Il mondo down-under / Angelique Kerber, la rivincita della comprimaria

TENNIS – Dal nostro inviato a Melbourne Diego Barbiani

MELBOURNE. Angelique Kerber, la giocatrice dimenticata. Nel pensiero delle top-10 degli ultimi 4 anni la tedesca è quasi sempre stata presente, ma nessuno la considerava mai per quello che realmente poteva dare.

Un gioco non appariscente, qualche difficoltà di troppo a fare risultati nei tornei importanti e qualche situazione complicata in cui si è trovata l’hanno sempre relegata fuori dal pensiero comune delle migliori al mondo. A 28 anni, invece, la giocatrice di Brema ha centrato il successo più importante della carriera in un torneo dello Slam, l’Australian Open, dove ha rischiato di essere fuori già al primo turno quando si trovò a fronteggiare un match point contro Misaki Doi. 

La carriera di Angelique è svoltata per la seconda volta (la prima allo US Open del 2011) nell’aprile 2015, quando mise in fila uno dopo l’altro il torneo Premier di Charleston e Stoccarda. Mai le era successo di importsi in due tornei consecutivi. Poi arrivò il terzo, a Birmingham, ed il quarto, a Stanford. Tre era il numero di tutti tornei vinti in precedenza in carriera, quattro (su cinque finali) quelli nel 2015. La off season di quest anno è stata spesa con un solo obiettivo: dimenticare Singapore e concentrarsi sui tornei maggiori. Riavvolgiamo il nastro. Nell’ultima giornata del Master femminile la tedesca scendeva in campo contro Lucie Safarova, un set e sarebbe andata in semifinale. Perse in due, fu Petra Kvitova a passare il turno e lei, in sala stampa, è un po’ uscita di testa chiedendo la contemporaneità dei match (sapeva già il risultato di Muguruza-Kvitova e questo l’ha condizionata fin troppo). “Mi sono detta, dopo quella settimana, che non volevo più farmi annientare dalla mia stessa tensione. E’ stato uno step molto importante. Questo inoltre è il miglior inizio di stagione che potevo chiedere, con il primo titolo che è anche il mio primo successo in uno Slam… Pazzesco!”.

Giocatrice mai troppo amata dall’opinione generale, fattasi trascinare da due episodi che la vedevano protagonista in negativo. Il più celebre, quello contro Hantuchova a Parigi. Lei, al termine del match, in conferenza stampa disse che lì per lì non si era neppure accorta di cosa realmente fosse accaduto e chiedeva spiegazioni, ma senza ricevere troppa risposta dalla slovacca e per questo si è poi innervosita con lei. Poi a fine 2013, a Linz, quando la tedesca necessitava di punti per accedere al Master finale. Vinse il titolo, ma quello che non piacque fu che per avere lei gli organizzatori tolsero una wild-card ad una giocatrice austriaca (Luisa Marie Moser) e rivoluzionarono il tabellone già completato. A parte questi episodi un po’ controversi, Kerber non ha mai avuto problemi (come stasera) a definirsi persona a volte complicata, piuttosto emotiva, ma che ha dimostrato in diverse altre occasioni la sua correttezza. Durante la finale di Fed Cup del 2014 contro la Repubblica Ceca, fu lei stessa a fermarsi contro Lucie Safarova per un punto disturbato esultando convinta di aver giocato un vincente quando invece la ceca era arrivata sulla palla. Il punteggio? 5-4 30-40, set point Repubblica Ceca. Un brutto momento per ammettere l’errore, o no?

Questa sera ha mostrato il lato migliore di sé, estremamente cortese, felice e soddisfatta verso tutto quello che le capitava a tiro. Ha cambiato la sua vita, almeno da sportiva. Ha portato in Germania un trionfo che mancava da 17 anni, dall’ultima vittoria di Steffi Graf, più o meno quando Kerber stessa ha cominciato a pensare di poter diventare una professionista. Ha vissuto alcune crisi, come nel 2011 quando prima della semifinale agli US Open perse 11 volte al primo turno. L’anno dopo si separò da Torben Beltz per lavorare con Benjamin Ebrahimzadeh, per poi ritornare sui suoi passi quando, all’inizio del 2015, sentiva che aveva bisogno di una scossa: «Mi sono trovata a fine febbraio che ero senza coach, senza futuro… Mi sono chiesta perché stavo continuando a giocare e per trovare un aiuto ho ricontattato Torben. Lui alla fine mi ha cresciuta, mi ha fatto diventare una professionista e mi conosce forse meglio di chiunque altro. In quel momento l’ho visto come l’unico in grado di darmi una mano».

A Las Vegas, l’incontro con Steffi Graf: «Ci siamo incontrati ad un raduno dell’Adidas. Ho avuto modo di palleggiare con lei, di parlare tantissimo con lei e mi ha trasmesso tantissima energia positiva con parole semplici. E’ ancora in grande forma!». Quasi sicuramente ha sentito, Graf, l’invito di Kerber al termine del match contro Johanna Konta, quello “Scrivimi, ti prego!” detto scherzando, ma che sotto sotto nascondeva il desiderio di ricevere parole di conforto e di aiuto per quello che saranno i prossimi due giorni. Arrivare a sabato sera, ora, sarà come attraversare la Cina a piedi nudi: un inferno. Il tempo che non passa, l’ansia che sale, la tensione che si fa sentire. «Avrò tanto rispetto per Serena, ma credo che anche lei ne avrà di me. Nella mia carriera ricordo tanti alti e bassi, tanti momenti dove la gente non credeva in me: nel 2011 avevo fatto semifinale a New York e tutti pensavano fosse stato un colpo di fortuna. Poi sono diventata top-10, dopo quattro anni sono ancora lì. Sono davvero orgogliosa di tutto ciò». Ed ha tutte le ragioni del mondo, ora che il ranking la vede appena dietro Serena Williams, proprio quella che per una sera si è dovuta arrendere alla sua enorme forza di volontà.

Dalla stessa categoria