Ci sono un polacco, un brasiliano, un finlandese e un australiano… No, non è l’incipit di una barzelletta da trivio, si tratta semplicemente di doppio. Mentre il resto della combriccola rimane stipato sul Centrale io, noto anticonformista, scelgo il Pietrangeli. Forse è perché non ho il biglietto ma non stiamo a spacca’ er capello, come dicono qui.
Sul campo ipogeo è giornata di doppi e quando entro munito di hot dog e acqua pagati a peso d’oro, 7 euro e 50 comprensivi di scortesia, Kubot e Melo hanno appena perso il primo set contro Kontinen e Peers. Le tribune di marmo bianco sono deserte e degne di un fachiro, se hai le chiappe magre è una sofferenza. Poche anime in canotta e piede nudo prendono il sole mentre i contendenti sono alla pausa fra primo e secondo. Set, non portate. Ci si potrebbe confondere visto che a pochi metri da qui c’è un ristorante vegano molto fico. Ma ci vogliono tasche profonde come la Fossa delle Marianne per due trofie al pesto con ananas e mandorle. Un filetto? Roba da poveracci.
A metà secondo set Kubot spara una prima ciclonica. Sarebbe ace se di mezzo non ci fosse la nuca di Melo che si accascia semisvenuto. Per un minuto buono non si muove, poi faticosamente i suoi quasi due metri tornano in posizione. Al cambio campo un operatore tv che sembra un pirata di Mompracem si piazza con la telecamera a dieci centimetri dal brasiliano, che fa per dire qualcosa ma quando vede in faccia quella specie di Tremal Naik desiste prudentemente. Kubot e Melo scappano avanti ma si fanno riprendere e si va al tie break. Salgono 5-0, in quel momento un Solone seduto a pochi metri da me dice agli amici che tira aria di super tie break, siamo a pochi metri di distanza e ho la netta sensazione che Melo abbia sentito tutto. Un minuto dopo Peers e Kontinen rimontano come Varenne e vincono 8-6. Marcelo guarda verso il Solone, che ha però avuto il pudore di smaterializzarsi.
Si prepara il campo per l’incontro seguente, non lo perderei per nulla al mondo perché gioca Martina Hingis, la più brava di tutti eccetto Federer. Vederla giocare il doppio è un balsamo per occhi abituati ormai solo alla tambureggiante potenza del tennis di oggi. Sorridente, carismatica, per me bellissima, Martina guida con classe e sicurezza la socia di Taipeii Chan ad una comoda vittoria in due set. Spears e Srebotnik non hanno la minima idea di come si giochi il due contro due e continuano a sparare alla cieca a tutto braccio.
Martina è irridente nel suo ribattere in anticipo e senza affanno. Ad un certo punto Srebotnik tira una sassata sulla riga e attacca ma Lei e’ già lì. Lob liftato, discesa a rete, smorzata. Il match per me finisce.
Poi toccherà ai Bryan. A Martina, forse, possono allacciare le scarpe.
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