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Agli Australian Open detta ancora legge la vecchia guardia

Uomini
In campo maschile l’allineamento agli ottavi di finale ha sapore di antico considerato che 7 tennisti hanno compiuto i 30 anni o sono in procinto di compierli quest’anno e in più abbiamo rivisto all’opera contemporaneamente tutti i Fab Four che a quanto pare appaiono lungi dall’abdicare dal loro oligopolio. 12 teste di serie tra cui 11 delle prime 16 più Federer (numero 17) sono tuttora in gara: l’assenza ovviamente più clamorosa è quella di Djokovic, ma in compenso sono tornati in ottima forma Federer, che ha superato Berdych con una facilità che è andata al di là delle più ottimistiche previsioni, e Nadal che grazie soprattutto all’esperienza ha domato dopo una strenua lotta, l’esuberanza dell’unico teenager che ha passato indenne i primi due turni: Alexander Zverev, che ha comunque dimostrato, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere ormai pronto per sedere al tavolo dei grandi. La famiglia Zverev può comunque festeggiare col fratello maggiore Mischa che, sull’onda dei successi del fratellino, ha ritrovato energie ed orgoglio migliorando, a quasi 30 anni, il suo best ranking che risaliva all’8 giugno 2009, quando arrivò al numero 45 ATP.

Next generation. L’andamento del primo turno lasciava sperare in risultati nel complesso più robusti da parte degli under 21. Infatti dei 18 tennisti presenti in tabellone nati a partire dal 1996, 9 avevano superato il primo scoglio ma poi si sono dissolti senza lasciare troppe tracce: al terzo turno è approdato solo Alexander Zverev; degli altri, hanno conquistato un set solo il coreano Chung contro Dimitrov e l’americano Escobedo che ha strappato il primo parziale a Ferrer. Evidentemente nei grandi appuntamenti l’esperienze e di conseguenza anche l’abitudine allo stress sulla lunga distanza, sono tra le chiavi di successo quasi sempre fondamentali.

Gli Usa all’asciutto. La Nazione che più di tutte ha fatto la storia del tennis e che si è ripreso quest’anno il primato di presenze in tabellone (14), togliendolo alla Spagna, per la sesta volta negli ultimi 7 anni non ha rappresentanti negli ottavi di finale del primo Slam dell’anno (l’unica parentesi c’era stata lo scorso anno con il solito Isner, che fu fermato da Ferrer). I numerosi talenti classe ’97 e ’98 (a cominciare da Fritz che ha già disputato 5 Slam ma è sempre uscito al primo turno), evidentemente ancora non sono pronti per appuntamenti così impegnativi.

L’Uzbekistan festeggia. Grazie a Istomin, che ha eliminato al secondo turno Djokovic prima di superare anche lo spagnolo Carreño Busta, è presente per la prima volta negli ottavi dello Slam australiano. Lo stesso Istomin ha raggiunto in passato questo traguardo altre due volte a Wimbledon nel 2012 e agli US Open nel 2013.

Nishikori c’è sempre. Approda agli ottavi per il settimo Slam consecutivo, a conferma della regolarità del giapponese a cui manca solo il colpo di coda per entrare nella storia. Tra i top 10 solo Murray è riuscito a fare meglio con una striscia ancora aperta di 27 Slam a partire da Wimbledon 2010. Murray, peraltro, è l’ unico ad aver fin qui sempre vinto in tre set. Ha lasciato agli avversari solo 28 game in 9 set.

Donne
9 delle prime 16 teste di serie sono ancora in gara. Le uscite più inaspettate sono state quella di Agnieska Radwanska (tds n.3) al secondo turno per mano della croata Lucic Baroni che non vinceva un match agli Australian Open dal 1998 e che a 34 anni è approdata agli ottavi ,e quella di Simona Halep (n.4) che si è fatta sorprendere inopinatamente dall’americana Rogers, che poi ha perso nettamente al secondo turno dalla beniamina di casa Barty.
Johanna Konta ha fin qui confermato l’ottimo stato di forma manifestato nei tornei svoltisi nelle prime due settimane dell’anno e sta avanzando speditamente: fin qui alle avversarie solo 17 game, soltanto 4 a Caroline Wozniacki.

Gli Stati Uniti sono la nazione con più presenze negli ottavi con 4 tenniste: le sorelle Williams che troviamo insieme al quarto turno per la settima volta (2001-03-05-08-10-15) Vandeweghe e la sorprendente Jennifer Brady (n.116 del ranking) proveniente dalle qualificazioni . Oltre alla Brady è approdata agli ottavi, proveniente dalle qualificazioni, anche la tedesca Barthel. L’ultima presenza in contemporanea di due tenniste qualificati negli ottavi risale al 1978 ( tabellone a 32 giocatrici) con l’australiana Matison che poi si spinse fino alle semifinali e la danese Ekner che giunse fino ai quarti.

