Durante l’Australian Open il sito internet statunitense TMZ aveva comunicato che il tribunale della California dove ad agosto scorso Billy McKeague si era rivolto chiedendo l’affidamento del figlio del figlio avuto con Victoria Azarenka aveva espresso parere favorevole alla tennista bielorussa. Il caso non aveva giurisdizione né nello stato occidentale né in tutti gli Stati Uniti d’America, dunque l’unica via era attenersi a quanto stabilito dal tribunale di Minsk che aveva dato esito favore della tennista. C’era però un periodo di 3 settimane di tempo in cui l’ex compagno, assieme ai suoi legali, poteva progettare una strategia per presentare ricorso e alla fine, come era prevedibile, questa battaglia legale sarà diretta verso un processo d’appello.

È stato un portavoce della federtennis bielorussa a dare l’annuncio al sito bielorusso pressball.by. Per questo motivo, nonostante la wild-card e l’ottimismo (stavolta fondato) di vederla al via al torneo di Doha, Azarenka è stata costretta a rinunciare. È stata la terza circostanza in questo 2018 in cui “Vika” ha dovuto cancellarsi da un torneo: Auckland e l’Australian Open in gennaio, ora Doha. È già stata annunciata come wild-card a Indian Wells, torneo in California, e lei stessa ha fatto un video-messaggio per dirsi molto felice dell’opportunità. La sensazione naturale è che più passa il tempo più ci si avvicini alla conclusione della vicenda, ma ancora non possiamo scrivere la parola “fine”.

A conti fatti, Azarenka non può lasciare la California perché vuole rimanere vicina al figlio, alla quale la scorsa estate in via cautelare è stato proibito di lasciare lo stato nord-americano. Da madre, di conseguenza, ha dovuto mettere da parte la propria carriera per concentrarsi solo su quello.