Sulla scia dell’impresa parigina di Marco Cecchinato che appare incredibilmente ispirato anche sull’erba (è in semifinale a Eastbourne), l’Italia del tennis in campo maschile sembrava destinata a partire di gran carriera anche a Wimbledon dopo che 7 italiani su 8 partecipanti alle qualificazioni, erano approdati al turno decisivo per l’ingresso nel main draw. Ce l’hanno fatta solo in due: Stefano Travaglia, che ripete l’impresa dello scorso anno vincendo il derby decisivo con Giannessi, e Thomas Fabbiano, che ha rispettato il pronostico essendo partito come testa di serie numero 16. Niente da fare oltre che per Giannessi anche per Napolitano, Vanni, Sonego e per il 33enne Bolelli che non è riuscito a ripetere il risultato dello scorso anno, quando superò le qualificazioni e anche il primo turno del tabellone principale.
A rimpolpare la truppa azzurra ci ha pensato la dea bendata: Lorenzo Sonego infatti è stato ripescato come lucky loser e sarà l’ottavo italiano nel main draw. Un numero mai visto prima ai Championships. Fino a quest’anno infatti sette presenze azzurre nel tabellone principale di Wimbledon rappresentavano il record per l’Italia, ottenuto già 7 volte nella storia del torneo:
Come si evidenzia dalla tabella, alla quantità non ha fatto riscontro la qualità giacchè nelle 7 circostanze nessun tennista azzurro è andato oltre il terzo turno. Ci sono state edizioni del torneo più soddisfacenti.
Al di là delle imprese di Pietrangeli (semifinalista nel 1960 e nei quarti nel 1955) e del leggendario De Morpurgo, anch’egli nei quarti nel 1928, anche l’Era Open iniziata nel 1968 ci ha consegnato i quarti di finale di Adriano Panatta, che ancora oggi rimpiange la sconfitta inaspettata subita per mano dell’americano Dupre dopo essere stato avanti 2 set a 1, e di Davide Sanguinetti rispettivamente nel 1979 e nel 1998 oltre agli ottavi di Gianluca Pozzi nel 2000 e di Andreas Seppi più recentemente nel 2013.
Speriamo quest’anno di coniugare quantità e qualità e stabilire magari una performance record.
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