[20] N. Osaka b. [17] S. Williams 6-2 6-4
È storia, ma non quella che gli oltre ventimila spettatori dell’Arthur Ashe Stadium avevano sperato. Naomi Osaka ha battuto, a tratti dominato, Serena Williams che nel secondo set ha perso la pazienza dopo un malinteso con l’arbitro Carlos Ramos e ha cominciato a innervosirsi fino ad arrivare all’insulto pesante, chiamandolo “ladro” e arrivando addirittura al game di penalità sul 6-2 4-3 e servizio per la sua avversaria.
Una partita quasi difficile da raccontare per quanto avvenuto in quelle concitate e nervosissime fasi finali di secondo set dove la statunitense, subito un warning per aver ricevuto consigli dal suo coach Patrick Mouratoglou, ne ha subito un altro all’inizio del sesto game quando Osaka era al servizio sul 2-3 per riequilibrare la situazione dopo aver recuperato il break di ritardo. Quel secondo warning le è costato un punto di penalità e siccome nel dialogo avuto al cambio campo sul 2-1 Serena, discutendo, aveva capito che il warning le era stato tolto. Da lì è cominciata un’escalation che non si è più fermata fino ad arrivare alle polemiche, alle offese, e al game di penalità che ha “facilitato” una vittoria che Osaka stava comunque meritando.
Questo forse è il dato più importante, perché la partita era nelle mani della numero 20 del seeding anche quando ha subito, Naomi, il primo break dal match di ottavi di finale contro Aryna Sabalenka, sul 6-2 2-1 di questa partita. Il problema, per lei, è che la sua serata magica è stata rovinata da un finale di partita in cui lei non aveva alcuna responsabilità, ma il suo stato d’animo è sembrato essere estremamente infelice. Per come si è fatta conoscere, Naomi è una ragazza molto timida ed educata, che non ha mai nascosto quanto Serena sia il suo più grande punto di riferimento nella vita. Sognava vivere una serata come questa, ma molto probabilmente (anche se non lo ammetterà mai) è la più dispiaciuta per l’andamento finale. Non ha esultato più di tanto, e in questo è stata molto simile alla Osaka che ha vinto a Indian Wells, ma sentire i fischi molto sonori di tutto l’Arthur Ashe all’inizio della premiazione deve essere stato emotivamente molto brutto tanto che si è limitata a pochissime parole, ringraziando chi l’ha seguita ma concentrandosi molto sul proprio team, su chi l’ha portata a essere lassù con quella coppa in mano. Lei, prima giapponese (maschi e femmine) regina di un torneo Slam.
Non era questa la serata che voleva, nonostante lei stesse fin lì facendo una finale impeccabile. Non aveva mai colpito due volte lo stesso tipo di palla, non c’era quasi mai stato un colpo centrale, ma sempre alla ricerca di angoli stretti con colpi carichi di spin quel tanto che serviva per far muovere ancor di più una statunitense in grande difficoltà dall’inizio, con tanti errori e un doppio fallo sulla palla che ha dato il primo break della partita a Osaka. Naomi era quasi impeccabile nel suo piano tattico, e aiutata da un servizio sempre molto efficace riusciva a controllare con agilità ogni situazione. A inizio del secondo, con Serena che cercava di rientrare, ha gestito molto bene la pressione fino alla sbavatura che poi le è costata il break per il 3-1 in favore dell’avversaria, che non riusciva però ad allungare.
Gli ultimi game sono stati vissuti più di nervi che di altro, ma anche lì Osaka non ha mai perso la concentrazione sulla sua partita, quella chiusa in modo impeccabile. Nel post partita Patrick Mouratoglou, coach di Serena Williams, ha ammesso ai microfoni di ESPN le proprie colpe. Forse Serena non lo aveva visto mentre gesticolava facendole cenno di andare più spesso in avanti, ma il gesto c’è stato ed è stato ripreso dalle telecamere. In tutto questo caos, una ragazza di neanche 21 anni è diventata campionessa Slam. Qualcuno lo ha notato?
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