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13 Gen 2017 11:24 - Extra
Tommy Haas, fenice col cappellino
All'alba dei 39 anni, Tommy Haas vuole provarci ancora. Non è il primo ritorno del tedesco, ma senza dubbio il più difficile.
di Aldo Cutaia
Gli Australian Open 2017 si avvicinano e con l’inizio della nuova stagione, diversi giocatori da mesi ai box ricominceranno utilizzando il protected ranking. Jerzy Janowicz, Tommy Robredo, Thanasi Kokkinakis sono alcuni dei nomi più caldi, ma l’attenzione è catalizzata da un ritorno in particolare. Si tratta del tedesco Tommy Haas, che tenterà ancora di stupire con l’ennesimo rientro.
Haas quest’anno compirà 39 anni ed ha iniziato la militanza nel circuito nel 1996, ovvero 20 anni or sono. Il tennis è talmente cambiato da quei giorni, che è incredibilmente difficile da ricordare. Un tennis in cui la parola “specialista” valeva ancora molto e in cui la combinazione servizio e dritto poteva portare davvero lontano. Un tennis senza Nadal, Djokovic, ma soprattutto non ancora segnato dalla prepotente ascesa di Roger Federer.
Il tedesco c’era prima, c’è stato dopo e continuerà ad esserci in questo 2017.
Haas non ha ancora voglia di rilassarsi sul divano di casa e di non sentire il boato del pubblico dopo l’ennesimo ricamino a rete, di cui il tennis di oggi è sempre più avaro.
Ha dovuto fronteggiare innumerevoli ostacoli nella sua lunga carriera, costantemente frenata dall’infortunio di turno. Non bastano tuttavia questi, né tantomeno l’età ad allontanarlo definitivamente dei campi. Tommy Haas tornerà. Non si sa bene in che condizioni, ma sarà presente agli Australian Open, cercando una seconda giovinezza. O forse terza.
Nell’attesa di poterlo ammirare nuovamente in campo a gennaio, rigorosamente con il cappellino girato all’indietro, ripercorriamo i rientri che Tommy ha compiuto negli anni:
2004
È della spalla la colpa del primo vero stop di Tommy Haas. La seconda parte del 2002 è stata un’insalata russa di disastri per Tommy. L’8 giugno di quell’anno riceve la notizia dell’incidente motociclistico dei genitori e il padre entra addirittura in coma. Risolti parzialmente i problemi personali, arrivano quelli professionali. La spalla fa crack e gli ruba l’intero 2003.
Torna a calcare un campo da tennis nel febbraio del 2004, quando nel frattempo è sceso al gradino numero 1086 del ranking. Perde malamente a San Josè e Memphis, ma è solo questione di tempo. Haas è ancora giovane e soprattutto ha la voglia di ritornare dove gli compete.
Ritrova finalmente le giuste sensazioni ad aprile, quando torna a vincere un torneo ATP a Houston, battendo Andy Roddick, numero 2 del mondo. Curioso che la prima vittoria di rilievo del tedesco avvenga ai danni di chi occupa la sua stessa posizione prima dell’infortunio.
L’annata prosegue tra alti e bassi, con Haas che da l’impressione di poter brillare come sa fare, ma che poi si perde tra una partita e l’altra.
Il 2004 lo vede assestarsi in diciassettesima posizione, ancora lontano da quel secondo posto raggiunto nel 2002.
2009
Haas è riuscito a rientrare nuovamente in top10 nel 2007. Raggiunge anche il quarto turno a Wimbledon, occasione in cui dovrebbe giocare contro il padrone di casa, Roger Federer, con praticamente nulla da perdere. I suoi muscoli addominali non sono però dello stesso avviso e pensano bene di strapparsi, costringendolo al ritiro. Finora la musica è sempre la stessa. Appena le cose si fanno interessanti, il corpo va in pezzi.
Il 2008 è un’ecatombe. L’Australia la vede solo in televisione, gioca Indian Wells ma deve ritirarsi ai quarti di finale sempre prima di affrontare Federer (lo svizzero grande esperto di dritti inside-out e riti Voodoo) e salta anche il Roland Garros. Chiude l’anno al numero 82.
Nel 2009 Tommy ha 31 anni, una carriera ricca di infortuni alle spalle e una classifica ai limiti dei primi 100. Non gli sta bene e si rimette al lavoro per sistemare le cose. Di nuovo. È paradossalmente sulla terra rossa di Bois de Boulogne, che ritrova la top-50, raggiungendo gli ottavi di finale per poi perdere dal solito svizzero, non senza fargli prendere un certo spavento. Il tedesco sale sopra di due set, prima di subire il rientro di Roger Federer, nell’anno del Career Grand Slam. Il buon risultato di Parigi ha un effetto benefico su Haas che torna ad alzare un trofeo, ad Halle, battendo Novak Djokovic. Il serbo doveva ancora trasformarsi in Robo Nole, ma era già numero 4 del mondo, non proprio il primo che passa.
Il centrale di Wimbledon può ammirare il cappellino di Tommy fino alle semifinale, dove perde da Roger Federer, poi campione del torneo. Questa volta nessuna rimonta, lo svizzero passa facile in 3 set.
