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26 Apr 2019 08:18 - Extra
“Kerberazzi” in un abbraccio che non finisce più
Angelique Kerber e Andrea Petkovic, a Stoccarda, sono in assoluto le più amate dal pubblico. Lo stadio stracolmo, la standing ovation, l'abbraccio infinito a rete tra le due, dopo la loro sfida, sono i simboli di un torneo che non tradisce mai.
di Diego Barbiani
Angelique Kerber e Andrea Petkovic, assieme conosciute come “Kerberazzi”, amiche da una vita e protagoniste a Stoccarda di una partita che usciva completamente dalla dimensione tennistica.
Si erano già affrontate 11 volte, ma in nessun caso si erano trovate in Germania, dove soprattutto dalle parti della Porsche Arena sono in assoluto le più amate. Non esiste luogo al mondo migliore per una sfida tra loro. Ha vinto Kerber, 6-2 6-4, ma il punteggio per una volta passa in secondo piano.
Qui si muovono a decine e decine per gli allenamenti di Kerber, travolta fin dal primo giorno dall’affetto smisurato di tanti appassionati tra cui un gruppo di ragazze che si sono palesate davanti a lei con la maglia in cui viene ritratta inginocchiarsi a terra e riproduce sullo sfondo i simboli delle città di Melbourne, New York e Londra, i 3 Slam vinti. Quasi intoccabile, non fosse che lei stessa si presta con molto piacere a fare foto, autografi, e ha anche abbracciato una ad una le ragazze che l’hanno venerata come fosse una divinità. Loro, parte ignara del fan club ufficiale “Petkorazzi”, qui presente con sciarpe, magliette, bandiere, tantissimo entusiasmo. Oggi si sono fermati per fare una foto con Petkovic e il coach di Andrea le diceva “non farlo, sono fan di Kerber” e lei ha sbuffato, prima di dire: “Ah beh, se è per questo lo sono anche io. Dai con la foto!”.
I tedeschi hanno una mentalità diversa dalla nostra: a loro può interessare avere la big, il nome a effetto, ma nessuna fa più presa delle giocatrici di casa. Faceva molto effetto vedere giovedì come per un allenamento di Naomi Osaka, verso mezzogiorno, radunasse pochissime persone rispetto a quando una tra Petkovic e Kerber scende in campo. Solo Maria Sharapova poteva competere, ma non era comunque la vera regina di cuori.
Petkovic e Kerber, prima ancora che Julia Goerges e Laura Siegemund, sebbene quest ultima abiti a 20 minuti da qui, a Filderstadt, sede di un vecchio torneo del circuito femminile. Petkovic prima ancora di Kerber, probabilmente. Andrea ha fatto da subito breccia perché è completamente diversa dall’idea di un tedesco tradizionale, estremamente spiritosa e loquace, estremamente riflessiva ed espansiva. Angelique è arrivata un po’ dopo, quando per 4 anni è stata la numero 1 del proprio paese e poi cementificatosi nel suo status da quando è diventata veramente una big.
Celebre l’aneddoto che raccontava Petkovic quando disse a tutti gli addetti ai lavori, nel 2011, di vedere in Kerber un ingresso in top-30 molto rapido. Era un azzardo, Angelique voleva quasi ritirarsi dopo una miriade di sconfitte nei primissimi turni e la sensazione di non avere margine di carriera davanti. Lei la chiamò per portarla a delle sessioni di allenamento all’accademia di Rainer Schüttler (attuale coach della 3 volte vincitrice Slam) e Alexander Waske, rimasero 3 settimane assieme e poi arrivò l’incredibile semifinale raggiunta allo US Open che fu il trampolino di lancio.
Sembrano così diverse, le due, che probabilmente gran parte di questo rapporto di amicizia viene alimentato proprio da questo. Eppure Petkovic, anche qui a Stoccarda, ha voluto ricordare a tutti che Kerber non è quella che sembra: “Voi non la conoscete come la conosco io. Quando abbiamo vinto in Fed Cup, lo scorso fine settimana, il team manager della Lettonia è venuto da noi con una gigantesca bottiglia di champagne. Pochi secondi più tardi, ci hanno chiamato in conferenza stampa e io ero disperata perché non avrei sopportato l’idea di passare tre ore a parlare con la stampa, il nostro capitano impiega tipo 25 minuti ogni risposta, e tutto il resto della squadra era lì a bere. Quando sono tornata la bottiglia era ancora chiusa, tutti seduti e con gli sguardi sui loro telefoni. Vi assicuro, se Angie fosse stata lì, tutto ciò non sarebbe successo così”, chiudendo tra le risate. Eppure va così, una un po’ più espansiva e l’altra un po’ più riservata in un contesto lavorativo: Petkovic a raccontare che alle Olimpiadi 2016 dormivano in stanza assieme e talvolta poteva anche svegliarsi e sentirla respirare profondamente mentre Kerber parlava dei momenti condivisi assieme come qualcosa di molto significativo. È bello così, perché malgrado la sua timidezza si vede nei suoi occhi quanto ci tenga ad avere accanto una come Petkovic. Anche oggi, al termine, le due si sono strette in un abbraccio che sembrava infinito, accompagnato da una crescente standing ovation e urla di tutto lo stadio, in piedi, mentre le due continuavano a rimanere abbracciate a rete, come se il tempo si fosse fermato.
Petkovic, tra l’altro, nel 2015 proprio qui a Stoccarda si lanciò nella sua previsione meno famosa ma altrettanto “clamorosa”. Nel giorno di presentazione del torneo con le conferenze stampa delle big, annunciando il forfait ha poi risposto alla domanda “chi vincerà il titolo?”: “Angelique Kerber”. Onestamente, tutti i presenti lì si sono un attimo guardati attorno per capire se ci fosse una sorta di esagerazione o se fosse stato qualcosa per dare un titolo buono ai giornali tedeschi. “No, non scherzo. Per me vince lei. L’ho vista benissimo in Fed Cup”. In quel momento Kerber era appena uscita dalla top-10 dopo circa 4 anni consecutivi, aveva appena cominciato a lavorare con Torben Beltz e malgrado il titolo a Charleston giocare in casa non le aveva mai detto troppo bene, compreso poi il fatto che già al secondo turno avrebbe avuto di fronte la numero 1 del seeding e tre volte campionessa in carica Maria Sharapova. Vinta quella, il ritornello della previsione di Petkovic le veniva ricordato partita dopo partita fino al trionfo all’ultimo atto. Quel giorno, alla domanda se avrebbe mai fatto fare un giro sulla Porsche ad Andrea, Angelique rispose: “Ma neanche…”. “Non erano questi i nostri accordi!” tuonò Andrea su Twitter.
“Alle volte mi sento come di dominare io tutti gli scambi, ma a un certo punto lei se ne esce con un dritto vincente in lungolinea e bam, punto finito. Vorrei tirarle un pugno in faccia quando fa così” raccontava Petkovic due giorni fa, scatenando grandi risate: “Puoi anche provocarla, ma lei non si arrabbierà mai. Piuttosto ti risponde. Nel mio caso mi manderebbe uno screenshot dei nostri precedenti e mi direbbe “Andrea, taci per piacere”. Kerber, ridendo, ha poi smentito quello, aggiungendo che ormai loro parlano talmente tanto che se ne dicono di tutti i tipi, mentre era molto sorpresa di sapere che per lei avrebbe vinto Wimbledon al 100%. “Perché ci sentiamo così legate? Perché siamo così diverse” ha poi aggiunto. E intanto, quell’abbraccio, probabilmente è ancora in corso al centro di un campo dove il tempo si è fermato.