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Roland Garros: pochi problemi per Camila Giorgi, gran rimonta di Cecchinato, fuori Chiesa e Seppi

C. Giorgi b. G. Min 6-3 6-4 (eddi)

Primo turno agevole per Camila Giorgi che comunque sembra lontana da una condizione accettabile. Per fortuna la sua avversaria di oggi, Grace Min, non era davvero in grado di opporre resistenza mostrando enormi imbarazzi soprattutto in risposta. Camila si è limitata a partire forte e poi affidarsi al servizio, anche se pure lei in risposta è stata largamente insufficiente. Giusto per non perdere le abitudini, nel primo set la marchigiana è riuscita a fallire due set point consecutivi commettendo due doppi falli di fila, anche se poi ha chiuso con un servizio vincente e un ace. Secondo set che è filato via più liscio, chiuso senza problemi alla prima opportunità, ancora grazie ad una rispsota qualsiasi della Min. Adesso per la Giorgi ci sarà una tra la Sevastova e la Duque-Marino.

Cecchinato b. Copil 2-6 6-7 7-5 6-2 10-8 (Gianluca Atlante)

Tre ore e quarantuno minuti di lotta. In rimonta, come la più ardua delle cime da scalare. Da gregario incallito, fregandosense di tutto e tutti. Anche e soprattutto del vantaggio iniziale del suo dirimpettaio, di Marius Copil, nazionalità rumena, avanti di due set e con il match in mano sul campo numero 16 del Roland Garros: 6/2 7/6. Negli Slam, però, le tappe sono ardue, difficili talvolta dal portare a termine. Insomma, non c’è nulla di impossibile, tantomeno rimontare due set. Sta dio fatto che Marco Cecchinato da Palermo c’è riuscito. Trovando modo e tempo, dopo un inizio in sordina, di risalire la china, di mettere insieme un set dopo l’altro, fatto di sudore e fatica. Ha vinto il terzo per 7/5, trovando il break decisivo proprio al dodicesimo gioco, è andato via liscio nel quarto, dove il suo avversario ha accusato il colpo e nel quinto è rimasto sul pezzo dall’inizio alla fine, anche quando sul 7/7 il buon Copil ha avuto il merito di annulargli due palle break. Qualcosa di prezioso e di utile, però, l’aria parigi del Bois de Boulogne l’aveva confezionata a regola d’arte e al 17esimo gioco di un interminabile quinto set, il break si è materializzato, oseremo dire, in un amen. Il successivo gioco, un qualcosa che la preda che azzanna, difficilmente molla. Servizio e diritto vincente con braccia al cielo per la goia: 2/6 6/7 7/5 6/2 10/8 in tre ore e quarantuno minuti.

Bencic b. Chiesa 3-6 7-6 (2) 7-5 (Gianluca Atlante)

Ci sono cinque matchpoint che pesano sul groppone, ma ci sono ottime possibilità che la ragazza, alla fine, riuscirà ad uscire fuori dal guscio e a restituire linfa vitale al movimento del “tennis in gonnella” nostrano. Parliamo di Deborah Chiesa che sul campo numero 8 del Roland Garros ha cullato il sogno di dare un seguito all’ottimo percorso delle “quali”. Contro la svizzera Belinda Bencic, vincitrice insieme a Federer della Hopman Cup a gennaio, la giovane tennista azzurra è andata ad un passo dalla sua prima vittoria in un main draw dello Slam. Sul 6/3 5/4 e 40-0, la tennista elvetica ha finito per inventarsi l’impossibile, aiutata anche da un tennis, in quel momento, sin troppo in difesa dell’azzurra.

Tre matchpoint uno dietro l’altro, due a seguire, prima di finire inghiottita dalla scudocrociata che ha finito per trascinarla al tie break. Una volta vinto il secondo set, la tennista elvetica è rimasta sul pezzo, così come l’azzurra, trovando via libera dopo due ore e quarantotto minuti di gioco: 3/6 7/6 (2) 7/5 il punteggio finale di un match che, inutile nascondelo, ha lasciato molto amaro in bocca alla Chiesa, alla quale però non si può assolutamente rimproverare nulla. Ci ha provato l’azzurra ed è andata davvero ad un passo da una vittoria che avrebbe senz’altro meritato, ma questo è il tennis, crudele quanto basta per farla capire che, comunque, la strada intrapresa è quella giusta.

Gasquet b. Seppi 6-0 6-2 6-2

Non c’è stato match, nemmeno lontanamente. Un rullo compressore si è abbattuto sul povero Andreas Seppi che, dalle parti del Bois de Boulogne, ha collezionato pomeriggi memorabili, ai limiti dell’exploit, come quando nel 2012 si issò sino agli ottavi di finale, prima di andare avanti due set a zero contro Novak Djokovic e perdere in cinque. Sei anni fa, non sono una vita, ma il tennista azzurro, oggi, sul “Suzanne Lenglen”, è sembrato essere davvero la brutta copia di quel giocatore ammirato in un torneo davvero bello ed entusiasmante. Richard Gasquet ha fatto quel che ha voluto, rendendo imbarazzante il match. Ha giocato il francese, alla sua maniera, trovando modo e tempo per tirare fuori dal cilindro ogni sorta di meraviglia tennistica e Seppi ha finito per restare lì a guardare: 6/0 6/2 6/2 in un’ora e ventisei minuti, ancor prima della pioggia, ancor prima di tutto. Un primo turno amaro, dove in campo c’è stato un solo giocatore, il transalpino, che ha reso, per se, tutto facile e per l’altoatesino, tutto molto difficile, impossibile.

Redazione

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