Ci sono negli ottavi anche 7 tenniste dell’Est Europa: 3 russe (Kuznetsova, Pavlyuchenkova e Makarova), 2 cecee (Pliskova e Strycova ), e non comprese nel seeding, la rumena Cirstea e la già citata Lucic Baroni.

Next generation. Anche per le donne negli appuntamenti più importante l’esperienza fa premio. Nessuna under 21 è presente negli ottavi di finale. Quella che ha fatto più strada è stata la lettone Ostapenko (classe ’97) che si è fermata al terzo turno rendendo però cara la pelle a una delle grandi favorite per la vittoria finale, la ceka Karolina Pliskova che si è imposta in 3 set ( 4-6 6-0 10-8).

Gli italiani
Grazie ad Andreas Seppi l’Italia c’è ancora: il tennista di Brunico approda agli ottavi in Australia per la terza volta ad anni alterni dopo il 2013 e il 2015. Gli era riuscito in uno Slam anche a Parigi nel 2012 e a Wimbledon nel 2013. A proposito della clamorosa vittoria in rimonta ottenuta contro Kyrgios al secondo turno, Seppi allo Slam australiano aveva già recuperato una volta 2 set di svantaggio. Oltre a lui c’era riuscito Pistolesi nel 1987.

Si è purtroppo chiuso anticipatamente il bilancio in campo femminile. Un solo match vinto (Errani contro Ozaki) e 5 sconfitte . Trattasi del peggior bilancio del 3° millennio per i nostri colori . Correva infatti l’anno 2000 quando Tatiana Garbin e Rita Grande, uniche presenze azzurre in tabellone, uscirono all’esordio. Da allora c’è stata un escalation culminata con la migliore performance di squadra nel 2010 per poi iniziare un regresso che ha avuto due momenti topici nel 2013 e nel 2017.

Una notizia per consolarci: Francesca Schiavone ha segnato la sua 65sima presenza ad uno torneo dello Slam, che la pone per ora al quinto posto in questa speciale classifica e speriamo che possa ancora migliorarla prima di appendere la racchetta al chiodo come annunciato.

Altre note statistiche e curiosità
L’ultima volta che Djokovic è uscito al secondo turno di uno Slam risale a Wimbledon 2008 allorchè, da n.3 del mondo, fu sconfitto dal russo Safin, a quell’epoca n.75.

Istomin, che per la terza volta approda agli ottavi di uno Slam, prima della clamorosa quanto meritata vittoria su Nole Djokovic, aveva incontrato 33 volte tennisti in top 10 vincendo una sola volta, contro David Ferrer al terzo turno di Indian Wells 2013.

84: i game disputati da Karlovic e dall’argentino Zeballos al primo turno dopo una battaglia durata 5h15m. È l’incontro con il maggior numero di game giocati agli Australian Open da quando, nel 1971, fu introdotto il tie break nei primi quattro set. Il record precedente risaliva al 2003, allorchè Roddick battè il marocchino Al Ayanoni nei quarti di finale per 4-6 7-6 4-6 6-4 21-19. Precedentemente, nel 1970, in semifinale, l’americano Ralston superò l’australiano Newcombe dopo aver giocato 93 game: 19-17 20-18 4-6 6-3 e nel 1969 il mitico Rod Laver superò in semifinale il connazionale Roche dopo aver giocato 90 games (7-5 22-20 9-11 1-6 6-3). In termini di durata il record rimane di Djokovic e Nadal che nella finale del 2012 vinta dal serbo giocarono per 5h53m.

69: le presenze in un torneo Slam di Roger Federer a un solo passo dal record del francese Santoro.

Lucic Baroni ha rivinto un match agli Australian Open dopo 19 anni. La 34enne croata, prima di quest’anno, era stata presente 8 volte nel main draw del torneo. L’unico match vinto risale al 1998 allorchè, all’età di 16 anni, superò all’esordio l’australiana Stubbs, allora n.334 del ranking, prima di cedere alla connazionale Majoli che era n.6 del mondo.

Precipita in classifica la svizzera Bencic: numero 7 del mondo lo scorso anno, eliminata all’esordio da Serena Williams, ha pagato la cambiale di 240 punti relativi agli ottavi raggiunti l’anno scorso e dalla 59° posizione è scesa alla 79°.

Giancarlo Di Leva

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Giancarlo Di Leva

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