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18 Apr 2018 07:30 - Extra
La Francia traballa ma “squadra che vince non si cambia”. Grande attesa in Germania
Semifinali di Fed Cup. In Francia Yannick Noah non ha mai contattato Caroline Garcia per ricucire lo strappo e puntando solo su Kristina Mladenovic si è consegnato agli USA, con 3 top-20 e una forte doppista. Atteso grande spettacolo tra Germania e Repubblica Ceca.
di Diego Barbiani
Yannick Noah non è un personaggio banale. Fin dal suo ritorno nella sfera delle nazionali francesi non ha mai avuto remore a imporre le sue idee decidendo prima per l’esclusione di Gael Monfils dalla squadra maschile di Coppa Davis, prima della semifinale del 2016 persa a Zara contro la Croazia, poi di Nicolas Mahut poche ore prima del sorteggio della finale del 2017 vinta contro il Belgio. Dallo scorso anno ha preso anche posto sulla panchina della nazionale femminile e la prima mossa è stata quella di costruire un muro nei confronti di Caroline Garcia, ostruzione che continua tutt’ora. Pur di non convocarla e di non cercare di ricostruire rapporti malamente lacerati, lo stesso Noah ha deciso di andare avanti con una formazione di sole 3 giocatrici. Come ha detto all’Equipe Pierre Cherret (direttore nazionale della federazione francese) alla vigilia della delicatissima semifinale contro gli USA: “Squadra che vince non si cambia”.
Conviene riallacciare il filo e toccare ogni tasto di una vicenda nota ma non sufficientemente chiara. La Francia lasciava la Fed Cup del 2016 andando a un passo dal successo in una delle finali più belle dell’intera competizione. Amelié Mauresmo guidava una squadra che partiva contro la Repubblica Ceca senza i favori del pronostico ma la stessa Garcia tenne in piedi il risultato vincendo i due singolari contro Petra Kvitova e Karolina Pliskova. Nel doppio decisivo lei e Kristina Mladenovic persero due set tiratissimi e la delusione fu comunque tale da lasciare una ferita importante. Mauresmo lasciò i ranghi di capitano per entrare in maternità, l’intero gruppo si sfaldò. Garcia annunciò di volersi prendere un anno di pausa per concentrarsi sulla propria carriera e si sollevarono venti burrascosi. In Francia in quello stesso periodo doveva essere eletto il nuovo presidente federale e Bernard Guidicelli annunciò delle liste di giocatori e giocatrici che non avrebbero potuto permettersi di disertare la nazionale, pena la squalifica fino a 5 anni dalle competizioni nazionali.
TANTO NERVOSISMO TRA LE DUE: QUALCOSA DA SUBITO NON TORNAVA
Garcia e Mladenovic continuarono a giocare assieme per i primi tornei del 2017 ma c’era una tensione sempre più evidente tra le due. Alla prima di Noah sulla panchina, contro la Svizzera, Garcia era assente. Le uniche transalpine in campo erano Mladenovic, Cornet e Parmentier, e alcune frasi sibilline pronunciate nel post partita della domenica sembravano espressamente dirette a Garcia, accusata (ma mai nominata) di non avere a cuore la causa francese. Mladenovic chiarì che lei si riferiva a Oceane Dodin, paragonando il comportamento menefreghista della giocatrice classe 1996 con quello molto più disponibile di Amandine Hesse, quest ultima con un ranking molto inferiore e che per essere parte del team ha rinunciato a 2 settimane di tornei che potevano aiutarla a migliorare un ranking che la vedeva ancora fuori dalla top-200. Dodin, come si è visto anche a Miami, rimane comunque una ragazza dal carattere tutt’altro che semplice: in Florida voleva mollare tutto perché non si perdonava di aver perso 7-5 al terzo contro Simona Halep o a Melbourne, qualche anno fa, quando perse un’altra partita molto lunga e incerta contro Karolina Pliskova (6-4 al terzo per la ceca) piangeva come una disperata fuori dalla sala della conferenza stampa e si rifiutava di fare la conferenza stampa (obbligatoria). Fu convinta dopo oltre mezz’ora dal rappresentante WTA che cercava il modo di calmarla.
