di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Dal nostro inviato a Londra, Luigi Ansaloni
TENNIS WIMBLEDON – Sì, ok, per Federer la semifinale è stato un miracolo, visto per come stava. D’accordo, ha fatto un’impresa contro Cilic e c’ha pur sempre 35 anni, non è eterno. Senza dubbio, Raonic ha giocato bene, benissimo, dimostrando che forse forse non è solo un robot sparapalle che ha solo servizio e occasionalmente il dritto. Tutto quello che volete, ma andiamo nell’ordine:
1) Sei nel primo set, partita appena iniziata, e regali un break (e il parziale) a uno che alla risposta non è esattamente Djokovic o Murray CON UN DOPPIO FALLO. UN DOPPIO FALLO. Capita, ma se hai 17 slam sulle spalle e una sfilza di record, titolo, esperienza e così via… Magari, che ne so, stacci un po’ più attento, benedettissimo figliolo…
2) Recuperi un set e vinci il terzo. Bene, tra l’altro, giocando in maniera quasi impeccabile, facendo ciò che si deve fare. Nel quarto hai palle break. Ok, non è esattamente la specialità della casa, e anche il canadesino molte volte gli tirava comodini a 230 all’ora, pero’ figlio mio, stacci un po’ più attento, qualcosina di più si poteva fare…
3) Il capolavoro: Quarto set (quello, si), 6-5 per il tuo avversario che stava salvandosi un turno di battuta dopo l’altro. Vai sul 40-0, tre palle per il tie break. E che fai? DOPPIO FALLO. Non uno, DUE. DUE DOPPI FALLI. E non contento, hai una quarta occasione per chiudere, e niente, perdi. Perdi il set. Con il capolavoro di un comodo dritto a rete tirato sopra il rovescio di Raonic, che senza alcun problema, tira un passantino. Si va al quinto set
Al quinto set è ovvio, era ormai andata. Una partita in pugno fatta sfuggire via così, senza apparente motivo. In finale sarebbe partito sfavorito contro Murray, ovvio, ma Murray ci ha anche insegnato che se vuole, una finale di slam la riesce a perdere, spesso anche da solo. Non è proprio Djokovic. Quindi, probabilmente, a 35 anni, questa era l’ultima occasione per Federer di centrare il numero 18, almeno a Wimbledon. Anche se lui ha anticipato tutti dicendo “Non sono i miei ultimi Championships, questo sia chiaro”.
Quindi, grazie Roger per quello che hai fatto, per quello che fai e per quello che farai, ma i regali, per favore, in denaro, non durante le partite.
Un collega in sala stampa ha gridato, strappandosi le vesti manco fosse Ettore pronto a sfidare Achille, che “i tifosi di Federer devono imparare a perdere e che non è che se Federer perde non è morto il tennis”. E’ vero la seconda affermazione, che il tennis c’è e andrà avanti anche senza Federer, ma sulla prima affermazione, mi sono sentito di tranquillizzarlo: i tifosi di Federer, a perdere, hanno imparato non bene, ma benissimo.