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23 Gen 2018 16:09 - Extra
Edmund, la scuola svedese, la svolta emotiva
Cos'è successo a Kyle Edmund agli Australian Open? La svolta è tecnica ma non solo: la spiegano il nuovo coach, una nuova convinzione, i dritti devastanti in campo. Qualche giovane sta davvero arrivando.
di Rossana Capobianco
C’erano parecchi attesi a questo primo Slam dell’anno.
Nick Kyrgios, che ha fatto bene ma ha mancato la prova del nove perdendo da Dimitrov; lo stesso bulgaro, vincitore delle Finals; Chung, vincitore delle NextGen Finals e già in quarti a Melbourne, carneade di Novak Djokovic; Zverev, inchiodato ancora a uno scoglio enorme e invalicabile che si chiama 5 set; tra questi però non c’era Kyle Edmund, tra i giovani sempre un po’ snobbata: forse l’aria da british slavato e poco appealing, nessuna bizza sul campo, fin qui nessuna vittima importante su un campo importante. Eppure, qua e là, lampi di Edmund si erano già visti.
Niente che però facesse supporre questa esplosione, il raggiungimento delle semifinali in uno Slam, una convinzione in campo e un dritto che lascia i buchi per terra.
Merito, a quanto pare, oltre che della maturità e del lavoro, ancora della famigerata scuola svedese: dalla fine della scorsa stagione infatti Edmund si è affidato a Fredrik Rosengren, ex coach di Norman e di Soderling, la cui partnership poi è risultata vincente.
L’off season è servita soprattutto a due cose: al potenziamento del servizio, con un cambio tecnico decisivo per permettere al britannico di evitare gli alti e bassi alla battuta; il dritto, che a detta di Rosengren “tirava preoccupandosi che fosse quello giusto da mettere in campo, invece di usarlo come una vera arma”. Chiunque abbia guardato il biondissimo Kyle durante queste due settimane si sarà chiesto cosa fosse successo alla potenza del suo tennis, ora così evidente, a tratti devastante.
Tuttavia, quello che maggiormente è cambiato in Kyle Edmund è l’approccio al tennis e alle partite: la pressione di cui fai a meno, il sollievo di trovarsi in campo a fare quello che più ama fare, giocare a tennis.
“Sono certo che questa sia stata la vera svolta: puoi giocare bene, colpire al meglio. Ma se non sei contento e ti angosci in campo questo non conta”, ribadisce il coach svedese.
Probabilmente quello di Edmund, nuovo numero 1 britannico da lunedì, non sarà solo un exploit passeggero. I giovani, alla fine, stanno arrivando.