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29 Ago 2017 07:31 - Commenti
Pensate: questo in fondo è solo l’inizio
In un torneo femminile così atteso e dai mille spunti, il day-1 dello US Open va in archivio con tantissima adrenalina da smaltire. Sullo sfondo, ovviamente, le lacrime di gioia di Maria Sharapova.
di Diego Barbiani
Settimane di preparazione, attese, spunti, riflessioni, non ci hanno comunque permesso di prepararci ad un day-1 così intenso, bello, emozionante. Il torneo femminile dello US Open è stato anticipato da tanti temi: il numero 1 in ballo in una incredibile corsa a 8, il primo Slam da numero 1 di una tennista ceca, il rientro di Maria Sharapova dopo 19 mesi in un Major, le conferme di Garbine Muguruza, le difficoltà di Simona Halep, il diciannovesimo US Open di Venus Williams, la favola di Allie Kiick.
Noi, appassionati prima che tifosi, vorremmo sempre avere giornate così. O meglio, nottate. Quando si fa a gara per resistere al sonno anche se il giorno dopo c’è il lavoro che chiama, lo studio, gli impegni della vita quotidiana. La notte stoppa il tempo e ci catapulta a seguire le nostre emozioni. Le stesse, solo “leggermente” più accentuate, che Maria Sharapova ha lasciato andare sull’Artur Ashe dopo l’ultimo errore di Halep: inginocchiata sul terreno di gioco, con 15000 persone in piedi a dedicare a lei (ma anche alla rivale) una doverosissima standing ovation. Un match che farà la storia, anche se non sarà considerato allo stesso modo di una finale. La russa aveva bisogno di una serata così, di una vittoria così, e questa è arrivata quando forse meno se l’aspettava: “Due settimane fa non avevo idea se sarei veramente riuscita a giocare”. Così ha proferito, in sala stampa, col volto visibilmente segnato da chi ha sfogato tutte le sue lacrime non solo in campo, ma anche nello spogliatoio.
Dopo tutte le difficoltà, i problemi, le frasi dette e non dette, Sharapova è riuscita a tornare protagonista per un’impresa costruita sul campo, in uno scenario dove non perde mai: 18 su 18 sul centrale di Flushing Meadows quando il sole tramonta e si accendono le luci della sera, tirata a lucido con un completo scuro ricco di brillanti, che ricorda moltissimo quello del 2006. E chissà che non possa ripetersi la cabala che la vide poi trionfare ai danni di Justine Henin. Ora la sua parte di tabellone, almeno il quarto, è già sgombro delle teste di serie più importanti. Se saprà reggere a due settimane di grande tennis (ancora non è stata testata così tanto dal rientro) potrà diventare veramente pericolosa. Intanto, però, è giusto godere (noi, appassioanti, per lo spettacolo offerto) e lasciarla godere di una giornata come non le capitava da almeno un paio d’anni.
Per Halep c’è da registrare il nuovo fallimento. E viene difficile chiamarlo così visto che di fronte c’era una delle più forti giocatrici degli ultimi 13 anni, ma questa sconfitta dovrebbe segnare la fine delle sue chance di diventare numero 1. Ne ha avute, eccome. Con questa siamo a 4, forse 5, dipende come volete considerare la sconfitta di Eastbourne contro Caroline Wozniacki, visto che si sarebbe giocata la leadership nella semifinale contro Heather Watson. Oggi ha dato tutto, come sempre. Ha riaperto un match che sembrava chiuso, quasi come quello dello scorso anno contro Serena Williams, in un secondo set che ha ricordato tantissimo quello di oggi con le numerose palle break salvate all’americana, dodici mesi fa, ed alla russa, oggi. Come dodici mesi fa, è stato fatale l’avvio di terzo set: allora poteva andare 2-0 e servizio, con una statunitense in bambola, oggi ha subito concesso l’allungo alla russa.
