Ci sarà anche Danielle Collins al via della prossima stagione tennistica. La statunitense, che concluderà il 2024 in top-10 dopo gli ottimi risultati della prima parte di stagione, prenderà parte con la maglia degli Stati Uniti alla United Cup che inaugurerà l’anno nuovo tra Sydney e Perth. La notizia è che la finalista dell’Australian Open […]
02 Mag 2018 13:00 - Extra
See you next year, molto più che una frase fatta
Dare appuntamento ad una prossima volta, nel caso del tennis solitamente all'anno prossimo, significa che quel luogo ti ha lasciato più di qualche partita vinta, persa o anche solo osservata da spettatore. Raccogliere le emozioni ed elaborarle non è semplice ma ci abbiamo provato.
di Simone Milioti
dal nostro inviato a Barcellona (sull’aereo del ritorno)
La fine di un’avventura, e il conseguente ritorno a casa, è sempre la parte peggiore. Parlando di un torneo è lo stesso, ti ritrovi a passeggiare per il Club di sera ormai quasi deserto, passi un’ultima volta davanti a quei luoghi che hai frequentato assiduamente in pochi giorni, se sei nostalgico abbastanza vuoi dare un ultimo sguardo al campo, teatro degli incontri, per scoprirlo magari diverso una volta svuotato da campioni e tifosi.
Che tu sia un giocatore, un addetto ai lavori o uno spettatore le emozioni saranno sempre forti e simili, “see you next year” ci vediamo l’anno prossimo, non è un caso che i giocatori salutino quasi sempre così e magari tu non lo dici (sai a chi importerebbe) ma lo pensi. Ci rivediamo l’anno prossimo caro torneo, perché fondamentalmente sono stato bene, perché non dovrei voler tornare?
Ovviamente per un giocatore le emozioni sono amplificate, nel preciso momento in cui perde o se è il fortunato che trionfa, tutto in una volta il suo cervello fa un download di ciò che sono stati i sui giorni trascorsi lì. Si aggiungeranno anche le sensazioni, positive o negative, che dipendono da come ti sei relazionato con l’ambiente o anche semplicemente se il pubblico ti ha preso in simpatia o meno.
Per chi invece non è giocatore il distacco arriva lentamente, dal giorno in cui metti piede nel Villaggio fino a quando (tu conosci il momento preciso) te ne andrai. Se hai la fortuna di stare tutta la settimana gradualmente tutto scema, i primo giorni ci sono tante partite, troppe, c’è tanto movimento, tanti giocatori; pian piano tutto diventa meno: meno campi su cui si gioca, meno giocatori che restano al Club, meno partite logicamente e meno novità riguardo all’andamento del torneo stesso. Puoi presagire già chi batterà chi perché li hai già visti giocare e sai che, ad esempio, Tsitsipas a meno di super giornata di grazia contro un Nadal sotto al 50% delle sue possibilità forse avrebbe avuto una qualche chance, di far partita non vittoria.
Il torneo di Barcellona in sé è stato un buon torneo. Ai nastri di partenza parecchi giocatori di alta classifica, tanti spagnoli che in Spagna non fanno male, il campione uscente, il giocatore di casa e il numero uno del mondo, gli ultimi tre coincidono. Se non bastasse il torneo si è sviluppato su una bella storia da raccontare, quella di Stefanos Tsitsipas alla prima grande affermazione in carriera, che è andato a sbattere in finale contro un’altra Storia, quella di Rafa Nadal su cui abbiamo scritto già parecchio.
Tirando le somme torneo migliore per gli organizzatori non poteva esserci, abbiamo avuto anche il match del torneo, quello di Dimitrov contro Jaziri, emozioni a mille, tie-break decisivo tirato e match point salvati da entrambe le parti. cosa volere di più? Credo nulla, per un 500 tutto questo è già tanta roba, se dovessero assicurarci che il prossimo anno vivremo un’edizione simile, unita all’accoglienza del torneo e al fascino del club che lo ospita, non avremmo alcun dubbio a rivederci (sul serio) l’anno prossimo.