di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
07 Nov 2018 12:52 - Extra
Azarenka va all-in: la bielorussa ricostruisce il team che la riportò in alto nel 2016
Victoria Azarenka è con Wim Fissette, il coach che la portò a vincere Indian Wells e Miami nel 2016. Previsto anche il ritorno del fisioterapista di quel team. La separazione da Angelique Kerber si fa più chiara: il belga avrebbe chiesto molto di più per il rinnovo, forte di un'altra offerta.
di Diego Barbiani
La foto pubblicata ieri sera (ora italiana) da Nick Bollettieri e che ritrae il famoso proprietario dell’omonima accademia in Florida assieme a Victoria Azarenka e Wim Fissette è molto importante per diverse ragioni.
Lo storico allenatore, proprietario dell’omonima accademia in Florida, sta ospitando in questi giorni la bielorussa, assente dai campi da metà settembre quando si ritirò nel match di quarti di finale a Tokyo contro Camila Giorgi per un problema gastrointestinale e da lì non ha più fatto avere sue notizie cancellandosi dagli ultimi tornei asiatici e da quello in Lussemburgo nell’ultima settimana. Difficile dire se sia per la complicata vicenda giudiziaria (no, non è finita: se l’ex numero 1 del mondo ha potuto viaggiare continuando la sua carriera fu perché il giudice concesse al figlio Leo di poter lasciare la California, ma la causa sembra tutt’ora in corso) o perché lei stessa vedeva che non c’era il livello nel proprio tennis per essere competitiva.
A conti fatti, il pasticcio in cui si è trovata ha rappresentato un grande blocco a una carriera che già prima faceva fatica a ripercorrere i fasti più luminosi del biennio 2012 e 2013. Da numero 1 e protagonista con 4 finali Slam su 8, Azarenka precipitò in un’importante crisi tra qualche problema fisico di troppo e un principio di depressione rivelato soltanto a inizio del 2016, in Australia. Il 2015 l’aveva vista in leggera risalita, anche grazie al percorso fatto in Fed Cup dove scese nella serie C (il Group 1) per collezionare gettoni utili per l’eventuale convocazione olimpica del 2016 ma che probabilmente alla fine le servì per riscoprirsi una leader, qualcuna di importante. Il fatto stesso che quella presenza non fu, a conti fatti, dovuta semplicemente a un far presenza lo si capiva dai vari messaggi che si vedevano sui suoi profili social, in questo momento poco attivi, che la vedevano scherzare con la connazionale Olga Govortsova, la più anziana del gruppo e che essendo molto vicina come età faceva da collante tra lei, la grande giocatrice, e un gruppo giovane composto da Aliaksandra Sasnovich e Aryna Sabalenka, allora sconosciuta, e che mettevano le basi per una scalata che avrebbe avuto dello storico, fino a portarle a un passo dal vincere il titolo nel 2017. Azarenka, malgrado le bastasse quel gettone, decise di rimanere con loro anche negli anni successivi, anche nel 2017 quando lei era ferma per maternità (prima) e per l’inizio della travagliata vicenda giudiziaria (poi). Fu presente sugli spalti nella semifinale vinta contro la Svizzera, era la prima a incitare il pubblico, rilasciò un video-messaggio di incoraggiamento alla squadra poco prima della storica finale contro gli Stati Uniti.
In questo periodo, la propria vita personale e sportiva era cambiata tantissimo. Nel 2015 si affidò a Fissette e piano piano, rimessi a posto i pezzi del proprio puzzle, cominciò la risalita che sfociò in un inizio di 2016 dove stava tenendo un ritmo da numero 1 del mondo. Nei primi 4 mesi perse soltanto una partita, quel quarto di finale all’Australian Open contro Angelique Kerber (che rappresenterà la prima e unica sconfitta contro la tedesca in carriera) portando a casa il titolo a Brisbane e soprattutto la doppietta Indian Wells-Miami riuscita soltanto a due tenniste prima di lei (Steffi Graf e Kim Clijsters). Dopo il primo rientro, e lo stop, Vika programmò il 2018 assieme al coach che la guidò nei primissimi anni di carriera (tra gli 8 e i 12 anni), Slava Konikov, ma la difficoltà ad allenarsi con continuità e i tanti problemi personali non le diedero successo.
