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20 Ago 2015 11:00 - Extra
Challenge Round. Djokovic, Cincinnati e lo "zero" da cancellare
di Fabrizio Fidecaro
TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Novak Djokovic non ha mai vinto a Cincinnati, dove, al di là delle quattro finali raggiunte, non è mai riuscito a esprimersi al meglio. Dovesse farcela quest’anno, il serbo diventerebbe il primo giocatore della storia ad aver trionfato in tutti e nove i Master 1000.
Cinque titoli a Miami. Quattro a Indian Wells e a Roma. Tre ai Canadian Open e a Parigi Bercy. Due a Monte-Carlo e a Shanghai. Uno a Madrid. Il palmarés di Novak Djokovic nei Master 1000 è impressionante. Con una sola lacuna: Cincinnati. Già, finora l’evento dell’Ohio è rimasto tabù per il numero uno del mondo, impedendogli di mettere l’ultimo tassello a una collezione di trofei a questo livello che nessuno ha mai completato, neppure Rafael Nadal o Roger Federer.
Certo non sarà un cruccio paragonabile al Roland Garros, ma dal punto di vista tecnico non si capisce come mai Nole abbia trionfato ovunque tranne lì. Sul duro si è espresso al meglio fin da quando era agli esordi nel circuito e a Montreal o Toronto, in calendario la settimana precedente, di rado ha avuto particolari difficoltà nel rispettare i propri standard di rendimento. Eppure i dati statistici sono impietosi: a Cincy, fino all’edizione 2014, il serbo ha una percentuale di match vinti del 68,75% (22 su 32) contro il ben più cospicuo 83,09% (231 su 278) ottenuto negli altri Master 1000.
Il suo rapporto difficile con il torneo è emerso fin da subito: nelle prime tre partecipazioni (2005-07) il giovane Djoko ha fatto suo appena un incontro, con Jarkko Nieminen nel 2006, perdendo con Fernando Gonzalez, Florent Serra e Carlos Moya. Nel 2008 è cominciata la sfilza di finali perdute: ben quattro nel giro di cinque anni, due con Andy Murray (2008, 2011) e altrettante con Roger Federer (2009, 2012). Nole ha sì battuto per due volte Nadal in semi (2008-09), ma, una volta giunto all’ultimo atto, non si è mai espresso al meglio, tanto da non racimolare nemmeno un set contro i rivali di turno.
Ancor peggio è andata nel 2010 e nel 2013, con le uscite nei quarti per mano degli statunitensi Andy Roddick e John Isner, e soprattutto dodici mesi or sono, con l’inatteso stop negli ottavi dinanzi allo spagnolo Tommy Robredo.
Insomma, è vero che i campi di Cincinnati sono tra i più rapidi in assoluto nel Tour e favoriscono il gioco d’attacco (non a caso Federer vi si è sempre trovato benissimo), ma non può essere solo questa la motivazione degli “zero tituli” di Djokovic. Più probabile che si sia trattato di una concomitanza di fattori, la maggior parte casuali, che, per il momento, non gli hanno consentito di rendere al top. C’è ancora tempo, però, e già questa settimana staremo a vedere se l’undicesima partecipazione sarà quella buona.
Novak Djokovic a Cincinnati
2005: primo turno (- F. Gonzalez)
2006: secondo turno (+ Nieminen, – Serra)
2007: secondo turno (bye, – Moya)
2008: finale (bye, + Bolelli, Seppi, Gulbis, Nadal, – Murray)
2009: finale (bye, + Ljubicic, Chardy, Simon, Nadal, – Federer)
2010: quarti (bye, + Troicki, Nalbandian, – Roddick)
2011: finale (bye, + Harrison, Stepanek, Monfils, Berdych, – Murray)
2012: finale (bye, + Seppi, Davydenko, Cilic, Del Potro, – Federer)
2013: quarti (bye, + Monaco, Goffin, – Isner)
2014: terzo turno (bye, + Simon, – Robredo)