Oltre ad Halep, però, è fuori anche Johanna Konta. Per la seconda volta in stagione, la britannica esce al primo turno di un Major. Per i più “nerd”, è una grande notizia che a sconfiggerla sia stata Aleksandra Krunic. Chi ricorda (e chi non ricorda deve autopunirsi) il 2014 saprà di cosa stiamo parlando: una giocatrice che allora veniva da due semifinali in stagione in tornei ITF (Praga, 100.000 dollari, e Trnava, 75.000), senza una sola partita a livello WTA disputata se non le 2 nel WTA International di Bucharest, tradizionale evento post-Slam dove quasi tutti i big sono fuori ed il campo di partecipazione è molto “profondo”. Poi New York. La favola che sembrava non voler finire. From zero to hero. Passate le qualificazioni ha battuto Katarzyna Piter, Madison Keys e Petra Kvitova, allora numero 4 del mondo. Vinse anche un set contro Victoria Azarenka, vinse il punto del torneo, fece innamorare il pubblico dell’Artur Ashe, un branco di pazzi molto in linea con i tifosi dello sport statunitense: tutti i piedi nei momenti importanti. Sei negli ultimi secondi di un match di NBA e la squadra di casa sta difendendo un vantaggio di 1 punto? Tutti in piedi a urlare “difesa! difesa!”. Sei nel tie-break decisivo e mancano pochissimi punti alla fine? Non sono pochi quelli che si alzano e non si siedono, come vorrebbe l’uso del caso. Atmosfera unica, che fa arrabbiare a volte, ma che trasmette tantissimo ai protagonisti in campo. Come si può ammutolire un pubblico di circa 20.000 persone?
Krunic si è ripetuta, 3 anni dopo, con un match dove non ha mai smesso di credere di potercela fare. Anche quando le situazioni nel terzo set sembravano riportare alla mente i ricordi dei tanti match buttati nel passato, come quel dritto così tenero sul 2-1 e palla del 3-1 che ha dato tutto il tempo a Konta di giocare un passante vincente per poi riprendere il break e portarsi avanti. Non era l’Ashe ma il Grandstand. Poco male. Di nuovo standing ovation per la serba nel momento in cui doveva servire per il match, turno di battuta cominciato con un ace, lei che è alta poco più di un metro e sessanta. Ivo Karlovic chi?
Cinque teste di serie fuori nella prima giornata: la numero 2, Halep, la numero 7, Konta, la numero 21, Ana Konjuh, la numero 23, Kiki Bertens, la numero 32 Lauren Davis. Quattro di queste sono nel quarto di finale che avrebbe dovuto essere di Halep e Konta: oltre a loro due c’erano anche Konjuh e Davis. La giocatrice che dovrebbe prendere il posto nei quarti, dalla parte della britannica, sarà probabilmente una tra Julia Goerges, Dominika Cibulkova e Sloane Stephens, avversarie al prossimo turno. Sotto, invece, salgono veritiginosamente le quotazioni di Sharapova: ora Timea Babos per poi affrontare una tra Sackia Vickery e Sofia Kenin ed al quarto turno una tra Anastasija Sevastova, Shuai Peng, Kateryna Kozlova o Donna Vekic.
Da oggi Garbine Muguruza diventa la giocatrice con più chance di diventare numero 1 del mondo, se non altro perché è la prima inseguitrice di una Halep ormai ferma. 95 punti l’attuale distacco, che vuol dire ottenere almeno gli ottavi di finale (dipenderà poi dai risultati delle altre 6 giocatrici coinvolte). Ying Ying Duan colpisce molto forte, ma non è suppportata da un adeguato footwork. Diventa molto interessante il terzo turno, forse più se dovesse affrontare Kristyna Pliskova. In quel quarto, comunque, è pieno di nomi interessanti: Petra Kvitova, Caroline Garcia, Venus Williams, Caroline Wozniacki. Ed è solo l’inizio.