ATP Indian Wells / Djokovic impone la legge del più forte: Nadal è battuto, Raonic avvisato

TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani

Niente dominio come a Doha, anzi si può dire che il Rafael Nadal visto oggi in campo lascia dietro di sé una scia di ottimismo circa il suo futuro. Detto questo, però, è Novak Djokovic che avanza in finale al Master 1000 di Indian Wells battendo il grande rivale spagnolo per 7-6(5) 6-2.

Una partita non eccelsa per lo spettacolo, con scambi di alto livello che facevano da cornice ad un quadro di tanti errori, ma per un set e spiccioli lo spagnolo è stato molto vicino al serbo. Un equilibrio dettato anche da alcuni aspetti: il Nadal di questa settimana californiana è una versione migliore delle ultime uscite, il Djokovic californiano non è colui che faceva il diavolo a quattro tra fine 2015 ed inizio 2016. Si è creato dunque un match punto a punto fino a quando, a metà del secondo set, Djokovic ha preso il break che ha un po’ spento Nadal, bravo ad annullare cinque match point sul 2-5 ma incapace di difendersi sul sesto, in uno scambio dove l’avversario ha trovato estrema profondità sia col primo che col secondo colpo costringendolo all’errore.

Gli ultimi tre precedenti tra i due giocatori erano stati tutti a senso unico: 6-2 6-2 a Pechino, 6-3 6-3 a Londra per il Master, 6-1 6-2 a Doha. Se vogliamo, poi, aggiungiamoci il 6-3 6-3 con cui lo batté a Monte Carlo undici mesi fa, ed il 7-5 6-3 6-1 con cui vinse a Parigi, unica circostanza in cui lo spagnolo, nell’ultimo anno, gli tenne parzialmente testa. Con la vittoria di oggi fanno sei successi consecutivi e undici set a zero, ma per Nadal ci sono diverse indicazioni positive. Già nel 2011, nella prima era d’oro del n.1 del mondo, il maiorchino fu superato sette volte (con anche la finale dell’Australian Open 2012) di seguito eppure ripeteva di non pensare tanto a questi dati quanto a ritornare competitivo per tenerli testa. 

Oggi si è verificato questo: dopo i parziali a senso unico illustrati, per un’ora e mezza i due hanno un po’ riproposto i duelli che li hanno resi celebri, fatti di tanto equilibrio, scambi al limite alla ricerca della profondità, un continuo braccio di ferro che si alternava dal lato destro a quello sinistro fino al centro del campo. Lo spettacolo, se consideriamo il numero di vincenti o le belle azioni, lasciava un po’ a desiderare, ma se guardiamo l’intero match per la sua intensità ci accorgiamo invece che entrambi hanno dato il massimo. 

Si giocava tutto punto a punto, con Nadal che forse avrebbe potuto portare a casa il parziale per aver spezzato l’equilibrio del 4-4 in poi alzando per primo il livello di gioco, conquistando anche un set point sul 5-4 con alcuni punti di grande qualità. Djokovic non riusciva ad incidere come voleva e fin da inizio match il rovescio non voleva saperne di entrare in campo. Detto ciò, sul 6-5 nel tie-break, nel momento veramente chiave, ha giocato tre colpi con quel fondamentale in tre zone diverse del campo, tutti abbastanza profondi da far perdere campo al rivale che non è riuscito a rigiocare l’ultimo rovescio, spentosi a metà rete. I fenomeni sono anche questi, capaci di andare con il freno a mano per un’ora di gioco e poi trovare il punto decisivo in un attimo. 

I turni di battuta del serbo sembravano, volta dopo volta, sempre più semplici. Al contrario, Nadal ha cominciato a faticare e nei primi due turni di battuta del secondo set è sempre stato recuperato da 40-15 e costretto ad interminabili fatiche. Sul 3-2, alla terza chiamata, è apparso scarico. Il dritto lo ha tradito in diverse circostanze e Djokovic ha allungato. Sul 5-2 ha cercato di rimanere a galla ma al sesto match point non c’è stato più nulla da fare.

Di buono, se non altro, c’è l’aver portato a termine una settimana in crescendo di rendimento, dove già agli ottavi avrebbe potuto uscire se Alexander Zverev non avesse mancato una comoda voleè sul match point e nei quarti ha fornito una prima buona impressione contro Kei Nishikori replicandola oggi, almeno finché la testa ed il corpo non hanno ceduto. Parlare di rinascita, però, è presto. Vanno valutati i prossimi tornei, i prossimi mesi, in condizioni diverse dal cemento lento (i campi qui vengono verniciati ogni anno appena prima dell’evento, un po’ di patina rimane, in più è veramente rugoso e la palla rallenta molto al rimbalzo). Se non altro si possono prendere queste informazioni e conservarle per analisi future. Per Djokovic, invece, il torneo non finisce qui. E’ la terza finale consecutiva ad Indian Wells, la sesta dal 2007, ed ha perso solo in quella circostanza, da Nadal.

 

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