20 anni di successi: il video tributo del mondo del tennis a Rafa Nadal
02 Feb 2017 12:59 - Extra
Federer come Sampras? Macché, molto meglio
Il diciottesimo slam di Federer ha rilanciato i paragoni con il fenomenale Pistol Pete. Ma sono davvero giustificati?
di Evaristo Desio
Certo, le similitudini saltano agli occhi, a partire dal quel numero 17, così significativo soprattutto per il lettore italiano, visto che altrove sono più preoccupati dal 13 per chissà quale credenza forse legata al numero degli apostoli dell’ultima cena. E poi il legittimo padrone di casa di Wimbledon, il giocatore “classico ma fino ad un certo punto”, lo slam rivinto a distanza siderale da quello precedente, forse l’ultimo canto prima del ritiro. Ma a guardar bene le similitudini finiscono qui, perché al di là di questo le carriere dei due sono diverse come difficilmente potrebbero esserlo. Non è tanto la banale constatazione degli innumerevoli successi in più da parte dello svizzero (18 slam a 14; 302 a 286 settimane da numero 1; 89 tornei a 64; e poi le finali, le semi, il Roland Garros, i master: non c’è un solo numero in cui è avanti il buon Pete) ma proprio il diverso tipo di carriera che i due hanno avuto.
Sampras è stato numero uno a fine anno per sei volte consecutive – ecco un numero migliore di quello di Federer, che si è fermato a 5 – ma quei sei anni non sono paragonabili a nessuno di quelli di Federer. Prendiamo il 1994, forse l’anno migliore di Pete. Lo statunitense è nel suo ventitreesimo anno di vita (compie 23 anni il 12 agosto) e vince Wimbledon per la seconda volta e gli Australian Open per la prima. A Parigi si ferma ai quarti di finale, a New York addirittura agli ottavi. Vince 10 tornei in tutto, uno persino sulla terra battuta romana – altro risultato mai raggiunto da Federer – Un’annata così, per il Federer dei tempi buoni non sarebbe stata un mezzo fallimento ma quasi. Nel 2005 Federer vince due slam (Wimbledon e US Open) si ferma in semifinale a Melbourne (col match point a favore) perde in finale a Parigi, vince 11 tornei. Nel 2006 e nel 2007 fa persino meglio. Ma fa meglio anche nel 2009 e tutto sommato nel 2004. Se per Pete si preferisce il 1995 o il 1997 a livello di risultati è ancora peggio. Ai due slam vinti si accompagnano la sconfitta al primo e a terzo turno del Roland Garros (1995 la prima, 1997 la seconda) e il terzo turno dello US Open. Davvero niente di paragonabile.
Un’altra considerevole differenza riguarda la fase finale della carriera di Pete. Da Wimbledon 2000 in poi Sampras smise quasi di botto di essere competitivo. Tra quella vittoria e la successiva, appunto quella di New York del 2002, Sampras non vince neanche un torneo. Dopo Wimbledon precipita al numero 12 e non tornerà più in top10, tranne una fugacissima apparizione il 22 ottobre del 2001. Fa due finali a New York, una semifinale al master del 2000 due finali a Indian Wells e Los Angeles contro Agassi, una a Long Island contro Haas. Nel 2002 fa solo finale ad Houston dove viene battuto da Roddick. Per il resto perde da gente ben oltre la cinquantesima posizione in classifica (Gaudenzi, Kiefer, Arthus, solo per citare i primi che vengono in mente). Di nuovo, ogni paragone con Federer è senza senso. Federer ha vinto Wimbledon nel 2012 e dopo l’annus horribilis 2013 non è più sceso sotto la terza posizione, aveva fatto tre finali slam, due finali al master, vinto una coppa Davis, ma soprattutto aggiunto qualcosa come 13 titoli. Se era precipitato al numero 17 lo aveva fatto non certo sulla scia di sconfitte decisamente ingloriose, ma per via di questa “pausa di riflessione” che si direbbe non gli abbia fatto male.
Infine. L’avversario che Sampras ha battuto nella storica finale del 2002 era Andre Agassi. Fortissimo, un’altra leggenda del nostro sport. Ma anche uno che Sampras batteva praticamente sempre. Nadal era un’altra cosa.