Kiki, nella semifinale di doppio dell’Australian Open 2017 persa contro Andrea Hlavackova e Shuai Peng, fu parecchio distante da Caroline al contrario della grande unione che le aveva accompagnate per tutta la stagione precedente. Sembra che ci sia stata una discussione proprio a seguito dell’outing fatto da Garcia sul suo futuro nella squadra francese. Non era la prima volta che le acque si animavano: durante le Olimpiadi di Rio de Janeiro arrivarono con il grado di favorite alla medaglia d’oro e persero malamente al primo turno, incolpando poi la federazione francese per non averle avvertite che i vestiti dovevano essere uguali. Vennero sospese, poi riabilitate in tempo per permettere loro di essere in campo in finale.
Guidicelli prometteva battaglia, Noah ha subito usato il pugno duro, Mladenovic si stava ergendo a faro della nazionale vista la superiorità che stava mostrando sulle connazionali a inizio 2017. Le voci giravano incontrollate nell’ambiente francese, addirittura si è ipotizzato che anche “Kiki” fosse intenzionata a prendersi una pausa dalla nazionale alla fine del 2016. Poi, viste le reazioni nei confronti di “Caro”, sarebbe tornata sui suoi passi e da lì le due sarebbero arrivate allo scontro frontale. Condizionale quantomai d’obbligo visto che non è trapelato nulla di ufficiale dai diretti interessati o dai rispettivi team ma alla fine, qualunque sia la ragione, questo scontro sembra esserci stato. Le due continuarono a giocare assieme accentuando probabilmente le loro avversità, arrivando alla separazione con un sms e a una nuova discussione avvenuta negli spogliatoi di Indian Wells, dove Kristina ha rinfacciato all’ormai ex compagna di doppio la decisione di lasciarla senza una vera motivazione. Se l’era legata al dito in maniera molto pesante, tanto da rinfacciarle poche settimane più tardi, in un’intervista all’Equipe, la mancanza di educazione scolastica al contrario suo. Fu il punto di non ritorno. Da lì in poi una ha continuato con la linea di chi vuol apparire superiore (“Se vorrà tornare in squadra bene, noi non le correremo dietro”), l’altra faceva quella che se ne fregava altamente, finendo la stagione al numero 7 del mondo con in bacheca due titoli molto importanti come Wuhan e Pechino e la partecipazione alle Finals di Singapore dove arrivò in semifinale.
IL FUTURO È GRIGIO, E NOAH HA LE SUE COLPE
La squadra francese si è sfaldata: Garcia e Mladenovic, assieme, garantivano possibilità di competere con le nazionali più forti. Senza di loro, e senza Alizé Cornet in attesa di una sentenza sulla vicenda delle 3 assenze ai controlli anti-doping a sorpresa, il team non ha futuro. Servirà un vero miracolo contro gli Stati Uniti, perché aggrapparsi alla sola Kiki costringe lei a dover vincere per forza 3 punti su 3 visto che la seconda, Parmentier, non si è mai avvicinata al tennis di alto livello e ancor messo Hesse, che un anno dopo è appena dentro la top-200.
