Us Open / Flavia Pennetta porta un sorriso in finale

TENNIS – NEW YORK. Un sorriso può cambiare il tennis? Non lo so, lo spero, ma se  devo dire quello che mi ha colpito di più della finale raggiunta  da Flavia Pennetta, è stato proprio il sorriso con cui ha accolto  la vittoria, la meta finalmente toccata, il sogno di una vita. Lo considero come un colpo vincente quel sorriso aperto, insieme  raggiante e incredulo, come una sottolineatura che esprima  tutto il carattere della persona, la sua mediterranea solarità, e  metta in campo – finalmente – tutta l’italianità più bella e  positiva che vi sia.

Anni di lavoro nello sport mi hanno indotto   a cercare le lacrime più che i sorrisi: vincere e commuoversi, dominare e sentirsi d’improvviso piccini di fronte all’approdo  raggiunto. Lacrime che finiscono nei titoli, a sottolineare  partecipazione, voglia, rabbia, passione, tensione. Tutto ciò  che di positivo produce lo sport, per anni ha avuto una lacrima  come indispensabile compagna. E invece Flavia si è illuminata   di un incantevole sorriso. E dite, non è più bello così?  Il match lo avete visto in tanti. Non c’è stato, o quasi. O meglio,  c’è stato per due o tre game, forse, ma non è mai stato in  pericolo. È durato un’ora, niente di più. Flavia l’ha dominato da  cima a fondo, lasciando appena due game in bilico, all’inizio     del secondo set, prima di riprendere le redini. Ha giocato sempre lungo, quasi sulle righe di fondo, con un tocco di lieve  top spin ad aumentare l’altezza dei rimbalzi, e non ha dato     modo a Simona Halep di trovare i consueti appoggi, quelli che     le consentono di fiaccare alla lunghe le avversarie. E ha giocato     benissimo in difesa, Flavia nostra, addirittura primeggiando in     quasi tutti i “corpo a corpo” che la rumena ha cercato, convinta     di poter sottomettere la Penna con la sua vitalità. Flavia ha     corso con facilità, composta, sempre con le spinte giuste.

È in un incredibile stato di forma. La sua avversaria in finale ne dovrà tenere conto.    Già, la finale… La prima in una carriera che sembrava giunta quasi allo scadere. In un torneo che Flavia ha finito per    considerare casa sua, quasi le follie newyorchesi, la vita  frenetica, il traffico, il pulviscolo, avessero il potere di  promuovere solo pensieri positivi. Scrivo queste righe senza  sapere se Flavia dovrà vedersela con Serena Williams o con Roberta Vinci, ma è ovvio pensare all’americana come prima,     forse unica possibilità. Sarebbe bella una finale italiana. Ma  sarà bellissimo vedere un’italiana opporsi alla conquista del    Grand Slam di Serena, o al contrario, fare da ancella a una simile impresa. Vada come vada, sono convinto che Flavia  metterà in campo la sua parte più bella. Il suo tennis sicuro,  maturo, positivo. E il suo sorriso.

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