata con intenti repressivi, andando a infrangere i diritti civili e dunque lo stesso regime speciale di “un Paese, due sistemi” su cui si basa l’autonomia dell’ex città-stato (che Pechino si è impegnata a rispettare per 50 anni).
In piazza hanno cominciato a esserci sempre più persone per protestare, arrivano anche a diversi milioni nei weekend paralizzando varie zone della città, e le proteste hanno assunto nel tempo cadenza quasi quotidiana. Gli organizzatori del torneo WTA avevano preso tempo, rimandando di due settimane l’uscita dell’entry list per provare a trovare almeno una soluzione alternativa, ma come informa il sito della BBC i buoni propositi non sono andati a buon fine.
A Hong Kong, che nel frattempo ha visto rinviato quel disegno di legge, i fine settimana continuano a mostrarsi violenti e sanguinosi. Il popolo sta sfruttando quell’appiglio per provare a cambiare la situazione pretendendo le dimissioni del chief executive Carrie Lam, il rilascio dei manifestanti e la caduta delle accuse che col tempo è divenuto anche un moto per una richiesta di maggiore democrazia, il tutto col terrore però che dalla vicina Cina il governo di Xi Jinping possa decidere di intervenire con i carroarmati per sedare tutto quanto aprendo una nuova crisi umanitaria.