Alta definizione: una giornata con Flavia

Una giornata al Country Club di Monte Carlo in compagnia di Flavia Pennetta. E sullo sfondo Novak Djokovic alla ricerca di se stesso.

Mattinata limpida di fine inverno. Il vestito doppio petto fresco di lana blu tagliato moderno mi sta benissimo. Giacca corta quanto basta, pantaloni stretti in fondo come da tendenza imperante, non oltre i 20 cm meglio se 18. È un bel completo di marca e per ringraziare il gentile sponsor, sul bavero è apposta una quasi invisibile pin a forma di forbice da sarto, simbolo della premiata ditta. Sotto vesto una camicia tone su tone collo all’italiana, senza cravatta perché fa chic e non impegna. Dopotutto siamo su un campo da tennis, che diamine.
Scarpa derby in pelle, nero opaco assai fashion, saldi Rinascente ribasso 50%, prezzo comunque folle. Occhiale ancor più fashion, vinilico molto ma molto milanese, a correggere leggero astigmatismo. Da vicino non vedo nulla, ma un’eventuale palla da tennis in arrivo è molto piu a fuoco. Decisivi per avere più carisma e sintomatico mistero in onda, siamo qui per registrare degli speciali con Flavia Pennetta. Tra poco capirò che le lenti possono servire per altro.
La sede delle operazioni è il MCCC, su un campo allestito a studio televisivo open-air. Monte-Carlo Country Club, aristocrazia e nitore, uno degli ultimi posti al mondo fascinosi e ricchi di storia dove giuocare il tennis. Figurarsi per discettare di tennis, non ha eguali. Andiamo in scena con le nostre elucubrazioni sui tornei che verranno, la Penna non delude, è ormai un punto di riferimento. Mi fingo intellettuale mentre ascolto le sue risposte da sotto l’occhiale tattico.

Grazie a tutti, per oggi a posto così, sentenzia il regista.
Faccio per andarmene, ma la mia partner mi blocca. Dai Stefano, ormai ci siamo, facciamo due palle! Ma come, tu col pancione e io con gli abiti di scena? Futura mamma on the court contro occhialuto vestito da cresima? Proprio così, e sicuro che entrambi abbiamo il nostro coefficiente di difficoltà.
Nell’incantevole cornice monegasca, le telecamere di Sky riprendono tutto, hai visto mai venisse fuori qualcosa buono per il montaggio. Accadrà.

Sul campo adiacente, non separato da alcun tipo di barriera, compare Novak Djokovic, alle prese col suo non facile momento.
Insomma, se un drone monegasco immaginario decidesse di decollare ora, filmerebbe il seguente quadretto. Da una parte, l’ex numero uno del mondo alla ricerca del se stesso perduto, dalla cui racchetta partono siluri che lo sparring fatica a rimandare. Allenatore, preparatore fisico e fisioterapista lo seguono con apprensione, la manager supervisiona dalla sedia dell’arbitro. A pochi metri da lui, un distinto signore vestito da cerimonia che (con bello stile) indirizza innocui straccetti verso una campionessa in stato interessante.
La futura mamma, già vincitrice di Slam, per tutta risposta si diverte a spazzolarlo sulla riga di fondo, angolando ogni palla un poco più della precedente. Fino al momento in cui la Signora decide di angolare il rovescio, e non si prende. Oppure opta per la palla corta di dritto, e lo scambio finisce là. Oppure viene a fare qualche voleé, e la mette dove je pare. Dove l’elegante signore non arriva mai.

Questa sorta di allucinazione onirica basterebbe già da sé, ma qualcosa di tennis vero bisogna pur dire.
E allora, prendendo spunto proprio da uno degli argomenti trattati da Flavia in TV, eccoci al colpo speciale da utilizzare sulle superfici rapide.
Vista la recente evoluzione dei fatti, appare lampante come sul duro sia meglio giocare un tennis propositivo e basato su pochi, selezionati elementi. Non è tanto questione di potenza o velocità di palla (avercene, ci mancherebbe), quanto di velocità nel pensare. Immaginare una soluzione per prendere l’iniziativa durante lo scambio e metterla in pratica nel frattempo.
L’intraprendenza premia, specie se accompagnata da esperienza e intensità. Ormai è chiaro, il riferimento è alla nuova primavera di Roger Federer. Il colpo speciale è lui.
Difficile trovare argomenti non trattati: Ljubicic il sapiente, la pausa infortunio, il carattere, l’integrità, l’allure. Vale tutto. Ecco, a pensarci bene quel signore vestito elegante di cui si raccontava prima, scimmiottava un po’ la classe di RF.
Con un’unica differenza: il divino, per comprare quelle scarpe, difficilmente avrebbe dovuto attendere i saldi.

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