Noah ha sempre lasciato che gli avvenimenti seguissero lo scorrere della corrente, senza provare a intervenire e a ricucire lo strappo. Cornet, che ha preso parte alla catena di “LOL” twittati in modo di scherno dalle transalpine a inizio aprile 2017 quando Garcia fu convocata contro la Spagna (mossa strategica per far passare la FFT come figura che cercava di dare una mano alla propria atleta quando in realtà fu un modo per metterla ulteriormente spalle al muro), poco più tardi tornò sui suoi passi: “Non eravamo grandi amiche prima, non lo saremo ora, ma sono pentita del mio gesto e vorrei provare a far tornare Caroline in squadra”. Il suo desiderio non si realizzò e a nulla servì neppure l’intervento di Thierry Champion prima a fine 2017, poi in Australia: Garcia, secondo un’intervista del papà a metà febbraio all’Equipe, vorrebbe tornare ma non vedrebbe l’ambiente adatto. A darle manforte, il fatto che dopo tutti i problemi di un anno fa Noah non abbia mai cercato di contattarla personalmente, ribadendo anche dopo la sfida contro il Belgio la sua preferenza per Mladenovic. Il problema è: se Kiki da sola può bastare contro una derelitta Spagna priva di Carla Suarez Navarro e Garbine Muguruza, o contro il Belgio (dove già le transalpine arrivarono al set decisivo del doppio di spareggio), è quasi impossibile che la vicenda si ripeta contro gli Stati Uniti.
Le campionesse in carica godono di 3 top-20 e una doppista in passato al numero 1 del mondo della categoria come Bethanie Mattek Sands. Le frecce di Kathy Rinaldi sono tantissime e se anche Madison Keys sull’erba non sembra adattarsi benissimo, Sloane Stephens adora questa superficie e CoCo Vandeweghe è imbattuta in Fed Cup da 13 sfide tra singolare e doppio. Mladenovic potrebbe anche vincere i due singolari, ma a quel punto si ritroverebbe nel doppio a fronteggiare Vandeweghe e Mattek Sands. Sia Parmentier che Hesse sarebbero l’anello debole su cui si andrebbe a puntare per tutto il tempo. E affiorano forse ancor più rimpianti, per la Francia, se si pensa che quando le due nazionali si affrontarono l’ultima volta (nei playoff del World Group del 2014) Garcia vinse i 3 punti battendo prima Stephens, poi Keys, poi Stephens e Keys nel doppio decisivo (lei in coppia con Virgine Razzano, vista l’assenza di Mladenovic).
LA PORSCHE ARENA PER LA RIVINCITA DELLA GERMANIA
Nel 2014 Germania e Repubblica Ceca si affrontarono in finale e le emozioni vissute nel primo singolare della domenica avevano dannatamente il sapore di sfida spareggio sul 2-2. Petra Kvitova e Angelique Kerber fecero una delle loro sfide più belle e tirate, con tanti capovolgimenti e equilibrio alla fine totale. Martina Navratilova sbuffava in tribuna, sofferente forse anche più di quando era in campo, nel vedere Petra che sul 5-4 e servizio al terzo non chiudeva nei primi 3 match point, il pubblico pienamente dentro la partita tra cori, tamburi e trombette. Se anche Kvitova avesse perso, la Germania si sarebbe trovata indietro 1-2 e la strada per completare la rimonta era molto lunga, ma quel match creò una sorta di microcosmo: chi vinceva prendeva tutto, o almeno quello è sembrato a chiunque rivedendo quelle tre ore di partita al cardiopalma. Vinse Kvitova, 7-6(5) 4-6 6-4, con la Repubblica Ceca che conquistò il terzo titolo negli ultimi 4 anni, il primo di una serie di 3 consecutivi. Quattro anni più tardi le due squadre si ritrovano, non più alla 02 Arena di Praga ma alla Porsche Arena di Stoccarda, che in quanto a clima previsto sugli spalti non ha nulla da invidiare (lo scorso anno, nel torneo WTA, ci fu il tutto esaurito per la finale di doppio) ed entrambe le formazioni arrivano con le migliori scelte: Julia Goerges e Angelique Kerber le singolariste tedesche (Goerges pronta nel caso di 2-2 per il doppio con Anna Lena Groenefeld) e dall’altra parte Karolina Pliskova e Petra Kvitova, con Barbora Strycova e Katerina Siniakova pronte per il doppio. Inutile girarci attorno: se vogliamo cercare lo spettacolo, Stoccarda is the place to be.