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22 Mag 2018 06:47 - Extra
Le sessioni serali che separano i “Masters 1000” dagli Slam
Roma ne è l'esempio più recente, ma da Madrid fino ai 1000 americani le sessioni serali che si concludono a notte inoltrata non fanno bene al tennis. Di certo non avvicinano i Minors ai tornei dello Slam, visto che i giocatori non apprezzano questo trattamento che bene non gli fa.
di Simone Milioti
dal nostro inviato al Foro Italico
Non ce ne voglia il torneo capitolino ma la questione di voler diventare il quinto Slam sta un po’ sfuggendo di mano a tutti i tornei Masters 1000 del circuito. Se gli Slam sono i Majors, va da sé che i Masters 1000 quindi siano Minors, non è una pura megalomania. La questione centrale è che il torneo dello Slam si spalma su due settimane, con un giorno di riposo tra un match e un altro. Il Masters 1000 invece è in genere condensato tutto in una settimana, con le eccezioni di Indian Wells e Miami che durano una settimana e mezza. Questa significa che i giocatori, a partire dal mercoledì, devono giocare ogni giorno. Finisce quindi con l’assumere un ruolo rilevante la programmazione degli incontri. Giocare il primo incontro della giornata o l’ultimo del serale può significare arrivare all’incontro successivo con 5-6 ore in più, o in meno, di riposo. In tempi passati essere costretti a sospendere per l’oscurità attenuava questi problemi, ma col passare degli anni l’aver installato in quasi tutti gli impianti più importanti dei 1000 di tutto il mondo l’illuminazione, per evitare di lasciare partite a metà, ha prodotto come effetto collaterale l’inserimento di una sessione serale, utilizzata per aumentare visibilità e guadagni.
Così venerdì sera a Roma, durante la giornata dei quarti di finale, mentre Halep e Garcia erano in campo, quasi un’ora dopo l’orario indicato sul programma del giorno, in sala stampa è giunto un annuncio: “Non ci saranno altre conferenze stampa dell’ATP per oggi.” Tradotto: quando Halep avrebbe chiuso seguita da Zverev e Goffin impegnati nell’ultimo match di giornata al termine della loro sfida non ci sarebbe stata la consueta conferenza stampa post match almeno per il vincitore. Annuncio fatto dopo che Djokovic aveva finito la sua, di conferenza stampa, in cui si era lamentato: “Perché secondo voi sono arrivato in ritardo in conferenza stampa? Ho passato gli ultimi 30 minuti a discutere di ciò, ma non parlo di questo torneo, parlo in generale in tutti i tornei. Non è la prima volta che mi capita di finire tardi, non è nemmeno la prima volta che lo faccio notare.”
Djokovic si era lamentato perché il giorno dopo avrebbe giocato contro Nadal che aveva finito il suo match addirittura 6 ore prima. La toppa messa dall’organizzazione, non sottrarre ulteriori ore al riposo, in questa luce è stata ovviamente opportuna. Non puoi finire all’una del mattino, perdere un’altra ora per la conferenza stampa e ritrovarti a giocare il giorno dopo ad ora di pranzo. Ma il problema naturalmente rimane. E non riguarda solo Roma, che oltre al caso Goffin-Zverev ha avuto anche quello Gavrilova-Muguruza, che un qualche giorno prima avevano chiuso alle due del mattino. La settimana prima anche al 1000 di Madrid è capitato di sforare la mezzanotte. E capita anche nei mille nord americani. Ma come risolvere il problema? Bisogna andare incontro ai giocatori e quindi non fargli fare orari che forse neanche in un torneo di quarta categoria sarebbero pensabili, programmandoli contemporaneamente in campi diversi, oppure andare incontro alle varie organizzazioni e tifosi che giustamente vogliono vedere più partite possibili e pazienza se qualcuno viene avvantaggiato rispetto ad un altro?
Uno dei problemi è che non puoi sapere con certezza quali partite andranno per le lunghe. Quando i direttori programmano i match sui campi probabilmente chiudono entrambi gli occhi e sperano che vada tutto bene. Non potevano immaginare che Sharapova e Ostapenko al venerdì sarebbe stata la seconda partita più lunga dell’anno della WTA e posticipato l’inizio di Djokovic e Nishikori. Si arriva al paradosso che mentre negli Slam europei la sessione serale non esiste, nonostante i giocatori abbiano il giorno di riposo tra un match e l’altro, nei “1000” si giocano addirittura due partite che cominciano, nella migliore delle ipotesi, dopo le 19.30. Rinunciare alla sessione serale è verosimilmente oneroso per le organizzazioni dei vari “1000”. E naturalmente l’ATP e la WTA avranno monetizzato la disponibilità a prolungare l’impegno dei loro associati durante le ore serali. Certo che sperare di non finire tardi, che non ci siano troppe domande in conferenza, di prendere sonno rapidamente, e che, soprattutto, il fisico sia in grado di recuperare rapidamente le energie, sembra eccessivo. E il prezzo da pagare può essere l’impoverimento del programma del giorno successivo, con partite sbilanciate e di livello tecnico molto modesto. Negli ultimi sette anni, compresa l’edizione del 2018, a Roma la finale è stata vinta da chi il giorno prima aveva giocato nella sessione diurna. Ma chissà se questo importa al pubblico e agli organizzatori. L’importante era vedere, il sabato ad esempio, Djokovic-Nadal, se poi uno dei due non sta in piedi, che importa?