Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – Di DANIELE AZZOLINI. In fondo, chi glielo faceva fare di inzaccherarsi sul molle rosso del Roland Garros senza avere una sola chance, non dico di vincere ché dati i presupposti davvero non si sarebbe capito come, ma di piazzarsi dignitosamente?
La verità? La rinuncia era attesa, e questa volta nemmeno all’ultimo momento. Le voci da Parigi, giusto ieri (mercoledì 18), me lo davano in campo ad allenarsi, sul Court Un, simile a un manico di scopa, o peggio, uguale a un Citrepiò (C3PO, ma in Italia, un tempo, era D3BO) che avesse deciso di giocare a tennis in una parodia di Guerre Stellari.
La prima rinuncia a uno Slam dal 1999. Dispiace. Eccome se dispiace… Anche perché spuntano domande tanto imbarazzanti quanto lecite. Una su tutte: il fisico sta presentando il conto all’antico Numero Uno?
Alla soglia del trentacinquesimo compleanno, Roger ha mostrato tutto di se stesso, e fra le molte cose buone che gli riconosciamo c’è quella morbida, quasi impalpabile armonia dei movimenti, che si traduce in leggerezza, coordinazione e assenza di fatica. Su di essa grava oggi l’età agonistica, ma sotto esame c’è un fisico integro, che ha condotto i primi 13, 14 anni di carriera senza aver bisogno di un solo tagliando. La schiena a pezzi nel 2013 e l’operazione al menisco di quest’anno sono state le due uniche eccezioni alla regola, e onestamente, seppure di fronte a un quadro a tinte grigie (ma non ancora fosche), non mi pare opportuno avallare l’immagine di un Federer con un fisico ormai a pezzi.
Convengo con chi sostiene che gli ultimi mesi abbiano dato l’idea di un’accelerazione del processo involutivo, e anche questo è da prendere in considerazione. Dunque, non escludo affatto che sia ragionevole pensare al peggio, ma ribatto di non avere avuto la sensazione – occhieggiando Roger – di essere di fronte a un uomo realmente preoccupato del suo futuro. Piuttosto, infastidito. Innervosito per i contrattempi. Comunque scalpitante per gli impegni che lo attendono.
Poniamo dunque che Federer riesca a tirarsi rapidamente fuori dalle secche. Il disturbo alla schiena è certo causato dal menisco operato: il corpo si è disposto in modo da scaricare tensioni meno violente sulla parte operata, e ha finito per “incasinare” la schiena. Ma con allenamenti dosati e senza sforzi violenti, niente vieta di pensare che il nostro sarà presto fuori dai suoi stati infiammatori.
Rinunciare al faticoso Roland Garros, del resto, può anche indicare la scelta di prendersi tutto il tempo possibile per essere al meglio ai Championships sull’erba. E se così fosse, ci sarebbe poco da rimproverargli.
E ora (show finale) provo a fare il mago… Tornerà Federer a stupirci già nei prossimi tornei? Sinceramente, mi sembra troppo presto per Halle e Stoccarda. Forse a Wimbledon, se la ripresa sarà rapida (molto rapida, però…). Comunque sia, quando essa sarà completa, Federer avrà sulla concorrenza il vantaggio di tre mesi abbondanti di riposo, trascorsi senza staccare completamente dal tennis, ma con la voglia di riprendere a tutti i costi (lo sapete, la lontananza dai campi fa male, ma è peggio quando il distacco è anche mentale e non solo fisico). E allora, chissà. Potrebbe ritrovarsi in estate più fresco degli altri. Ai Giochi. e agli Us Open, quando in molti segnano già rosso fisso.
L’abbiamo “ucciso” troppe volte prima del tempo, il povero Federer. E se invece provassimo a pensare che i guai di oggi si trasformeranno in un vantaggio domani? Più che una domanda, è una raccomandazione…