Djokovic, Shapovalov e gli altri: lanci impuniti e legge poco uguale per tutti

Il gesto di Shapovalov che è costato al Canada l'eliminazione dalla Coppa Davis non è un caso isolato. Ma se ti chiami Murray o Serena Williams magari la passi liscia.

Siamo all’inizio del terzo set dell’ultima sfida tra Canada e Gran Bretagna valevole per l’approdo ai quarti di finale del World Group di Coppa Davis 2017. Il giovanissimo beniamino locale, Denis Shapovalov, era sotto di due set nella sfida contro Kyle Edmund, più grande di lui di appena 4 anni (il primo classe 1999, il secondo 1995) e per entrambi c’era in palio tanto: un quinto match di una sfida di Coppa Davis, quando il punteggio è sul 2-2, porta con sé dinamiche e situazioni che esulano da un qualsiasi match di tennis, che piaccia o meno questa competizione.

Shapovalov, fin lì conosciuto per il grandissimo talento e per un’ottima carriera a livello junior, è il detentore di Wimbledon, dopo aver messo in corridoio un rovescio ha perso il controllo ed ha lanciato una pallina che aveva ancora con sé. Un gesto che bisognerebbe evitare per tutti i rischi che può comportare, ma a cui ormai siamo abituati a vedere. Il problema è che stavolta è successo il danno, ed il giudice di sedia, il transalpino Arnaud Cabas, è stato colpito in pieno nell’occhio sinistro da una pallina scagliata a tutta forza. Dopo aver ricevuto i primi soccorsi ed aver applicato del ghiaccio sull’ematoma, Cabas ha decretato la fine del match e la conseguente vittoria della Gran Bretagna.

Da regolamento è tutto ineccepibile: non è possibile (o meglio, accettabile) che un giocatore metta a repentaglio la salute di qualcuno lanciando palline o racchette in un campo occupato non solo da lui ma anche da i vari giudici di linea, il giudice di sedia, l’avversario ed i raccattapalle.

Pochi giorni fa, a Melbourne, Maria Vittoria Viviani è stata squalificata per lo stesso motivo.

Il gesto è veniale, men che meno si può parlare di volontarietà, resta il fatto che da regolamento non è ammissibile ed un giudice di linea severo (come in questo caso) che va dall’arbitro per riferire quello che è accaduto può anche portare ad un esito come questo.

Oltre a questi, però, ci sono tantissimi casi in cui si è preferito chiudere un occhio. Visto l’universo in cui ci ritroveremmo a navigare, decidiamo di tralasciare tutti gli episodi in cui il lancio di racchetta (o di pallina), per quanto brutto, non ha coinvolto altre persone.

Cominciamo dai due attuali numeri 1 del mondo. Andy Murray, Cincinnati 2016

Gesto brutto: la palla è diretta verso il giudice di sedia che, con un gran riflesso, riesce a spostarsi. Gli estremi per una squalifica, o quantomeno un punto di penalità, spiace dirlo, c’erano tutti.

Serena Williams a Wimbledon, lo scorso anno, ha lanciato la racchetta all’indietro colpendo un cameraman.

Il discorso qui sembra un po’ diverso, visto che stiamo parlando di una persona colpita in maniera non grave. Lo stesso discorso però si sarebbe dovuto fare con Viviani: la persona colpita non ha fatto una smorfia, ma lei è stata squalificata. Dunque, dove sta la verità?

Novak Djokovic solo lo scorso anno ha rischiato parecchio, in diverse circostanze. Il serbo, durante le ATP Finals, si era lamentato con un giornalista che gli rammentava se il suo periodo negativo fosse dettato anche dalla preoccupazione di essere stato così tante volte vicino alla squalifica. Ne contiamo 3

Racchetta lanciata a terra che carambola poi sugli spalti. Stefano Pescosolido a Sydney nel 1992 venne squalificato proprio per questo motivo, Teliana Pereira fece uguale pochi anni fa in un torneo ITF (non ci sono più video, dunque vi riproponiamo il tweet che annunciava l’accaduto)

Al Roland Garros, nel match contro Tomas Berdych, ancora una racchetta lanciata e stavolta a rischiare è stato un giudice di linea, sfiorato appena dall’attrezzo. Novak si è poi scusato, facendo intendere come, anche qui, il gesto non fosse stato voluto. Più o meno come a Shanghai, a fine 2016

Molto simile all’episodio di Murray, con però diversa reazione dell’arbitro che accetta subito il 5 del serbo, quasi come un modo per scusarsi immediatamente.

Nick Kyrgios durante lo scorso Australian Open, torneo in cui è stato eliminato già al secondo turno da Andreas Seppi, ha dato sfoggio del lato peggiore di sé. Proprio in quel match, apparentemente in controllo, prima è arrivato un warning per linguaggio scorretto e lancio di racchetta, poi un nuovo lancio di racchetta l’ha portato al punto di penalità. Proprio nell’ultima circostanza l’australiano è stato vicinissimo alla squalifica, forse a 20-30 centimentri. Guardate il povero raccattapalle.

Al giovane australiano, però, appartiene il caso più al limite. È accaduto al primo turno dello US Open 2015, contro Andy Murray. Durante uno scambio, Nick colpisce la pallina ma la racchetta gli sfugge dalla mano e carambola nei pressi di un raccattapalle. Qui sembra giusta la scelta di non ammonirlo perché la pallina era ancora in gioco

Richard Gasquet nel match contro Bernard Tomic a Pechino ha lanciato la racchetta dritto per dritto dopo un servizio dell’australiano non risposto. Il gesto è stato senza conseguenze, ma in quel momento il raccattapalle si era mosso per andare a raccogliere la pallina del francese. Il gesto in sé per sé, ancora una volta, sarebbe da cancellare.

Il lancio di racchetta di Jelena Ostapenko lo scorso anno ad Auckland, punito con un warning che ha fatto andare su tutte le furie la sua avversaria, Naomi Broady, che invocava a gran voce la squalifica, fece insorgere alcune colleghe in favore della britannica.

Come questo, negli anni precedenti altri episodi simili hanno graziato i diretti interessati. Il più celebre è probabilmente quello di Guillermo Coria al Roland Garros 2003, nella semifinale poi persa contro Martin Verkerk quando sul set point che ha dato il primo parziale all’olandese l’argentino lancia la racchetta a tutta rabbia verso un raccattapalle

https://www.youtube.com/watch?v=Zs5d0ks2fvE

Resosi subito conto della gravità del gesto ha implorato il perdono al giudice di sedia, regalando al raccattapalle la propria maglietta. Forse anche grazie a questo gesto ha evitato situazioni ben più gravi di un semplice warning.

Oltre a lui, Caroline Wozniacki. La danese, a 19 anni, ha lanciato la racchetta sull’erba di Eastbourne e questa, dopo il rimbalzo, ha sfiorato un giudice di linea

Anche Andrea Petkovic, presa da uno scatto d’ira a seguito di un’errata chiamata del giudice di sedia, ha rischiato veramente grosso.

Non si salvano neppure le esibizioni. Andy Roddick qui, dopo un tweener venuto male contro Roger Federer, lanciò la racchetta verso la rete. Sfortunatamente per lui, in quel momento passava la raccattapalle che andava a raccogliere la pallina.

E chiudiamo infine con il caso più anomalo di tutti: Kimiko Date Krumm al servizio, Agnieszka Radwanska risponde e la racchetta si rompe. Il pezzo staccatosi è volato fino a colpire il giudice di linea laterale, ma vista la totale assurdità della vicenda per la polacca non è stato preso alcun provvedimento. Forse la cosa più sensata tra tutti i casi visti.

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