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Wimbledon: il torneo femminile decolla con degli ottavi super

Il torneo femminile di Wimbledon è più solido che mai. Al Roland Garros sembrava dominasse il caos, poi ai quarti si trovarono 5 delle prime 8 della Race, un’ottima sesta “incomoda” (Caroline Garcia), una che a Parigi raggiunge almeno i quarti di finale dal 2015 (Timea Bacsinszky), una delle migliori giovani in circolazione (Jelena Ostapenko) che ha finito per vincere il titolo). La situazione, si può dire, si è già ripetuta sui prati di Church Road e con un turno di anticipo. Al quarto turno, luogo che dovrebbe appartenere alle prime 16 del seeding, abbiamo: Angelique Kerber (numero 1), Simona Halep (numero 2), Elina Svitolina (numero 4), Caroline Wozniacki (numero 5), Johanna Konta (numero 6), Svetlana Kuznetsova (numero 7), Agnieszka Radwanska (numero 9), Venus Williams (numero 10), Jelena Ostapenko (numero 13), Garbine Muguruza (numero 14). 8 delle prime 10, 10 delle prime 16. 8 delle prime 10 della Race, 10 delle prime 16. Le altre 6: Victoria Azarenka (il jolly), CoCo Vandeweghe e Caroline Garcia (le conferme), Ana Konjuh (la più giovane), Magdalena Rybarikova e Petra Martic (le sorprese). Difficile chiedere di meglio, anche se rimane l’amarezza di aver perso per strada due grandi giocatrici come Petra Kvitova e Karolina Pliskova.

Il livello è molto alto anche nel secondo della fila di Slam “aperti a chiunque” secondo la maggior parte degli addetti ai lavori. Non è aperto a chiunque, ma c’è una logica dietro ogni risultato. È vero, manca Serena Williams, ma il torneo è più vivo che mai e (a dispetto di tutte le partite maschili disputate finora sui campi centrali) ha offerto le migliori prove: Pliskova-Rybarikova, Konta-Vekic, Watson-Azarenka, anche Radwanska-Bacsinszky. Equilibrio, spettacolo, incertezza. Nonostante ciò, ancora, si danneggia l’immagine di tutto il torneo femminile raggruppando 6 partite di ottavi in contemporanea come primi match sui vari campi nel Manic Monday. L’ultima volta avete detto che non si trattava di sessismo la mancanza di rispetto avuta verso Ostapenko, rimasta a girovagare per il circolo fino a poco prima delle 8 di sera prima di avere una risposta su quale campo avrebbe dovuto fare il suo esordio. Bene, adesso: Kerber-Muguruza, numero 1 del mondo contro finalista del 2015, spedita sul campo 2 assieme ad Azarenka-Halep; la neocampionessa Slam Ostapenko sfida Svitolina, numero 5 del mondo, sul 12. Continuate dunque convinti che sia tutto bello e tutto perfetto.

La prima settimana si è conclusa tra tante belle partite, alcune delle quali hanno vista protagonista la numero 1 del mondo. Destinata al 90% a perdere il trono, Kerber ha trovato tre vittorie di fila, di cui le ultime due soffrendo e bagnandosi di umiltà come difficilmente vedrete fare ad una leader in futuro. Lo diciamo da tanto: non sarà un regno da ricordare, sebbene lo US Open sia stato vinto quando ufficiosamente era già numero 1, ma vederla finalmente lottare e vincere grazie alla propria grinta ed alle proprie intuizioni nei momenti decisivi (la palla corta per salvare la palla del 6-6 nel secondo set contro Kristen Flipkens, la rimonta da 4-6 2-4 e palla del 2-5 Shelby Rogers) sono una boccata d’ossigeno non da poco. Il confronto con Muguruza sarà molto tosto, ma almeno adesso non avremo le stesse sensazioni di quando scese in campo contro Konta a Eastbourne, quando era quasi certa una sua sconfitta. La spagnola, comunque, è quella venuta dalle affermazioni più nette, un po’ per avversarie comunque al di sotto del suo livello, un po’ per la serenità che Conchita Martinez, questo torneo nel suo box, le sta dando. Per aggiungere ancora più valore, le due giocarono a Wimbledon proprio nel 2015 e vinse Muguruza, in tre set. Ebbene, il primo parizlale fu, a mani basse, il più bello dell’intera stagione. Ancora, però, non avendolo posizionato su un campo principale non troverete alcunché di highlights.

