Dimitrov ci salvi dal Fedal

Tutto sembra ormai convergere per il ritorno del grande classico Federer contro Nadal. Ma davvero non ci meritiamo di meglio?

Premessa: non si tratta di tifo, simpatie varie o statistiche.
Vogliamo davvero una finale Federer-Nadal, come si è visto scritto più volte negli ultimi giorni, specialmente dopo le uscite inaspettate di Murray e Djokovic?
Converrebbe forse rifletterci un attimo, prima di pensare solamente ai nomi da copertina, almeno per avere un’idea ben chiara dello spettacolo (o meno, per alcuni) a cui si rischierebbe di assistere domenica. Non ce ne voglia il buon risorto Dimitrov se ci prendiamo il permesso di ignorarlo un pochino…
Prima di tutto: perché il mondo vuole un Federer-Nadal? Prima tutto perché, al di là degli stili di gioco, la verità nuda e cruda è che i due sono gli unici che da 10 anni e più a questa parte sono stati capaci di creare una sorta di vero e proprio antagonismo nelle folle. In parte solo Djokovic è riuscito a crearsi un seguito, ma al di là di esempi isolati, il panorama dei fan (chi troppo legato ai vecchi stili per riconoscersi nei nuovi robot martellanti da fondo, chi troppo giovane per aver trovato una corrente chiara e vincente nei nuovi fenomeni) è ancora diviso tra i soliti due. In poche parole insomma, Federer e Nadal sono ancora coloro che creano vera emozione nel circuito.
Secondo aspetto: il carnet. Questi due sono garanzia di successo e probabilmente lo saranno fino a quando anche solo faranno capolino su un campo da tennis per salutare con la manina tipo Regina Elisabetta. In soldoni, portano la gente allo stadio, alzano lo share, fanno la fortuna degli organizzatori.
Terzo: hanno fatto la storia di questo sport, con i loro gesti, i loro successi e i loro numeri.

Allora perché no? Si rischia davvero di passare per snob e spietati distruttori di illusioni se ci si augura che questi due fenomeni non si sfidino ancora una volta?
Una prospettiva diversa viene fuori se guardiamo le partite che i due hanno giocato l’uno contro l’altro e quello che a tutti gli effetti Rafa e Roger hanno fornito come spettacolo quasi ogni volta si siano affrontati.

1. Il così definito e tanto declamato “confronto di stili”.
Prima di tutto se vedere due giocatori che praticano due diversi tipi tennis può essere affascinante, alla fine dei conti, guardando i precedenti e lo sviluppo delle partite, viene da chiedersi quasi se poi esista davvero o se possa sussistere nel medesimo momento. Rarissimamente nelle loro 8370 sfide entrambi hanno giocato al loro massimo e pochissime volte tutti e due si sono espressi nel proprio stile. E in questo caso la colpa, sempre che di colpa si possa parlare, è di Federer. Il perché Roger del fatto che non riesca a giocare con Nadal come contro Nole o come contro Murray dipende da fattori tecnici ripetuti fino alla nausea. Nessuno si aspetterebbe di vedere Federer attaccare Rafa come se fosse Zverev. Fatto sta che il più delle volte, contro un Nadal in forma, Roger snatura il suo gioco e si mette a fare rimpallino da fondo esasperando sempre più la ricerca del vincente, fino a cadere nel tunnel dei non forzati a ripetizione. Segue frustrazione, pessimismo, fastidio, uscita dal match. In soldoni, mentre Nadal mantiene il suo stile e gioca da Nadal sempre, che abbia davanti il 300 del mondo o il fantasma di Laver, Roger gioca “da Roger” solo quando lo spagnolo rimane praticamente negli spogliatoi, o solo per un set, cadendo poi nella trappola della ragnatela da fondo: e addio variazioni, addio serve and volley, addio approcci, attacchi in controtempo e vincenti. E addio spettacolo, dato che la lotta di stili diventa una lotta a chi sbaglia meno e meno peggio. In sostanza, il confronto di stili tra i due dura un set o poco più, dopo di che va a farsi friggere, con somma noia di chi guarda e si è augurato la “finale dei sogni”.

