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Aiava, un destino scritto nel nome

Il volto nuovo del 2017 è quello sorridente di Destanee Aiava, o semplicemente “Des”, come preferisce essere chiamata. Lo stanno scoprendo gli australiani e piano piano l’attenzione sta uscendo anche dai confini del paese down-under.

Li chiamano “millenials”, termine usato per identificare i nativi del nuovo millennio. Aiava, che deve essere pronunciato come “Aiarva”, è tra questa tribù di ragazzini per certi versi sfacciati che non vedono l’ora di bruciare le tappe e ritagliarsi un posto nel vero mondo del tennis professionistico. Nel suo piccolo ha già conquistato qualche primato, che non ha niente in confronto coi suoi sogni nel cassetto, ma che può essere considerato un ottimo stimolo per continuare una scalata che di colpo è sembrata impossibile da fermare. Ci è voluta tutta l’esperienza ed il talento di una vecchia volpe come Svetlana Kuznetsova, fresca del traguardo di 600 vittorie in carriera e che all’età di 31 anni se si sente dire della “vecchia” probabilmente si offenderebbe anche, lei che ha trovato il vero amore per questo sport appena 2-3 anni fa, quando era ad un passo dall’uscire dalla top-100 ed è arrivata, 3 mesi fa, ad un passo dalla finale al Master di Singapore.

La russa ha fatto il suo, giocando un match quasi privo di sbavature, che è normale per una top-10. Aiava, invece, è riuscita a fare un’ottima figura con un 6-4 6-3 finale che ha sorpreso forse più delle 4 vittorie raccolte da venerdì scorso a Brisbane, città del Queensland in Australia. Ed il successo su Bethanie Mattek Sands al primo turno del torneo WTA Premier è stato celebrato ancor più che i 3 netti successi ottenuti nel tabellone di qualificazioni. Per la prima volta una giocatrice del nuovo millennio vinceva una partita in un main draw. “Good job” è stato il commento della madre Rosie, sua allenatrice, al termine della partita, prima di portarla di nuovo sul campo di allenamento per una sessione di 20 minuti sul servizio. Al diavolo i convenevoli.

Destanee è frutto di genitori di origine samoana, entrambi molto dediti allo sport. La madre è stata amante del rugby, il padre praticava il sollevamento pesi prima di diventare un maestro di arti marziali. Anche per questo Aiava oggi ha un fisico già abbastanza delineato: il papà, che nel frattempo viene “sfruttato” anche come personal trainer l’ha spinta fin da piccola in allenamenti per potenziare i muscoli e la resistenza portandola anche sul ring per apprendere qualche pratica del combattimento.

Entrambi l’hanno spinta verso l’universo sportivo fin da quando era molto piccola ed il primo sport che praticò fu il calcio. Non andò bene, Destanee non aveva grande interesse in sport di squadra, così le proposero delle alternative. In quel periodo, era l’inizio del 2005, la giovane Aiava stava guardando in televisione gli Australian Open e vide un match di Serena Williams. Fu amore istantaneo. Racconta il padre: “Il mattino dopo Destanee entrò in camera nostra, svegliandoci, e disse che lei avrebbe voluto diventare la futura numero 1 del mondo”.

Nel 2012 venne selezionata dalla federazione australiana per rappresentare il paese a Parigi in occasione del Longines Future Tennis Ace assieme ad altri 15 atleti provenienti da ogni parte del mondo. Vinse e come premio ebbe la possibilità di palleggiare con Steffi Graf: “Il mio primo ricordo con una giocatrice professionista… Lei fu carinissima sia dentro che fuori dal campo”.

Ora che in tanti stanno parlando di lei, cerca di tenere i piedi per terra: “Sono contenta, ma non posso illudermi di aver fatto tanto. Questo è nulla in confronto ai miei sogni, per arrivare a vincere uno Slam o ad essere la migliore al mondo devo lavorare ancora tantissimo”. Intanto sta prendendo confidenza con quella che tra qualche anno sarà diventata una routine: “Giro per la player lounge, vedo giocatrici e giocatori che fino a qualche tempo fa ammiravo in televisione. Ho condiviso lo spogliatoio con delle campionesse. Non riesco ancora a formulare dei pensieri se non: “Oh…”.

Adesso il vero obiettivo è quello di fare bella figura pure nello Slam di casa, al via tra una decina di giorni. Gli organizzatori dell’Australian Open le hanno dato una wild-card dopo la vittoria nei campionati nazionali under-18 ed anche in quel caso sarà record: la prima giocatrice del nuovo millennio a disputare un match in un tabellone principale di uno dei tornei Slam. Un destino, il suo, indicato già dal nome.

Diego Barbiani

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