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10 Dic 2017 16:16 - Commenti
Cosa ci aspettiamo da Novak Djokovic?
I mesi di assenza del serbo dal tour si sono consumati tra incertezze e poco allenamento: la decisione su Stepanek ha poi lanciato la sua rincorsa a un 2018 di rilancio. I dubbi però rimangono.
di Rossana Capobianco
Mesi lunghi, mesi di silenzio, silenzi poi interrotti, vicende poco chiare, decisioni: si allena, non si allena, ci sarà a Melbourne o no?
E poi il gomito, chissà come sta. E la testa, sarà di nuovo libera, di nuovo cattiva, ancora lucida o è andata per sempre?
Troppe domande, tanti dubbi. Nelle ultime settimane, però, Djokovic sembra aver messo le cose a posto, alcuni punti fermi, altre situazioni ancora incerte, tutto, però, in attesa di prove concrete.
Anche un documentario, prodotto da PrimeVideo di Amazon, cancellato proprio verso la fine dopo tanti soldi spesi dalla produzione pare per delle scene, delle informazioni che secondo Djokovic e la famiglia di Djokovic è meglio non vengano fuori, con conseguenti polemiche e strascichi.
Radek Stepanek, da tempo amico di Nole, si è aggiunto al team di consiglieri/allenatori insieme ad Andre Agassi, che può seguire il serbo soltanto poche settimane in una stagione; il ceco, appena ritiratosi, sarà invece presenza fissa nel box di Novak, che potrebbe beneficiare dello spirito competitivo e sempre parecchio combattivo di Stepanek. Non tanto tempo fa lo stesso si dichiarava possibilista nel seguire Nick Kyrgios, a cui è molto vicino, una volta appesa la racchetta al chiodo. La “chiamata” di Djokovic è invece stata decisiva e ha anche spinto l’ex numero uno del mondo a riprendere gli allenamenti da fine Novembre, dopo mesi di riposo e incertezze.
Resta da verificare come si adatterà il modo di essere “spartano” di Radek a quello del Guru Imaz, qualora dovesse ancora essere spesso presente nel team di Nole: personalità e atteggiamenti molto diversi, difficili da far convivere. È certo che però Djokovic al momento avrebbe più bisogno di una spinta “cattiva” e grintosa tipica del ceco, con la speranza per il serbo di non fare troppa confusione tra consigli diversi: creare armonia in un team è difficile, ancora di più se ci sono personalità decise.
La scelta di Novak richiama in qualche modo quella di Federer con Ljubicic, da sempre grande amico dello svizzero che ha saputo “convincere” Roger di una necessità assoluta di un gioco diverso che ha pagato e non poco nel 2017: dopo l’era degli ex grandi campioni, i coach migliori sembrano essere quelli con cui si è condiviso molto sul tour negli anni.
Che Djokovic sarà?
Difficile dirlo. A Melbourne sarà di certo una variabile impazzita, che i top potranno incontrare prima del solito e per questo ancora più pericoloso. D’altra parte, però, Novak ha sempre avuto bisogno di ritmo e convinzione per esprimersi al meglio e difficile Doha basti come “riscaldamento” in questo senso.