2. Lo spettacolo dei colpi migliori dei due.
In base a quanto detto sopra, nel 99% dei casi la partita si trasforma in un one man show o di uno e dell’altro e, a meno di essere federasti o nadaliani, nessun appassionato ama il one man show. Se domina Rafa, Roger fa errori come grandinasse e i vincenti o i colpi spettacolari si contano sulle dita di una mano. Se domina Roger si vedono una marea di vincenti ma è come se giocasse da solo. Oppure, nel caso ci sia lotta, si vedrà Nadal stare a tre metri dalla riga di fondo a ributtare qualsiasi cosa di là dalla rete fino a morte sopraggiunta per esaurimento dello svizzero, mentre Roger, se ce la fa, regge l’anima coi denti tentando di sfondare. In sostanza, dato che l’attaccante di rete che è nello svizzero a questo punto è andato già al cinema, si assiste solamente a un continuo braccio di ferro da fondo e recuperi forsennati. Dei colpi migliori dei due rimangono le corse e i passanti di Rafa e qualche dritto vincente di Federer. Per il resto è monotonia alquanto sado-masochistica di topponi su rovesci e palle in rete.

3. Pubblico tutto per Roger.
Inutile ricordare che Roger è amato da tutti. Potrebbe giocare contro Nadal anche nel circolino di Manacor dove Rafa è cresciuto e il pubblico sarebbe dalla sua parte probabilmente. Se vince, il pubblico esulta a non finire; se perde tifa ancora più forte. In più l’Australia ha ancora legato al dito l’ambiguo MTO di Rafa nella finale di tre anni fa…

4. Condizioni di entrambi e costanza.
Un Nadal al 100% gioca sempre da Nadal al 100%. Federer al 100% non è detto che giochi da Federer. Mentre il gioco di Nadal è calibrato come il computer di una camera iperbarica, quello di Roger va a sprazzi ed è influenzato spesso anche dai pruriti di Mirka in tribuna (e se poi lei si mette il maglione della semifinale è finita…). Nadal non ha un gioco dipendente da troppi fattori al di là della propria forma fisica e il suo dritto è direttamente dipendente dal suo stare bene. Il gioco di Federer dipende dalla sue età, dalle energie risparmiate nei turni precedenti, dal servizio, dal dritto che gira bene, dal suo timing sulla palla e da ogni possibile errore. Infine dalla sua testa, che non è focalizzata su ogni singolo punto come quella di Rafa. Insomma, per vedere una grande partita bisogna sperare troppo che Roger sia al massimo e senza cali, e a 36 anni, dopo due partite già dispendiose come quella contro Nishikori e quella con Wawrinka, malgrado i due giorni di riposo, contro il suo avversario storico, sarà molto difficile che tutto funzioni a dovere.

5. Durata.
Sognando a occhi aperti, se giocassero entrambi al massimo, lo spettacolo durerebbe tutt’al più un set. Poi Roger sviene prosciugato dalla fatica. Un set contro un Nadal in forma ne vale 3 contro Zverev, per le camicie che ti fa sudare. Se il match si allunga, la probabilità di vedere il crollo nel breve periodo è vicina al 140%.

Insomma, il termine “finale dei sogni” forse è adatto perché tutti ce la sogniamo sempre meglio di come sarà, ma i dati alla mano dicono che ci sia quasi più possibilità di vedere un ciclope strabico che un bel match tra i due, specie 3 set su 5…
Nessuno metterà mai in dubbio in questa sede che i due abbiano giocato anche qualche finale spettacolare (vedi Miami 2005 o anche quella di Melbourne del 2009, almeno finché, nel più classico dei “come volevasi dimostrare”, Federer non è crollato a inizio quinto set). Fatto sta che le circostanza perché questo accada sono davvero difficili e le probabilità davvero esigue, viste le troppe incognite.
E in ogni caso, una di queste, almeno fino a domani, si chiama Grigor Dimitrov.

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