Il tedesco è di nuovo riuscito a tornare in top20, risultato che migliora ulteriormente alla fine dell’anno, più però per la mancanza di troppi punti da difendere.
2012
Tutto è bene quel che finisce bene. Tommy Haas non è di certo diventato numero 1, ma è riuscito a ricostruirsi una classifica di tutto rispetto, che gli permette di giocare i tornei più prestigiosi, potendo contare su una testa di serie. Lieto fine?
La spalla non è d’accordo e insieme all’anca porta Tommy a spasso per gli ospedali per tutto il 2010 e parte del 2011.
Nell’anno dei tre Slam conquistati da Robo Nole, non combina granché. Lo apre da numero 372, per chiuderlo al 205.
Nel 2012 la scheda anagrafica recita 34 anni, la classifica è naufragata e il curriculum degli infortuni è sempre più folto. Il tipo di situazione “alla Tommy Haas”.
Nella prima parte di stagione accumula ben 3 sconfitte per ritiro, non esattamente il massimo per riprendere fiducia.
La Parigi che lo aveva visto rinascere nel 2009 gli riserva una giornata amara. Incontra Richard Gasquet al secondo turno, dopo esser passato per le qualificazioni. Vince il primo set, perde il secondo di misura e poi il nulla più totale. Il francese gli rifila un doppio bagel. Si sa che Gasquet in giornata di grazia è potenzialmente ingiocabile, ma due 6-0 consecutivi sono difficili da digerire.
Che il cappellino tedesco sia arrivato al capolinea?
Basta una settimana per scacciare questo fastidioso pensiero. Haas torna ad Halle e sconfigge in sequenza Tomas Berdych(allora numero 7 del mondo), Philipp Kohlschreiber e infine Roger Federer, lo stesso che arriva sempre a metterglisi davanti non appena le cose iniziano a girare nel verso giusto. Non questa volta però e Tommy Haas alza nuovamente un trofeo. Non riesce a ripetersi durante l’anno, ma trova buona costanza di rendimento e questo lo porta a concludere il 2012 in top-20. Il tedesco ha compiuto il suo terzo miracolo.
2015
Il 2013 è forse l’anno più sereno che Haas riesce a mettere insieme, giocato ad alti livelli e trovando regolarità nei risultati, imprescindibile per questo sport. Tali qualità corrispondono al ritratto di un top10 ed è proprio questo il traguardo che il tedesco raggiunge, occupando l’undicesimo posto del ranking (una posizione la offre la casa).
In questo lasso di tempo, vince due tornei ATP e si toglie lo sfizio di battere Novak Djokovic a Miami.
Il 2014 segue il percorso tracciato dall’anno precedente, con Haas stabilmente a ridosso della top20.
Ma quanto può una spalla odiare il corpo di cui fa parte?
Tommy inizia a farsene un’idea. Nel giugno del 2014 deve tornare ancora sotto i ferri, vedendo svanire il bel sogno cominciato un anno e mezzo prima. Il problema è lo stesso, i tempi di recupero sempre più lunghi.
Lo rivediamo nel 2015, ma non è il Tommy degli altri miracoli.
Ci regala soltanto qualche sprazzo nostalgico contro giocatori dal tennis pesante, come quando gioca a Stoccarda un set alla pari con Bernard Tomic, per poi cadere sotto i colpi dell’australiano. A Wimbledon strappa un set con la forza della disperazione a Raonic, dopo aver racimolato appena 2 game in 2 set, sotto gli occhi di un ammutolito Campo 1. In seguito, accumula un primo turno dopo l’altro, entrando in una spirale di sconfitte da cui non riesce ad uscire. 19 ottobre 2015 è datata l’ultima partita ufficiale del tedesco, dopo la quale deve sottoporsi nuovamente a trattamenti chirurgici per un problema ad un dito del piede.
Haas ha già spento 36 candeline quando annuncia di volersi operare. Fa ovviamente seguire dichiarazioni in cui esprime la voglia di ritornare in campo il prima possibile,come da routine, ma sembra più probabile rivederlo al circolo la domenica con la famiglia, nella migliore delle ipotesi.
Alzi la mano chi ha mai pensato di poter guardare il tabellone degli Australian Open 2017, con scritto il nome di Tommy Haas. No, non si parla del torneo senior, Tommy giocherà per davvero. Lo Slam australiano lo aspetta con i suoi tre set su cinque e le temperature fino a 40 gradi(percepite anche fino a 60). Haas è fermo da più di un anno e ci si chiede se possa essere all’altezza di un rientro tanto faticoso. Non sarebbe stato meglio scegliere un torneo giocato su distanze più corte e con un clima più favorevole? si tratta di un rientro a lungo termine, o dell’ultimo focolaio prima dell’addio? Le risposte non le ha nessuno, forse nemmeno il tedesco. Certo è, che Tommy Haas vuole provarci un’ultima (?) volta, continuando a rigenerarsi dalle sue stesse ceneri. Una fenice col cappellino, insomma.