Nell’ottavo sotto, Kuznetsova cercherà di raggiungere i primi quarti di finale dal 2007, dieci anni fa. La russa partirà molto favorita contro Agnieszka Radwanska, finalista nel 2012. Un po’ i precedenti, 13-4, un po’ perché a dispetto degli ottavi persi a Parigi contro Wozniacki, Kuznetsova ci arriva dopo tre partite senza perdere set al contrario della polacca, per due volte ad un punto dalla sconfitta contro Christina McHale al secondo turno e indietro di un set contro Timea Bacsinszky al terzo.

Wozniacki, invece, non ha mai raggiunto i quarti di finale. Sconfitta per 5 volte al quarto turno (nel 2009 da Sabine Lisicki, nel 2010 da Kvitova, nel 2011 da Dominika Cibulkova, nel 2014 da Barbora Strycova, nel 2015 da Muguruza) la danese incrocerà CoCo Vandeweghe, cliente molto scomoda negli ultimi anni a Wimbledon ma con l’aggravante, a suo sfavore, della scarsa erba rimasta sui prati londinesi. La statunitense, semifinalista in Australia, ha compiuto fin qui un percorso abbastanza pulito non fosse stato per il secondo set contro Alison Riske, dove conduceva 4-0 ed ha finito per farsi riaggancare, salvo comunque vincere 6-2 6-4. Wozniacki ha sofferto tanto contro Anett Kontaveit, ma era una situazione immaginabile da tutti, meno il fatto che l’estone non riuscisse a chiudere il secondo set nonostante le due chance avute.

Chi vince avrà la vincitrice dell’ottavo delle sorprese, di cui abbiamo già parlato ieri approfonditamente: Petra Martic, che punta a diventare la prima qualificata ai quarti da Kaia Kanepi nel 2010 (l’estone tra l’altro bruciò una grande chance di fare semifinale, perdendo 8-6 al terzo da Kvitova, bruciando un vantaggio di 5-1), e Magdalena Rybarikova, che prima di oggi aveva un record a Wimbledon di 2-9.

Tra Ana Konjuh e Venus Williams sarà una sfida tra tre generazioni diverse. 17 gli anni di differenza delle due, primo confronto assoluto, sulla superficie preferita di entrambe. La croata ha eliminato Lisicki e Cibulkova dimostrando grande condizione fisica, mentre Venus ha faticato tanto contro Qiang Wang ed ha giocato alla pari contro un’altra nata nel 1997, Naomi Osaka. Molto interessante, perché potrebbe portare nel caso di vittoria croata alla certezza di una delle più giovani semifinaliste ai Championships degli ultimi anni o, nel caso dell’ex numero 1 del mondo, ad una nuova sfida con più di 10 anni di differenza. Appena sotto, infatti, si trovano Ostapenko e Svitolina. Tantissima curiosità verso questa partita, la prima in assoluto tra le due che hanno giocato qualche volta il doppio e che stanno vivendo il loro miglior momento: la lettone viene dal trionfo a Parigi, l’ucraina da 4 titoli nei primi 5 mesi. La prima potrebbe fare meglio di Victoria Azarenka nel 2012, quando nello Slam successivo al primo titolo si fermò al quarto turno. La seconda potrebbe mettere in cascina un nuovo importantissimo risultato anche in ottica numero 1 a fine stagione.

Johanna Konta, nel frattempo, punta a far meglio di Laura Robson, che nel 2013 si fermò al quarto turno. Una sua vittoria contro Caroline Garcia, comunque tutt’altro che scontata, riporterebbe una britannica tra le prime 8 nel torneo di casa. A quel punto la tensione diventerebbe veramente alle stelle. Per la francese invece, che non ha ancora perso set fin qui, l’opportunità del secondo quarto di finale Slam dopo il Roland Garros, nella prima circostanza in cui superava il terzo turno (alla ventesima apparizione in un Major). La vincitrice, qui, troverà una tra Victoria Azarenka e Simona Halep. Una sfida, questa, che solo ricollegarla al quarto di finale allo US Open 2015 mette in frenetica attesa dei primi punti. Fu un match, a New York, fantastico, con la bielorussa che veniva dal match più bello dell’intera stagione, quello contro Kerber. Qui la ex numero 1 del mondo ha superato tre partite non banali, soprattutto quella contro Heather Watson al terzo turno, che già aveva fatto benissimo a Eastbourne dopo due anni di buio. La rumena, invece, a cui mancano due vittorie per essere numero 1, ha concesso zero set fin qui, ma viene da un incontro vinto contro Shuai Peng tutt’altro che agevole.

Ringraziando gli organizzatori che impediranno la completa visione di almeno un terzo del programma, non possiamo che augurarci un grande lunedì di tennis.

Diego Barbiani

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