Giornata di quelle che riconciliano col tennis quella di domenica 3 giugno 2018. Forse in omaggio al re della terra rossa che oggi ha compiuto 32 anni, tre delle quattro partite sono state ricchissime di emozioni e almeno una, quella di Thiem e Nishikori, di livello tecnico altissimo. E anche la quarta partita in fondo non è andata sprecata, perché non tanto il risultato – che Djokovic vincesse non era certo improbabile – quanto il modo con cui è arrivato – senza nessun patema – ci ha forse restituito se non proprio l’implacabile dominatore dei tempi che furono, almeno un giocatore molto forte che può giocarsi le sue carte fino alla finale.
Ma andiamo con ordine, la giornata si era aperta con il confronto tra Zverev e Khachanov e in molti pensavano che dopo i patemi delle giornate scorse questa volta il tedesco avrebbe avuto meno difficoltà. Manco per idea, perché il russo ha giocato una delle sue migliori partite anche se forse non sarebbe bastata senza l’aiuto di Sascha. Così, dopo che Zverev aveva vinto il tiebreak, la partita invece di “aprirsi” si è ulteriormente complicata perché non solo Khachanov ha vinto agevolmente il terzo set, ma si è trovato addirittura ad avere due palle per andare avanti di un break nel quarto. Non era il match point di Dzumhur ma parente abbastanza stretto. Lì si è capito da che parte stanno gli dei, perché il nastro che poteva decretare l’uscita di scena del numero 3 del mondo ha deciso invece di fargli un favore aiutandolo ad annullare lo svantaggio. Si è capito che a quel punto Zverev avrebbe raggiunto il suo primo quarto di finale in uno slam, magari soffrendo un altro po’ ma con la partita finalmente ben indirizzata.
In contemporanea era iniziato uno show di Dominic Thiem. L’austriaco, tante volte deludente, ogni tanto ha delle giornate in cui semplicemente non sbaglia mai. E se in queste giornate è in grado di ridurre all’impotenza Nadal sulla terra rossa figuratevi cosa può fare col povero Nishikori, che ha finalmente risolto i suoi problemi fisici ma che rimane un po’ in convalescenza. Il giapponese si è ribellato alla dura lezione che gli stava impartendo Thiem, giocando due set bellissimi che però non sono bastati.
Thiem-Zverev è una partita che arriva un po’ presto e che avrebbe meritato il palcoscenico della semifinale, ma è anche il frutto dell’incostanza di rendimento di Thiem, che si trova indietro nel ranking. Sarà una partita molto importante, soprattutto per Thiem. Ma sarà anche la partita che ci farà comprendere se questi tre recuperi di Zverev indicano una raggiunta maturità agonistica o, viceversa, sono stati agevolati dal valore relativo dei suoi avversari. Zverev dovrebbe arrivare stanco e di Thiem abbiamo detto che non sempre riesce a mantenere un elevato standard di rendimento. Come finirà è imperscrutabile e non è il caso di fare troppo affidamento sul risultato della finale di Madrid di un mese fa, quando fu Zverev a vincere senza neanche troppa fatica.
Ma naturalmente la giornata di oggi è storica per il tennis italiano. L’impresa del palermitano Marco Cecchinato è infatti destinata a rimanere negli annali e c’è persino da dire che a differenza di altre non è stata neanche troppo agevolata da “buchi” clamorosi in tabellone. Cecchinato si è trovato di fronte le due teste di serie della sua parte e li ha battuti abbastanza nettamente. Forse Goffin non stava benissimo, forse Carreno Busta non è nel momento migliore della carriera, ma non sono due vecchie stelle in decadenza. Cecchinato ha patito le pene dell’inferno nel primo turno contro un mezzo matto come Copil, che per due set non gli ha fatto praticamente vedere palla, ma poi ha via via acquistato sicurezza, e il modo con cui ha chiuso il match di oggi fa il paio con l’autorevolezza mostrata con Carreno Busta. Adesso per il palermitano c’è Djokovic e il pronostico appare chiuso. Curiosamente Djokovic sarebbe stato l’avversario che avrebbe dovuto incontrare anche l’ultimo italiano arrivato ai quarti di finale di uno Slam, Fabio Fognini. Era un ben altro Djokovic e Fognini non riuscì a giocarsela, ma soprattutto Cecchianto esce fuori da un tabellone ben più complicato di quello. Tutte cose che ci consentono di conservare un briciolo di speranza, che sarà tanto più grande quanto Cecchinato non sarà già soddisfatto. Il suo torneo l’ha già vinto, ma speriamo che non lo pensi.
In tutto questo non si può non sottolineare come mentre la parte bassa del tabellone ha offerto match che si ricorderanno negli anni la parte alta sembra un discreto “500” al quale partecipa la star, rafa Nadal ovviamente. Certo, del Potro potrà creare qualche problema, Cilic è pur sempre il finalista dell’Australian Open ma gli avversari di Nadal nella strada verso la finale si chiamano, con tutto il rispetto, Marterer e chi la spunterà tra Schwartzman e Anderson. Non proprio un cammino impossibile. In fondo questo potrebbe essere un vantaggio per Fognini, che con Cilic non parte battuto ma neanche tanto favorito. I due non si affrontano da sette anni e quindi i precedenti contano poco, conta forse un po’ di più che Fognini non ha mai battuto un top5 in uno Slam. Però c’è sempre una prima volta. Se dovesse farcela l’Italia avrebbe due rappresentanti nei quarti di finale, roba da non crederci. Era già capitato nel 1973, quando Pilic si occupò di sistemare prima Bertolucci nei quarti poi Panatta in semifinale. Ma allora i primi due turni del Roland Garros si giocavano al meglio dei tre set, quest’impresa sarebbe decisamente più significativa.
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