20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
16 Ott 2017 12:36 - Commenti
Federer e Nadal, conta la… pancia
Le analisi della sacra rivalità tra lo svizzero e lo spagnolo cambiano in continuazione. E sempre più spesso c'è chi sostiene in contrario di ciò che sosteneva un minuto prima.
di Luigi Ansaloni
È sempre stupendo vedere come nello sport, forse più che nella vita in generale, giudizi e opinioni che fino al minuto prima erano granitiche, certezze assolute che nemmeno morto sarebbero state smontate, diventino spazzatura il minuto dopo.
Nel calcio un giocatore, un allenatore, una squadra vive davvero di minuti e di secondi, di attimi dove tutto può essere ribaltato improvvisamente. Icardi non segna su azione da 3-4 partite e soffre gli schemi di Spalletti che non lo fanno rendere come lui vorrebbe, 90 minuti dopo Icardi diventa il più letale bomber degli ultimi 10 anni grazie a tre gol che decidono il derby. Dybala ha raggiunto ormai Messi tra i più grandi al mondo (“Non è poi troppo lontano, al massimo…”), Dybala non tocca palla a Barcellona, quello fa due gol e 90 minuti dopo il n.10 della Juventus diventa poco più di un dilettante. E così via, sempre e per sempre.
Nel tennis, tutto questo, è forse un poco più complicato. O meglio: non è più complicato, ma la tempistica è diversa. Ovvero: il tifoso dello sport della racchetta più famoso al mondo, probabilmente per il fatto di essere più di nicchia, rispetto a quello calcistico, è probabilmente più “riflessivo”, non dico più esperto ma ci mette di più a cambiare idea, opinione e così via. Forse perché sa benissimo che certi risultati, certi prestazioni sono dovuti a dei determinati fattori oggettivi, dato anche che non si tratta di una squadra ma di un singolo, male che vada di un singolo che gioca contro un altro singolo, l’avversario. Analizza un po’ di più il complesso delle cose, diciamo così.
Dunque, prima di gridare al miracolo o buttare qualcuno o qualcosa nella spazzatura, passa un po’ più di tempo. Tutto vero, tranne forse in un caso: quello della rivalità tra Federer e Nadal. Ovvero quando il tennis diventa curva calcistica e i tifosi si trasformano in ultrà.
Dopo la vittoria dello svizzero contro lo spagnolo a Shanghai, la quarta consecutiva in questo 2017 (la quinta se contiamo Basilea 2015), ho potuto notare, non senza sorridere (per non dire farmi due grosse risate) che improvvisamente il cavallo di battaglia dei supporters di Nadal nel dimostrare il dominio e quindi la relativa “maggiore grandezza” del maiorchino sull’elvetico, ovvero gli scontri diretti, improvvisamente non sono più un metro di giudizio così insindacabile.
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E non perchè Federer abbia raggiunto o superato Nadal (siamo ancora 23-15 per lo spagnolo, quindi ancora ben distante dal pareggio), ma semplicemente perchè “in fondo i numeri non contano o non spiegano tutto”, includendo che “nemmeno i titoli dello slam contano”. Insomma, ora dicono praticamente ciò che i tifosi di Federer hanno sostenuto per anni, solo che invece quest’ultimi ora sostengono l’esatto contrario, cioè che “ma sì, sapete che c’è? I numeri contano”, mostrando una sorta di tabella che dimostra come senza gli scontri sulla terra (15 in totale, 13 a 2 per lo spagnolo), gli head to head sarebbero praticamente alla pari (11-9 Federer sul cemento, 2-1 Federer sull’erba). Anche questo calcolo sarebbe, diciamo così, fantasioso, visto che anche la terra è una superficie bella importante del tennis, ma tant’è.
Dunque, cosa conta davvero per stabilire il più grande, il più forte, il GOAT, come si sente spesso dire? Più passa il tempo, più mi convinco che l’unica cosa che vale davvero per stabilire una cosa del genere sia… la pancia. Quando due grandissimi, come in questo caso, sono così vicini, appaiati, non ci sono mezzi per stabilire una preferenza certa, se non appunto il gusto personale, la passione, anche l’irrazionalità. Qualsiasi discorso della campana opposta ti sembra stupido e intollerabile. Per questo, alla fine, a decidere chi sia il più grande per ognuno di noi, è quella cosa che, magari, guardandoci allo specchio, vorremmo “buttare giù”. Una volta per tutte.