Australian Open uomini: Murray in testa, il gruppo a inseguire

Murray non può più perdere e forse proprio per questo lo farà. Ma dire chi potrà negargli il titolo è un compito piuttosto arduo.

Come ha fatto notare il nostro uomo delle statistiche, Giancarlo Di Leva, tra gli ultimi sedici tennisti sono arrivate dodici teste di serie e dei primi sedici mancano Djokovic (il numero 2), Cilic (7), Berdych (10), Kyrgios (14) e Pouille (16). Insomma è solo una l’assenza che salta davvero agli occhi, per il resto il quadro degli ottavi è abbastanza scontato specie se si pensa che Berdych, uno dei cinque che manca all’appello, è stato eliminato da Roger Federer, una sorpresa per modo di dire. La prima settimana è stata monopolizzata dalla sconfitta del campione in carica e il vuoto che ha lasciato nel tabellone ha fatto sorgere una sola domanda: chi può impensierire, adesso, Andy Murray?

Questo il quadro degli ottavi:

[1] A. Murray vs M. Zverev
[17] R. Federer vs [6] K. Nishikori
[4] S. Wawrinka vs A. Seppi
[12] J. W. Tsonga vs D. Evans

[6] G. Monfils vs [9] R. Nadal
[13] R. Bautista-Agut vs [3] M. Raonic
[8] D. Thiem vs [11] D. Goffin
[16] G. Dimitrov vs D. Istomin

In termini di classifica, la partita più equilibrata è quella tra Monfils e Nadal, ma è chiaro che gli occhi di tutti saranno puntati su Federer-Nishikori (primo match della sessione serale di domenica, quindi alle 9:00 italiane). E lo stesso discorso vale per il turno successivo: chiunque sia il vincitore tra lo svizzero e il giapponese, il quarto di finale con Murray (deve battere Zverev, sì) sarà il match più interessante. E ad occhio e croce, pure la semifinale della parte alta dovrebbe essere quella più appassionante, ma meglio non riporre troppe speranza su Tsonga e su Wawrinka, ché non si sa mai con quale piede si alzeranno quei due.

Nella parte più bassa c’è molta incertezza. Monfils, un cavallo su cui non punterebbe neppure il suo allenatore, ha perso un solo set e ha sconfitto agevolmente avversari non banali come Vesely, Dolgopolov e Kohlschreiber. Se potessimo pesare il valore degli avversari, la somma di quelli battuti dal francese sarebbe probabilmente la più alta, eppure Monfils, appassionato di podistica, ha sbrigato le tre pratiche con una sorprendente velocità. Impossibile non rimanerne disorientati, probabilmente lo è lui stesso. Raonic è il naturale favorito dopo la sconfitta di Djokovic, ha giocato con l’influenza e non ha entusiasmato contro Simon, il primo avversario capace di rispondere con una certa costanza ai suoi formidabili servizi.

Nadal è un enigma che va risolto a ogni turno: la vittoria contro Zverev, dicono alcuni, è una delle più importanti a livello Slam da quando ha smesso di vincere titoli (e del resto non è che abbia vinto tante partite da allora); altri, più pessimisti, hanno fatto notare che il gioco dello spagnolo non è molto migliorato da quello dei mesi scorsi. Thiem ha perso un set per turno e non sembra trovarsi molto a suo agio su questa superficie che, almeno a sentire Verdasco, avvantaggia chi gioca con meno spin. E allora forse non è un caso che Dimitrov sia parso così brillante contro Gasquet: nel match che ha chiuso il terzo turno, a mezzanotte, ci ha messo davvero poco per battere il francese, lasciandogli la miseria di nove game. Una partita inusuale, quella del bulgaro, sia per la maturità con cui ha giocato che per la convinzione con cui è sceso in campo. Ora lo aspetta Istomin e poi Thiem o Goffin: onestamente, non si può chiedere di molto meglio.

Nella parte alta c’è Murray che fa campionato a sé (è l’unico a non aver ancora perso un set e nelle ultime due partite ha perso quindici game) ed è quindi davvero difficile capire come possa ripetersi il pasticcio di New York. Federer ha umiliato Berdych in una dimostrazione di sapienza tennistica quasi imbarazzante, ma è davvero difficile immaginarselo a fare altrettanto con due fenomeni da fondo campo come Nishikori e Murray. Il giapponese, tanto per cambiare, non ha impressionato. Ma con una psiche fragile come la sua non si può davvero mai sapere. La luce potrebbe accendersi all’improvviso e allora anche il numero 1 dovrebbe cominciare a preoccuparsi. Ma il vero grattacapo di sir Murray ha passaporto svizzero: Stan Wawrinka ha già rischiato la pelle contro Klizan, contro Troicki è andato a tanto così da portarla al quinto, però è nella seconda settimana ed è questo quello che conta. Non può che migliorare, insomma, e considerato che il suo avversario degli ottavi è un onesto gregario (ci perdoni Andreas Seppi, noi faremo sempre il tifo per lui) e che quello dei quarti è tanto estroso quanto inconsistente (non importa chi vincerà tra Tsonga e Evans), non è nemmeno troppo ottimista immaginarselo a fare un altro scherzetto dei suoi.

Murray, in fin dei conti, si trova a dover vincere il titolo, senza tirar fuori scuse: che sia proprio questo il motivo che lo farà perdere?

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