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23 Mag 2017 09:09 - Extra
Statistiche della settimana: a Roma il futuro diventa presente, Sascha Zverev
Alexander Zverev è il protagonista della settimana, con la vittoria di Roma fa il suo ingresso in top ten ed è il più giovane vincitore di un Masters 1000 dal successo di Novak Djokovic a Miami nel 2007.
di Giancarlo Di Leva
L’edizione 2017 del Masters 1000 di Roma verrà ricordata per aver scritto una pagina importante del tennis mondiale del terzo millennio. Dopo le avvisaglie di Madrid con Thiem in finale e altri due esponenti della Next Generation nei quarti (Zverev e Coric), a Roma si è rotta quella membrana fin qui molto resistente che impediva al futuro di esplodere e diventare presente. Ci ha pensato il talento in assoluto più promettente tra gli under 21 in circolazione, Alexander Zverev che, senza farsi minimamente suggestionare dall’importanza dell’evento e dalla caratura degli avversari incontrati, ha di fatto dominato gli avversari, tutti di buona caratura, compreso due top ten, Raonic nei quarti e soprattutto Djokovic. In una finale tutto sommato deludente si è palesata l’incapacità dell’ex n.1 del mondo di riuscire ad arginare la potenza del sevizio e l’incisività dei colpi del giovane tedesco in grandissima fiducia: sostenuto dal servizio (84% di punti dalla prima), Zverev è stato impeccabile per tutto il match senza subire il benché minimo sbandamento, facendo sì che l’ex numero uno del mondo non riuscisse a procurarsi neanche una palla break.
Zverev diventa così, a 20 anni appena compiuti, il più giovane vincitore in un Masters 1000 da quando proprio Djokovic vinse Miami nel 2007 (a 19a9m) e interrompe una striscia di 6 vittorie nei Masters 1000 dei Fab Four che durava dal torneo di Shanghai dello scorso anno. Sulla terra rossa in particolare l’unico tennista capace in precedenza di violare l’egemonia dei “mitici 4” negli ultimi 11 anni era stato Stan Wawrinka che nel 2014 si impose a Montecarlo superando Federer:
*Fino al 2008 il terzo 1000 su terra (all’epoca Masters Series) si giocava ad Amburgo e non a Madrid.
Sascha Zverev è il primo tennista tedesco ad imporsi tra le statue del Foro Italico. Le migliori performances alemanne finora erano state le semifinali raggiunte da Haas nel 2002 (sconfitto da Agassi) e in precedenza, nel 1994, da Becker, sconfitto da Sampras.
Grazie al successo di ieri Zverev irrompe tra i primi dieci del ranking (probabilmente in anticipo rispetto alle previsioni della maggior parte degli addetti ai lavori) con un balzo molto significativo dal diciassettesimo al decimo posto, soppiantando Goffin che vi era rientrato solo 4 settimane fa dopo una prima fugacissima apparizione di una settimana il 20 febbraio scorso.
Nella Race il tedesco sale addirittura al quarto posto (dal dodicesimo) e si candida autorevolmente per le ATP Finals di Londra.
Gli organizzatori della prima edizione delle ATP Next Generation Finals che si svolgerà Milano dal 7 all’11 novembre e che ha in Zverev il protagonista di gran lunga più atteso, hanno di che preoccuparsi giacché, la settimana successiva a quella, sono in programma le ATP Finals di Londra e Zverev potrebbero essere più probabilmente diretto verso la capitale inglese.
L’edizione di quest’anno degli Internazionali d’Italia verrà ricordata anche per essere la prima in cui la testa di serie numero 1 di entrambi i tabelloni di singolare è stata eliminata all’esordio. In particolare nel tabellone femminile, dove la Kerber ha subito una pesantissima sconfitta per mano della sorprendente estone Kontaveit (4-6 0-6), l’evento non era mai accaduto in passato.
A proposito di teste di serie, Zverev risulta la testa di serie più bassa (16) a vincere il torneo dal 2003 allorché fu l’unica volta in cui addirittura si impose un tennista non compreso nel seeding: lo spagnolo Felix Mantilla (numero 47 in classifica) che a sorpresa superò in finale Roger Federer che inaugurò in quell’occasione la serie di 4 finali disputate a Roma e conclusesi tutte amaramente.
I numeri del torneo maschile:
4- i tornei vinti da Alexander Zverev in 6 finali disputate in carriera: San Pietroburgo nel 2016 e quest’anno Montpellier, Monaco e Roma. In precedenza nel 2016 era giunto in finale anche a Nizza e a Halle.
4– le finali consecutive disputate da Djokovic a Roma, meglio di lui solo Nadal
5– le volte in cui la testa di serie numero 1 è stata eliminata all’esordio: 1995 Sampras (battuto da Santoro), 1997 Sampras (battuto da Courier), 2003 Agassi (battuto da Ferrer), 2010 Federer (battuto da Gulbis), 2017 Murray (battuto da Fognini).
7– le edizioni del Master 1000 di Roma in cui il campione uscente è stato eliminato all’esordio, in ben 3 circostanze l’artefice della sconfitta è stato un italiano:
8– le finali giocate da Djokovic a Roma (di cui 4 vinte), una in meno di Nadal che ne ha vinte 6.
