Ci sarà anche Danielle Collins al via della prossima stagione tennistica. La statunitense, che concluderà il 2024 in top-10 dopo gli ottimi risultati della prima parte di stagione, prenderà parte con la maglia degli Stati Uniti alla United Cup che inaugurerà l’anno nuovo tra Sydney e Perth. La notizia è che la finalista dell’Australian Open […]
30 Nov 2018 15:42 - Extra
L’anno che è passato: tra marzo e aprile la fine (apparente) dei fab four
Seconda parte del 2018 dominata dai due mille statunitensi: Indian Wells e Miami. Federer compie disastri; Djokovic è sull'orlo del ritiro, così del Potro e Isner festeggiano le loro prime vittorie in un Masters 1000.
di Roberto Salerno
Con Federer fresco numero 1 e con la parentesi di Acapulco, dove del Potro fa capire che il suo infortunio è alle spalle, il tour si trasferisce nel Sud degli Stati Uniti, prima ad Indian Wells e poi a Miami. Non che il tennis si sia fermato, tra i tornei sulla terra rossa sudamericana e quelli dei palazzetti francesi ma insomma roba per maniaci, buoni per piangere sulle amare sorti della Coppa Davis. Comunque, nonostante il primato, le primavere di Federer inducono a più di qualche cautela, anche se Nadal ha fatto capire che sul cemento non lo vedremo più tanto spesso, Kyrgios si è infortunato e Dimitrov ha preso una dura lezione a Rotterdam. Con Djokovic ancora alle prese con i suoi spiriti, Zverev incapace di una qualsiasi resistenza contro Palito sembra proprio quest’ultimo l’ostacolo maggiore per lo svizzero, anche perché delle prime 5 teste di serie ai quarti ci arriva solo lui. Zverev perde contro Sousa (cemento!) a primo turno; Thiem batte Tsitsipas ma stremato si ritira contro Cuevas; Dimitrov trova il solito Verdasco in stato di grazia e buonanotte; Cilic trova un ostacolo insormontabile, nientemeno che Kohlschreiber. Tra tanti ciechi l’orbo svizzero veleggia, e col minimo indispensabile arriva al cospetto di Coric. Il ragazzino croato non è che abbia fatto sfracelli e contro Anderson ha vinto un durissimo match al tiebreak del terzo set. Sembra insomma che non debba esserci partita, perché Federer è fresco e riposato considerato che Chung sembra intimorito e prima tra Chardy e Krajinovic è stato poco più di un allenamento. Invece Federer combina uno scempio dietro l’altro perde il primo set e si trova sotto di un set e 2-4 nel secondo. Col senno di poi si osserverà che in quel set Federer ha sempre la possibilità di rientrare nel match, tant’è che i due break che lo portano sul set pari sembrano l’ineluttabile conseguenza di una partita che stava cambiando; ma il terzo set si apre con Coric che di nuovo va avanti, viene ripreso ma nel settimo game brekka ancora Federer. 4-3 e servizio, cosa chiedere di più? Coric avrà anche due palle per andare 5-3 e sciupate quelle Federer dilaga, chiudendo il match con 11 punti di fila.
L’altra semifinale la vince del Potro, che si era trovato a rincorrere Kohlschreiber, ma soprattutto a rischiare enormemente contro Leonardo Mayer. Contro un Raonic come al solito non al meglio ha vita facile e il ritorno nella finale di un Masters 1000, 4 anni e mezzo dopo Shanghai 2013 sembra già l’epilogo di una lieta novella. Naturalmente del Potro non si accontenta ma dopo una partenza solidissima progressivamente Palito si sfalda. Il terzo set sembra una mera attesa del momento in cui Federer farà il break, cosa che riesce nel nono game. Ma in quello successivo lo svizzero, vale la pena ricordare: l’uomo più vincente di sempre nella storia del tennis, riesce ad incartarsi da solo, sciupando tre match point e rimettendo in partita l’argentino. Federer in quel set perderà, decimo game escluso, solo 5 punti al servizio, ma quando i due cominciano il tiebreak in pochi scommetterebbero sul numero 1 del mondo. Quello meno convinto di tutti è proprio lui, Federer, che cederà praticamente senza combattere la prima soddisfazione di questo tipo a del Potro.
Non c’è troppo tempo per respirare, perché come si sa Miami attende. Federer ci va di controvoglia e basta un Kokkinakis ispirato per buttarlo fuori a primo turno e fargli perdere il primato nel ranking. Del Potro invece continua la sua serie, fino ad incappare in un Isner più solido del solito. Probabilmente anche un po’ stanco Palito cede senza lottare poi troppo e regala a Long John la sua quarta finale in una Masters 1000. Esattamente come del Potro, la quarta sarà quella buona perché a sorpresa Zverev non riesce mai a brekkare lo statunitense e finsice col cedere in tre set. E gli altri? Djokovic tocca il punto più basso della sua carriera perdendo contro Taro Daniel (sul serio: Taro Daniel) a Indian Welss e contro Benoit Piare a Miami; di Nadal abbiamo detto; Dimitrov stavolta perde contro Chardy e Kyrgios rientra e perde lo scontro contro Zverev. Ci sarebbe Cilic, ma Shapovalov fa progressi e lo batte agli ottavi. Il tour è pronto a tornare sulla terra europea e dei Fab Four a Miami non c’è nessuna traccia: Murray e Nadal neanche si sono avvicinati, Djokovic confesserà di essere sull’orlod el ritiro, Federer non ha l’autonomia per due tornei di fila.
Il tennis è senza un re, ma the King of Clay è lì che aspetta…