Adesso la bielorussa è tornata (almeno per il momento, ma si sospetta che quella foto sia l’indizio per una collaborazione che entrerà almeno nella prima parte del 2019) a essere seguita dal belga che, in quanto a top player è piuttosto esperto e ovunque è andato ha lasciato il segno: fu il coach del rientro di Clijsters nel 2009, con i 3 titoli Slam conquistati, fu affianco a Sabine Lisicki quando la tedesca arrivò in finale a Wimbledon, fu affianco a Simona Halep quando ottenne la prima finale Slam a Parigi, fu affianco ad Azarenka e poi a Johanna Konta portandola a vincere Miami e fare semifinale a Wimbledon. Infine, quest anno è stato probabilmente l’artefice principale della rinascita di Angelique Kerber che da numero 21 al termine del 2017 è tornata numero 2 al mondo e ora può dirsi campionessa di Wimbledon.
Proprio l’ultimo periodo con la tedesca, però, deve essere analizzato con attenzione. Dopo Wimbledon Kerber non ha più tenuto il ritmo dei primi 7 mesi di stagione dove era sempre nei quarti di finale in ogni torneo che disputava e un progressivo affaticamento dovuto un po’ alla stanchezza, un po’ a un calo di motivazioni, l’ha portata a vincere appena 6 partite fino al Master di Singapore. Poco prima, l’improvvisa separazione tra i due e una tempistica che non poteva essere considerata normale: all’inizio della settimana di vigilia, un comunicato della tedesca annunciava la fine della collaborazione per mancanza di idee comuni su come procedere. Potevano esserci divergenze sulla preparazione per il 2019, ma il motivo non era tale da interrompere un rapporto cominciato con Angie che era, metaforicamente, in rovina, e farlo soprattutto senza neppure concludere la stagione assieme e poi dirsi “addio”.
Poteva forse esserci un problema economico, con un accordo iniziale stipulato sulla base di un anno e problemi al momento del rinnovo. Questa ipotesi sembra poter combaciare con la tempistica e con l'”annuncio” di Bollettieri. Rumors vorrebbero che quando i due si sono trovati a discutere del possibile rinnovo contrattuale Fissette avesse in mano una proposta da parte di Azarenka che ha spinto il belga a chiedere (molto) di più di quello che Kerber voleva (o poteva) offrire. Difficile pensare fosse una cifra congrua a un rinnovo con aumento dello stipendio mentre è facile immaginare che Fissette abbia alzato la posta in palio. D’altronde la storia dell’allenatore parla chiaro: tolta Clijsters e (se vogliamo) Azarenka stessa, non ha mai passato più di una stagione con le altre giocatrici. Successe con Lisicki, Halep, ora con Kerber, prima con Konta. Con Petra Kvitova ci fu una prova di qualche mese, con Alona Ostapenko soltanto una settimana a Linz nel 2016, con Sara Errani addirittura appena qualche giorno di allenamento a fine di quella stagione con un accordo che sembrava ormai trovato mentre poi lui decise di scegliere la corte della britannica con un colpo a sorpresa che nessuno avrebbe immaginato.
Difficile parlare di “scippo” di coach da parte della bielorussa, anche se la dinamica pende verso questa direzione. Fissette, molto più probabilmente, ha deciso in maniera autonoma quale fosse la soluzione migliore dopo aver avuto un primo colloquio con l’ex numero 1 del mondo e aver messo Kerber di fronte a un bivio: o più soldi, o avrebbe lasciato, forte dell’altra offerta e di una storia che lo ha sempre portato a fare cambi di panchina quasi improvvisi, come in questa circostanza.
Oltre a lui, Azarenka ritrova anche Fabrice Gautier, fisioterapista che ha cominciato a seguire la bielorussa appena dopo l’addio di Sam Sumyk (nel gennaio del 2014) e rimase con lei fino al momento in cui annunciò la pausa dal tour per maternità. Una reunion che sa tanto di all in finale: il prossimo anno sarà quello dei 30 e serve un cambio di rotta importante per tornare a sentirsi competitiva, con l’aiuto anche della buona sorte per gli eventi estranei alla vita sportiva.