8– i tie break giocati da Isner in 13 set giocati nel torneo: bilancio 6 vinti e 2 persi
17– la striscia di matchs vinti da Nadal a partire da Montecarlo e interrotta nei quarti per mano di Thiem
24– il ranking di Isner , primo semifinalista non compreso tra le testa di serie dal 2013 quando vi riuscì il francese Paire (n.36 della classifica).
44– le finali di tornei Master 1000 disputate da Djokovic, una meno di Nadal: entrambi ne hanno vinte 30
101– gli ace messi a segno da Isner nei 5 matchs disputati
Torneo femminile:
Aria di gioventù anche nel torneo femminile dove, grazie anche a un po’ di fortuna, si è imposta a sorpresa la ucraina Elina Svitolina, numero 8 del seeding. In realtà sia in semifinale che in finale la tennista ucraina ha beneficiato degli infortuni delle sue avversarie. In semifinale la Muguruza è stata costretta al ritiro dopo 5 games,quando era sotto 4-1, mentre in finale la Halep che aveva vinto 12 dei 13 incontri disputati su terra battuta quest’anno e che puntava alla doppietta con Madrid, si è infortunata alla caviglia alla fine del secondo set, dopo aver vinto il primo e nel terzo set non è riuscita più ad essere competitiva.
Resta comunque una vittoria meritatissima per la Svitolina che, con i risultati positivi che sta inanellando in questa stagione, ha acquistato molta più autostima, il che le consente di evitare gli alti e bassi che caratterizzavano le sue prestazioni fino a qualche tempo fa. Non a caso quest’anno è l’unica tennista ad aver vinto già 4 tornei e il Premier 5 di Roma eguaglia il trofeo più importante vinto a Dubai qualche mese fa. Con questo risultato ottiene il suo best ranking salendo dal decimo al sesto posto, mentre nella Race addirittura balza in testa con un salto di 10 posizioni piazzandosi davanti a Karolina Pliskova e a Johanna Konta. Per la cronaca la numero 1 del mondo, Angelique Kerber, occupa al momento la 13sima posizione.
Una menzione merita l’estone Kontaveit che ha raccolto lo scalpo in teoria più prestigioso, eliminando all’esordio la n.1 del mondo, Angelique Kerber, che appare attanagliata dal peso del trono e appare sempre più in crisi. La 21enne tennista di Tallin, che all’inizio dell’anno era n. 121 del mondo, a piccoli passi ma con grande tenacia, sta crescendo nel gioco ma anche in classifica. Ha avuto accesso ai tabelloni principali attraverso le qualificazioni per ben 6 volte dall’inizio dell’anno ed a Roma si è spinta fino ai quarti, dopo aver battuto oltre alla Kerber anche la esperta croata Lucic Baroni( n.21) prima di cedere alla Halep. Da oggi è n.52 del ranking.
Il torneo degli italiani
Ci siamo entusiasmati per il grande exploit di Fognini che, in versione deluxe, ha annichilito al secondo turno il n. 1 del mondo Andy Murray, più di quanto era avvenuto a Napoli in Coppa Davis 3 anni fa. Purtroppo il nostro miglior tennista, come il grande Paganini, non si ripete quasi mai. Per il resto il bilancio complessivo degli azzurri (uomini e donne) è ancora una volta molto modesto.
Nonostante una foltissima presenza di nostri rappresentanti nei tornei di qualificazioni (6 uomini e 4 donne), nessuno di loro ha avuto accesso ai main draw dove abbiamo avuto complessivamente appena 8 partecipanti di cui 6 w.c oltre a Roberta Vinci e a Fabio Fognini, gli unici a entrare di diritto in tabellone. Al tennista di Arma di Taggia va il merito dei 2 unici match vinti. Record negativo di partite giocate (10) e dato allarmante specie per le donne che negli ultimi 2 anni non hanno vinto neanche un match e che quest’anno hanno toccato il minimo storico di presenze (3).
Ma chiudiamo in positivo ripensando al cocktail di classe e di spregiudicatezza che ci ha voluto offrire il nostro miglior tennista degli ultimi 20 anni. Murray non è in grande forma e questo è noto ma è pur sempre il numero uno del mondo e nel caso specifico era campione uscente. Il nostro giocatore lo ha costretto alla resa molto prima che il match si concludesse, imponendo la propria legge dall’inizio alla fine , sciorinando una varietà di soluzioni deliziose e un anticipo sulla palla che non gli avevamo mai visto applicare con la continuità e l’efficacia di mercoledì scorso. Non pensiamo a ciò che non è stato poi contro Zverev anche se non ci sfugge il particolare che sia a Madrid che a Roma Fognini ha perso contro colui che ha poi vinto il torneo.
È la prima vittoria del tennista ligure contro un numero 1 del mondo. L’ultimo italiano a riuscire nell’impresa fu Filippo Volandri sempre al Foro Italico nel 2007 nei quarti di finale contro Roger Federer, in un match indimenticabile. Nell’Era Open sono state 6 le vittorie azzurre contro i numeri 1:
Ed ora prepariamoci ad imbarcarci nel secondo Slam dell’anno che segna il giro di boa della stagione. I motivi di interesse veramente non mancano. Personalmente, tra i tanti, ne scelgo uno: è un banco di prova di importanza estrema per gli attuali numeri 1, Murray e Kerber, chiamati a smentire chi sostiene che in fondo sono entrambi numeri 1 di serie B.